CORSO REGINA

Direzione Sanità, Raviolo in corsa

Il mister Wolf dell'emergenza ha presentato domanda per la successione di Aimar. Un profilo molto in sintonia con i cambi imposti a livello nazionale dal premier Draghi. Occhi puntati su Sottile, oggi al vertice di Candiolo. Decisione a metà mese

Un mister Wolf per corso Regina Margherita? Di problemi da risolvere nel quartier generale della sanità piemontese ce ne sono a bizzeffe. Personale assai di meno, tra smart working, posti lasciati vuoti negli anni mai rimpiazzati e dirigenti in fuga appena dopo aver annusato l’aria che tira. Il direttore Fabio Aimar ha fatto le valigie, pronto a prenderle in mano appena arriverà il suo successore, dopo poco più di un anno. Il responsabile del personale, Claudio Costa, arrivato a novembre dal Veneto ha già levato le tende. Prima di loro altri avevano fatto su baracca e burattini.

Un’emergenza nella plancia di comando sanitaria? Di più. Una maxiemergenza. Al papillon dell’originale di Quentin Tarantino preferisce le tute arancioni e ai mocassini lucidi gli anfibi. E della maxiemergenza sanitaria in Piemonte con missioni all’estero è da tempo il direttore. Sarà lui il futuro direttore regionale? Una cosa è certa, Mario Raviolo ha dato la sua disponibilità a subentrare nel ruolo di Aimar, rispondendo al bando che si chiuderà lunedì prossimo. Quello del cinquantottenne medico di Savigliano con un corposo curriculum e master all’estero sul fronte della medicina di emergenza è, senza dubbio, un profilo che si discosta moltissimo da quello del burocrate, del dirigente che pur medico ha costruito la sua carriera più dietro le scrivanie che nelle corsie. Un atout o un handicap? Dopo un esperto di conti come Aimar si tornerà a un centodiciottista, come con orgoglio si definisce Raviolo ed era Danilo Bono rimasto in corso Regina e non trattenuto al momento della pensione, quindi chiamato con un ruolo di rilievo nella sanità del Lazio in piena pandemia?

Commander in chief dell’Unità di Crisi appena insediata giusto poco più di un anno fa, Raviolo governò le prime settimane, terribili, dell’emergenza Covid con polso e modi da militare, non certo da mandarino regionale. Inciampò nell’eccessivamente scenografico intervento, con tuta e autorespiratore, nel convento di Tortona ma alla luce dei fatti anche quella missione avrebbe poi raccontato la tragicità di quei momenti, in cui bisognava decidere, in fretta e senza codici o pandette. 

Fu accompagnato all’uscita della sala operativa, salvo doverlo richiamare in tutta fretta quando a ottobre la seconda ondata aveva reso nuovamente necessario una figura in grado di fare scelte rapide e senza scaricare responsabilità. Una notte mandò i suoi uomini al San Luigi e la mattina successiva i vertici dell’ospedale scoprirono che la cappella era stata trasformata in un reparto di fortuna con decine di letti pronti. Le disposizioni secche piacciono a pochi, specie dove si è abituati a ritmi più lenti e rituali burocratici, comitati, commissioni e chi più ne ha più ne metta. Cala la tensione, l’ospedale da campo del Valentino lo ha tirato su, e verso la metà di novembre Raviolo viene mandato ad Alessandria per mettere ordine nell’azienda ospedaliera. Anche lì i sussurri da corridoio lasciano il posto a decibel che passano le pareti, ma la missione è compiuta. “Ci sono dei problemi che un tecnico come Mario Raviolo può risolvere”, spiegò all’epoca l’assessore Luigi Icardi. Potrebbe risolvere anche quelli del palazzo dove Icardi ha il suo ufficio e dove l’assessore ha voluto quale direttore l’allora dirigente del settore economico finanziario dell’Asl cuneese?

All’epoca la giunta motivò la scelta spiegando che quello di Aimar era il profilo più adatto tra quelli dei candidati. Tra di essi c’era anche l’attuale direttore del settore giunta Paolo Frascisco che non si sa se risponderà al bando dopo che il presidente della Regione ha fatto trapelare la volontà di non spostarlo da dov’è, anche per evitare un domino tra i direttori regionali. E sarà interessante vedere se alla chiusura dell’avviso, lunedì prossimo, ci sarà il nome di Mario Minola, attuale direttore generale dell’Aso di Novara da molti dato tra i favoriti per esperienza e capacità di adattarsi a differenti scenari, anche politici. Non ci sarà Pietro Presti, il consulente del governatore, direttore del Fondo Tempia di Biella, parlando con persone a lui vicine ha categoricamente escluso la sua volontà di mettere in conto un incarico pubblico, al di là della risposta alla chiamata in questo periodo di emergenza.

E mentre resta sempre la possibilità che la scelta cada su un manager in arrivo da altre regioni, difficile escludere che se tra i candidati ci sarà l’attuale direttore generale dell’Irccs di Candiolo questi avrà scarse chance. Antonino Sottile, il medico chiamato da Andrea Agnelli a dirigere il centro di eccellenza di cui è presidente, sarebbe una delle figure su cui Alberto Cirio, in ottimi rapporti con Agnelli, avrebbe concentrato la sua attenzione in vista della decisione. L’approdo di Sottile alla direzione generale della fondazione di Candiolo avviene nella primavera del 2017 quando alla scadenza del mandato di presidente di Marco Boglione il timone passa nelle mani del presidente della Juventus. Il consigliere anziano Giampiero Gabotto, da anni direttore generale lascia l’incarico, si dice gentilmente accompagnato alla porta, e il nuovo presidente promuove Sottile, in una riunione del cda alla quale non sono presenti perché non ancora indicati dall’ente i due rappresentanti della Regione che partecipa finanziariamente al sostegno della fondazione. La questione, all’epoca ebbe qualche strascico polemico e pure un’interrogazione a Palazzo Lascaris. Sono trascorsi 4 anni e il manager voluto da Andrea Agnelli potrebbe incamminarsi nel corridoio di corso Regina, lo stesso dove non molto tempo addietro venne notato, diretto all’ufficio di Icardi, proprio il presidente di Candiolo. Passi felpati, non certo quelli degli anfibi del mister Wolf che potrebbe sparigliare le carte.

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