POLITICA & GIUSTIZIA

Offese ai giudici, Salvini assolto

Prosciolto "per tenuità del fatto" il leader della Lega dalle accuse di vilipendio alla magistratura. Nel febbraio del 2016 al congresso piemontese del partito la definì "un cancro da estirpare". Il pm aveva chiesto una pena pecuniaria di 3mila euro

Il tribunale di Torino ha assolto Matteo Salvini “per la particolare tenuità del fatto” nel processo in cui era imputato per vilipendio all’ordine giudiziario. I fatti contestati risalivano a un congresso della Lega svoltosi a Collegno, nel torinese, nel 2016. Il pm nel corso della requisitoria aveva chiesto una per il leader della sanzione di 3mila euro. “Salvini ha definito la magistratura un cancro da estirpare, una chiara terminologia con cui solitamente ci si riferisce alla mafia” ha detto il pm. Diversamente ha deciso invece il giudice Roberto Ruscello.

I fatti risalgono al 14 febbraio 2016, quando durante un congresso regionale della Lega tenutosi al palazzetto dello sport di Collegno, nel Torinese, al quale parteciparono circa un migliaio di persone, l’allora segretario federale della Lega Nord, fra le altre cose, disse: “Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana, che è un cancro da estirpare”. Oggi pomeriggio in aula il pubblico ministero ha osservato che le frasi rivolte al pubblico del congresso da Salvini “hanno chiaramente natura oltraggiosa, una cosa è la critica, un’altra gli accostamenti volgari e ripugnanti”. Gatti ha poi aggiunto che Salvini ha definito i magistrati “stronzi” e “lazzaroni che rompono le palle alla Lega”, mentre la magistratura italiana “una schifezza”. Gatti, inoltre, ha fatto notare come “il pubblico accoglie gli insulti del capo alla magistratura con vere e proprie ovazioni”. Le parole di Salvini erano state riprese dal Tg1 in prima serata. “Questo a riprova che il discorso è da ritenersi pubblico” ha concluso il pm.

“Questo è un reato punito con la pena pecuniaria da mille a 5 mila euro, ma la cosa importante non è che questa persona paghi o non paghi una somma – sono state le parole di Gatti –. La cosa fondamentale è che a nessuno in uno stato democratico, neppure a una persona così importante che è stato ministro e potrebbe diventare presidente del Consiglio, sia permesso di prendersela con l’ordine giudiziario”.

“Sono contento, ringrazio giudice e avvocato”, afferma a caldo Salvini che coglie l’occasione per sottolineare la necessità di riformare “profondamente” la giustizia: “Il sistema Palamara va smontato per il bene dei cittadini e dei tanti magistrati davvero liberi e indipendenti”. Soddisfatto, ovviamente , il difensore Claudia Eccher: “Una sentenza che ripristina lo stato di diritto. Il giudice – spiega il legale –  ha contestualizzato correttamente le frasi contestate, che furono pronunciate all’interno di una riunione di partito e quindi in un consesso assolutamente privato e non pubblico”. Secondo Eccher inoltre “il giudice ha verificato che, comunque, si tratta di parole che hanno perso la loro carica offensiva”.

print_icon