PALAZZO LASCARIS

Azzardo, la Lega getta la spugna

Il fuoco di sbarramento delle opposizioni e le divisioni interne al centrodestra impongono il dietrofront: "sospesa" la proposta di legge Leone. Preioni: "Solo un cambio di strategia". La parola passa alla giunta. Ruzzola (FI): "Ora confronto in commissione"

Peggio di quanto si poteva immaginare. La Caporetto della Lega sulla legge sul gioco d’azzardo non mostra neppure la dignità della ritirata. Ha cercato di mascherarla con una “sospensione”, il capogruppo Alberto Preioni, ma la realtà è lampante: il principale partito della coalizione è stato costretto a uccidere la sua proposta di legge di fronte alla mancanza dei numeri per poterla approvare. 

Prova a dare la colpa ai 60mila emendamenti delle opposizioni, il capogruppo leghista, per motivare una decisione che non può che evidenziare una spaccatura, al momento insanabile, della maggioranza su questa proposta di legge. “Sospesa, non ritirata”, ripete concitato Preioni. Ma tutti sanno, e sapevano già prima dell’inizio della seduta, che la non certo onorevole uscita dal cul de sac trovata dopo gli inutili tentativi di ricomporre la frattura con Fratelli d’Italia e Forza Italia è un’altra: un disegno di legge della giunta. “Abbiamo dovuto cambiare strategia di fronte al becero ostruzionismo”, ripete Preioni, come se dalle minoranze non fosse arrivata, già ieri, la disponibilità a votare l’emendamento del capogruppo azzurro Paolo Ruzzola che prevedeva due anni di proroga della scadenza fissata a maggio per l’adeguamento alla norma vigente da parte delle sale gioco. 

“Non avete voluto che si votasse quell’emendamento perché avrebbe impedito ogni ulteriori modifiche o la presentazione di proposte di legge sulla stessa materia nei prossimi sei mesi. Questa è la verità” dice il capogruppo di Movimento 4 ottobre Giorgio Bertola. “La Lega ha perso”, ripete la consigliera grillina Sarah Disabato inscenando una protesta esibendo nell’aula una slot machine portatile, al grido di “Game over, game over”. Non meno tranchant il capogruppo del Pd Raffaele Gallo: “Su questa proposta di legge la maggioranza è implosa”. Che questo epilogo fosse nell’aria come osserva il consigliere dem Maurizio Marello, s’era capito nelle ultime ore quando la posizione di FdI non era mutata di un centimetro ribadendo la decisione di non votare il testo, così come il mantenimento da parte di Forza Italia dell’emendamento per la proroga di due anni. “Ve la siete suonata tra di voi e ve le siete date pure tra di voi”, affonda il consigliere dem.

Gli affondi sono tanti dalle minoranze verso il convitato di pietra. “Su quella sedia dove c’è scritto Cirio, anche oggi non è seduto nessuno”. La strategia dell’anguilla del governatore oggi più che mai è finita nel mirino delle opposizioni. Con la resa senza condizioni della Lega e il forzato cambio di strategia con un disegno di legge della giunta, il mai espresso e conosciuto pensiero di Alberto Cirio sulla proposta leghista è diventato ancor più cruciale. “Finalmente si capirà come la pensa il presidente”, osserva Gallo. “Abbiamo respinto il secondo attacco del centrodestra che voleva abrogare una legge che funziona, quella sul contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo, approvata nel 2016, una legge equilibrata che tutela salute e lavoro – spiega il capogruppo dem –. Il centrodestra aveva minacciato lunghi mesi di aula. Dopo quattro sedute è capitolato. Noi continueremo a difendere una legge che ha arginato e contrastato una patologia grave che impatta duramente sulla società, che impoverisce e distrugge cittadini e famiglie. L’azzardo della Lega è stato quello di pensare che l’avremmo permesso”.

E poco vale, a fronte dell’input rigido di Giorgia Meloni ai suoi di non votare la proposta leghista, il tentativo del capogruppo di FdI Paolo Bongioanni di supportare l’a dir poco traballante spiegazione di Preioni, abbondando addirittura nell’apprezzarne “la maturità”. La verità è che i Fratelli hanno tenuto il punto, mettendo la Lega all’angolo. Posizione in cui adesso cerca di uscire con una spiegazione – quella sospensione rimarcata da Preioni – cui non crede nessuno, a partire da chi la dà.

Confermando, involontariamente, il giudizio che la consigliera Francesca Frediani (M4o) aveva dato della sua arringa ieri – “se le legge che difende fosse l’imputato prenderebbe l’egastolo” – il leghista Riccardo Lanzo ha rimesso la toga, quando ormai la sentenza era stata emessa con un sofferto patteggiamento del suo partito. Sul terreno della Caporetto restano gli striduli squilli di tromba leghisti e gli improbabili annunci di una ripresa in fretta della proposta. Tempi che difficilmente saranno brevi, non solo per le differenze nella maggioranza che persistono, ma anche per l’iter che proprio il capogruppo azzurro Ruzzola indica con “necessari passaggi in commissione del testo”. Quello che la Lega aveva evitato, con una strategia rivelatasi disastrosa.

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