LOTTA AL COVID

Aumentano i contagi, la scuola chiude

Dall'8 marzo in Piemonte didattica a distanza per seconda e terza media e tutte le superiori. Regione pronta a chiudere anche le elementari nelle aree più critiche. Salvi per ora nidi e materne

Didattica a distanza per la seconda e terza media e le superiori in tutto il Piemonte e chiusura completa delle scuole per le zone maggiormente a rischio. Almeno per i prossimi 15 giorni. Questi i provvedimenti allo studio della Regione per fronteggiare la nuova ondata di Covid. Sulla base delle nuove indicazioni fornite dal Comitato tecnico scientifico, il governatore Alberto Cirio ha affidato al professor Giuseppe Costa la mappatura del territorio e chiesto un report per ciascuno dei 38 distretti sanitari in cui è suddiviso il Piemonte. Da una prima analisi è emerso che contrariamente all’ultima ondata, oggi l’area più colpita è la parte occidentale del Piemonte che comprende le province di Torino, Cuneo, Vco e Vercelli. La variante inglese è presente in modo diffuso e sarebbe una delle concause del recente incremento dei contagi. Di qui la necessità di correre ai ripari con scelte drastiche. Anche la più dolorosa, quella che prevede di chiudere di nuovo in casa larga parte degli studenti piemontesi.

La chiusura totale delle scuole – dalle elementari alle superiori – toccherà a quei comuni che sono già soggetti a restrizioni per la diffusione delle varianti sul proprio territorio, per quelle aree in cui si dovesse registrare un incremento eccezionale del numero dei contagi e comunque laddove il numero dei positivi superasse la soglia dei 250 casi settimanali per 100mila abitanti. Basta che una sola di queste tre condizioni si verifichi per far scattare la chiusura totale. Domani potrebbero essere già annunciati i primi interventi in quelle aree che presentano le situazioni più critiche.    

Salvi per ora asili nido e materne. La volontà della Regione, infatti, è di salvaguardare la fascia 0-6 anni sempre e ovunque. “I contagi dei bambini così piccoli sono pochi – afferma Cirio – abbiamo chiesto a epidemiologi dati che ci confortino in questa scelta”.

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