LA SACRA FAMIGLIA

Agnelli segreti e faide di famiglia,  riemerge la cassaforte Dicembre

Con la nuova azione legale di Margherita contro il figlio John Elkann spuntano nuovi particolari sulla società controllata da Jaki che detiene tutte le partecipazioni di un impero che si estende ben oltre l'auto

Margherita Agnelli de Pahlen dissotterra l’ascia di guerra e sfida il figlio John Elkann sull’eredità dell’Avvocato. Una partita che vale oltre un centinaio di milioni di euro sulla quale si aprono le porte di una ennesima battaglia a carte bollate, sebbene i legali della famiglia ritengono i tentativi della figlia di Gianni Agnelli di rimettere in discussione gli accordi sulla successione “manifestamente infondati e del tutto contrari sia alle volontà paterna e materna, sia agli accordi dalla stessa sottoscritti” nel 2004 e che le hanno procurato beni che, soltanto all'epoca, valevano circa un miliardo e trecento milioni.

Margherita avrebbe infatti impugnato in Svizzera il contratto con cui rinunciava alle quote che le spettavano nella Dicembre, la società capofila dell’impero, valutate 105 milioni. Quote che furono poi girate a John in nuda proprietà. Margherita, come riportano il Corriere della Sera e Panorama, contesterebbe l’effettivo valore della Dicembre. La “società semplice”, com’è noto, controlla, a cascata, tutto l’impero: attraverso il 38% della holding olandese Giovanni Agnelli Bv arriva a Exor che ha in pancia un portafoglio miliardario con il 14,4% del colosso automobilistico Stellantis, il 23% di Ferrari, il 27% di Cnh, il 100% di PartnerRe, il 64% di Juventus, il 43,4% di The Economist Group, il 24% di Christian Louboutin, il gruppo cinese del lusso Shang Xia (77,3%). Oggi i suoi soci risultano essere John (58,8%) e i fratelli Lapo e Ginevra con il 20,6% ciascuno. Ma secondo Margherita i conti non tornano. E si prospetta così una nuova guerra in famiglia, come sempre senza esclusione di colpi.

Secondo quanto svelato da alcune inchieste giornalistiche, i documenti della società Dicembre «non risulterebbero conformi alla normativa di settore». I legali di Margherita Agnelli, in una memoria consegnata il 15 luglio al Tribunale di Torino, sollevano dubbi su una serie di atti depositati al Registro delle imprese (con un ritardo di 20 anni). La figlia di Gianni Agnelli e di Marella Caracciolo – mancati rispettivamente nel 2003 e nel 2019 –, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann (e di altri 5 figli dal secondo matrimonio con Serge de Pahlen), chiede di verificare la correttezza e la trasparenza degli atti della Dicembre, e trovare appigli per rimettere in discussione gli assetti della cassaforte. Pur essendo nata nel 1984 e al vertice di un grande gruppo quotato, né la famiglia né la Camera di Commercio si sono preoccupate di segnalarne l’esistenza in un registro pubblico, obbligatorio dal ’96 per questo tipo di società, fino al 2012. Cioè quando lo ordinò per la prima volta un giudice, ottenendo il deposito dell’atto costitutivo e poco più. Lo ri-ordinò un altro giudice nel 2013, ma solo di recente sono stati depositati una serie di atti, compresi quelli del 2004 che hanno definito l’assetto attuale. Anche questa volta con l’intervento del giudice a cui si era rivolta Margherita Agnelli. I documenti depositati sono in gran parte inediti e raccontano passaggi fondamentali della storia della dinastia. Con Gianni Agnelli al comando nel 1996 entrano come soci nella Dicembre John Elkann e la madre Margherita. Nel ’99 l’Avvocato detta il futuro: tutti i poteri passeranno al nipote, che alla morte del nonno (2003) sale al 58% della cassaforte. L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la nonna cede tutto ai nipoti, mantenendo l’usufrutto: John si consolida al 60%, Lapo e Ginevra prendono il resto: è l’assetto attuale.

Nell’accordo di rinuncia all’asse ereditario, Margherita aveva ottenuto beni per un valore stimato in 1,16 miliardi. Nel 2007, però, ritenendo di essere stata tenuta all’oscuro dell’esatto patrimonio dell’Avvocato, chiese in tribunale l’annullamento dell’intesa svizzera e un rendiconto completo di beni e attività. Ora torna all’attacco sulla società dei figli, chiedendo verifiche sulla loro regolarità.

