INNOVAZIONE

L'intelligenza artificiale resta a Torino

Pericolo scampato. Il capoluogo piemontese torna a essere indicato nel Pnrr come sede del prestigioso centro di ricerca. Il giallo è durato ventiquattr'ore ma non è ancora chiaro perché ieri la città era scomparsa dai documenti ministeriali

Pericolo scampato. L’allarme è durato ventiquattr’ore, il tempo di una mobilitazione generale della politica piemontese, attraverso i propri parlamentari: dalla leghista Elena Maccanti al dem Mauro Laus, dal grillino Davide Serritella al capogruppo di Leu a Montecitorio Federico Fornaro. Da oggi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) il centro ricerche per l’intelligenza artificiale torna a Torino. Ammesso che qualcuno avesse tentato un blitz per spostarne la sede. Fatto sta che nella versione di metà marzo, l’ultima fornita dagli uffici del Governo, il quartier generale dell’I3A non era specificato, mentre continuavano a essere indicate Milano per il Centro nazionale Fintech e Napoli la sede dell’Agri-Tech. Forse solo una dimenticanza? Chissà.

Ieri sera il viceministro dell’Economia Laura Castelli – interessata da Chiara Appendino – tranquillizzava attraverso una nota: “Nessun ripensamento, il capoluogo piemontese sarà un laboratorio di innovazione tecnologica e rappresenterà il punto di riferimento per favorire la crescita digitale del Paese”. La sede sarà a Torino, dunque, con tutto ciò che comporta. Si tratta, infatti, di una strutture che a regime potrà contare su un organico di mille persone e su un budget annuale pari a circa 80 milioni di euro. In questo sistema Torino dovrebbe essere hub di riferimento con 600 addetti. Un piano, va detto, che finora è solo sulla carta, in attesa degli stanziamenti ministeriali e dei provvedimenti attuativi.