INTERVENTO

Modello Draghi anche per Torino

Scegliere di unire tutte le componenti migliori della città: dalle associazioni di categoria ai settori produttivi, dal mondo della cultura alle forze sociali e politiche: con l'unico obiettivo comune di far rinascere il capoluogo piemontese - di Silvia Fregolent

In questi anni lo Spiffero ha spesso ospitato le mie considerazioni sulla politica in generale e su quella della mia città in particolare (cosa della quale la ringrazio). Per questo motivo affido alcune mie riflessioni sulle prossime elezioni amministrative. Il governo Draghi da ieri è realtà; hanno giurato i ministri e da oggi finalmente può mettersi al lavoro in modo serio per il bene del Paese. È un governo nato soprattutto per ottenere,  grazie a progetti concreti, quei fondi europei che rischiavano di non essere più scontati a causa di ritardi inspiegabili o proposte parziali della precedente maggioranza. Chi tra gli osservatori di oggi si chiede quali delle forze politiche abbia vinto o se l'attuale sia un governo di centro destra o centro sinistra è purtroppo rimasto imbrogliato in schemi politici che questa terribile pandemia ha spazzato via.

Oggi hanno vinto il Paese e le sue forze migliori. Chi adesso si chiama fuori dalla sfida si chiama fuori dalla storia. Questo governo è chiamato a risollevare una nazione sfinita e sfibrata dalla lotta al virus e da una emergenza che non è soltanto sanitaria ma economica e sociale.

Il modello del governo Draghi è sicuramente un modello eccezionale dovuto al periodo drammatico che stiamo vivendo. Il centrodestra ed il centrosinistra torneranno ad essere alternativi ma ora bisogna pensare agli italiani e non agli slogan elettorali. Ecco perché mi permetto di lasciare a questo giornale una mia convinzione; ritengo infatti che questa soluzione possa essere quella giusta anche per la mia città: un modello di governo unitario (con quelle forze politiche che già a livello nazionale sostengono Draghi) anche a livello locale.

Torino, insieme a molte città del nord Italia, ha subito chiusure derivanti da una pandemia che l’ha colpita in modo più duro rispetto ad altre parti del paese. Praticamente è dal mese di febbraio del 2020 che la città (tranne che per i pochi mesi estivi) è sempre stata in “zona rossa” e le conseguenze sociali ed economiche si fanno drammaticamente sentire sempre più. Basta fare una passeggiata in qualsiasi via della città per vedere negozi in difficoltà, chiusi o con la scritta “cedesi attività”. Parlando con esercenti ambulanti, tassisti, partite Iva, piccoli imprenditori purtroppo storie simili si ripetono ed emerge la dignità e la disperazione di chi, con la voce spezzata dall’emozione, è costretto ad ammettere che “noi così non riusciamo più a reggere”. C’è chi pensa che la risposta a tutto questo possa risolversi con una X in una scheda elettorale dopo una campagna elettorale fatta sulle macerie di una comunità allo stremo (salvo poi accorgersi che tutti sono responsabili di questa situazione nei diversi livelli istituzionali e di governo: la Regione che è in mano al centrodestra, il capoluogo amministrato dal 2016 dai grillini e il governo nazionale che fino a ieri vedeva tutte le forze di centrosinistra assume ai 5 Stelle responsabili delle scelte).

L’alternativa è scegliere di unire tutte le componenti migliori della città: dalle associazioni di categoria ai settori produttivi, dal mondo della cultura alle forze sociali e politiche: con l’unico obiettivo comune di far rinascere Torino. È sufficiente leggere i dati sulla povertà e sull’occupazione che varie fondazioni hanno fatto circolare nelle scorse settimane per far capire come ci sia altro tempo da perdere.

Questa opzione unitaria, prima della nascita del governo Draghi sarebbe stata un azzardo di qualche sognatore mentre oggi può divenire una concreta opportunità. Obiezioni non mancano e intuisco già le prime tre: ci vorrebbe un Draghi; quale sarebbe il programma comune e questa soluzione potrebbe essere considerata come una sconfitta dei partiti. Draghi è il meglio che il Paese potesse avere in questa drammatica fase ma anche Torino ha competenze, capacità e intelligenze di livello che magari restano stancamente da parte perché non appassionate ad una politica litigiosi ed autoreferenziale.

Il programma avrebbe un unico obiettivo: la rinascita sociale ed economica della città e sarebbe aperto ai contributi credibili e concreti di tutti. Nella scorsa campagna elettorale per le comunali il tema principale furono le periferie. Tutti ricordiamo lo slogan usato da Chiara Appendino: “la sinistra si vanta delle code ai musei io mi occuperò dei problemi della Caritas”. Il tempo ha dimostrato purtroppo che quello era soltanto uno slogan e le code alla Caritas e alle associazioni filantropiche, anche a causa della pandemia, sono drammaticamente moltiplicate. Da mesi non ci sono più code ai musei, la città ha abbandonato i grandi eventi, il centro si sente abbandonato come le periferie; soprattutto manca un progetto di futuro economico e produttivo per Torino. Per quanto riguarda la terza obiezione lo stesso premier Draghi ha dimostrato come ci sia ancora, soprattutto per ricostruire, bisogno di politica ( infatti i ministri politici sono di più di quelli tecnici), della buona politica.

Chi pensa agli slogan e all'identità di parte si è già chiamato inesorabilmente fuori da questa incredibile sfida. Chi ha pensato al bene del paese, magari rinunciando a qualche poltrona, può aspirare a contribuire in maniera decisiva a risollevare la patria. Da tempo inerzia e mancanza di coraggio hanno fatto perdere alla mia città opportunità uniche di ripresa. È il tempo della rinascita, ma è necessario con uno scatto di maturità da parte di tutti. Per usare uno slogan già utilizzato in passato: “Se non ora quando?”.

*Silvia Fregolent, deputata di Italia Viva

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