Della Dicembre si occupa diffusamente Panorama, che ha pubblicato una corposa inchiesta firmata da Gigi Moncalvo, che evidenzia quelle che a suo avviso sono delle anomalie. “Questa volta – scrive il giornalista autore di numerose pubblicazioni sulla galassia agnellesca – John Elkann, l’uomo che fa diventare oro ciò che tocca, sembra aver combinato un bel pasticcio forse dovuto alla fretta. A rivelarlo, paradossalmente, è stato egli stesso. Ha «dimenticato» e tenute «nascoste» alle autorità italiane per ben 18 anni, nonostante ciò che impone la legge, le informazioni e i documenti riguardanti la sua cassaforte personale, che prima era del nonno, la «Dicembre società semplice». Dal 2003 John è il socio di maggioranza e amministratore di questa società (dopo esservi stato ammesso da Gianni Agnelli nel 1996, a 19 anni) ma solo un mese fa ha finalmente deciso di mostrare le carte, non tutte, e tentare di mettersi in regola. Perché tanta segretezza e per tanto tempo? Perché solo ora far emergere tante notizie delicate sempre tenute nascoste? La causa è principalmente il pressing che Margherita Agnelli sta intensificando contro il figlio”.

Il nuovo motivo del contendere sarebbe il gigantesco patrimonio che donna Marella, la vedova dell’Avvocato, ha lasciato dopo la morte, il 23 febbraio 2019: “Margherita era pentita soprattutto di aver «svenduto» per 105 milioni di euro alla madre, che l’aveva girata al nipote, la quota della Dicembre, che ora vale molto di più e continua a essere il perno del comando e la vera fonte di grandissimi profitti. […] Nell’ennesima puntata della lotta tra John e sua madre, […] Jaki è stato «stanato» grazie a un esposto dell'avvocato Dario Trevisan di Milano, uno dei legali di Margherita. Il 14 maggio scorso, il legale […] ha chiesto l’intervento del Giudice delle imprese affinché Jaki, come amministratore della Dicembre dal 2003, consegnasse finalmente le carte della sua cassaforte personale”.

Per Moncalvo, “la Dicembre non è un’entità qualsiasi. Nonostante esistesse dal 1984, non era nemmeno stata iscritta al Registro imprese dalla Camera di commercio di Torino, come prevede la legge. Quando finalmente un giudice di Torino l’ha fatta iscrivere d’ufficio (nel 2012), qualcosa è cominciato a emergere. […] Per di più, in quel 2012, la Dicembre risultava «inattiva» mentre invece era viva, vegeta e altamente redditizia. Ha infatti incassato ogni anno cospicui dividendi per centinaia di milioni di euro grazie alle sue preziose partecipazioni.

Il lungo articolo di Panorama contiene altri elementi (anche molto critici e ovviamente da accertare). Ci limitiamo a riferire che secondo Moncalvo “sulla «folgorazione» improvvisa di John è emerso un secondo elemento, oltre al pressing della madre. Stando ad alcune indiscrezioni, stavolta l’Ingegnere si è messo paura nel momento in cui ha saputo che non si trattava più di rischiare una misera multa da 500 euro per ognuna delle omesse informazioni al Registro delle imprese, ma c’era il rischio di qualcosa di ben più grave, a livello internazionale, con danni enormi alla sua reputazione e alla sua credibilità imprenditoriale. Infatti, ad accendere i fari sulla vicenda non erano più le due signore torinesi che per dovere d’ufficio chiedevano inutilmente notizie senza che qualcuno se le filasse (ovvero Maria Loreta Raso e Claudia Savio, conservatrici del Registro delle imprese presso la Camera di commercio), ma Katherine M. Shiu, branch chief di Oiea (Office of investor education and advocacy), il settore anti-frodi della Sec, Security exchange commission, l’organismo che sovrintende e controlla tutte le attività legate alle società quotate alla Borsa di New York e alle loro partecipate. […] Il rischio di gravi sanzioni ha indotto John a uscire finalmente dall'ombra e a smetterla di far finta di nulla”. L’effetto? Il 9 luglio la Camera di commercio sarebbe stata “inondata” “di documenti mai resi pubblici. Tuttavia, in questa sua improvvisa corsa alla trasparenza, Jaki – per Moncalvo – ha svelato circostanze che aprono nuovi fronti, soprattutto fiscali nei confronti suoi e di Lapo e Ginevra Elkann. […] Le notizie più importanti riguardano la quota di John in Dicembre (pari a 61,8 milioni) e la novità che ce ne sono solo altre due, a favore di Lapo e Ginevra Elkann pari a 20,6 milioni ciascuno. Fratello e sorella di John sono soci dal 19 maggio 2004. Ma che cosa è accaduto, per esempio, della quota di Lapo nell'ottobre 2005 dopo l’annuncio che era stato «liquidato»? C’è un altro aspetto incredibile: se oggi i soci di Dicembre sono solo i tre Elkann, non è noto come e a quale prezzo gli altri siano stati liquidati, nonostante si tratti di «grossi calibri» e conoscitori di segreti da far tremare i polsi: in particolare Franzo Grande Stevens e sua figlia, Cesare Ferrero e gli eredi di Gianluigi Gabetti”. Panorama si pone anche altre domande, in particolare sullo statuto e sulla quota di Marella. Secondo Moncalvo, “John è entrato in un campo minato che apre fronti fiscali di vaste dimensioni. Infatti, mentre taceva col Registro delle imprese, ogni anno presentava all’Agenzia delle entrate il modello Unico della Dicembre.

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