EMERGENZA COVID

Rianimazioni, i conti non tornano

Il Dirmei conferma i 628 posti letto comunicati al ministero, ma quelli realmente disponibili senza intaccare altri reparti sono meno. Dopo la denuncia di Anaao il Pd chiede che Icardi riferisca al più presto. Da quei numeri dipende la permanenza in zona bianca del Piemonte

Se non è un balletto di numeri, quello sui letti di terapia intensiva da cui dipende la classificazione del Piemonte in zona bianca, è una danza di definizioni. Dopo l’allarme lanciato dal sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed che ha rilevato come i 626 posti di rianimazione comunicati dalla Regione all’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, non siano tutti strutturali, ma comprendano anche quelli ricavabili da altri reparti, incluse le sale operatorie, arriva a stretto giro di posta la replica del Dirmei, il Dipartimento per le emergenze e le malattie infettive.

Il suo direttore, Emilpaolo Manno, in una nota, ribatte al sindacato precisando che “i conti tornano, il numero complessivo è di 628, come comunicato al ministero della Salute”. Manno spiega che “per quanto concerne la distinzione tra posti letto strutturali, funzionali, temporanei e provvisori essa non è frutto di una mera sottigliezza lessicale, ma rispecchia in modo il più possibile realistico l’esigenza di predisporre in tempi rapidi, nel giro di 24 ore, i posti letto necessari in caso di cambiamento in peggio dello scenario epidemiologico”. Dice anche che “dei 299 posti letto strutturali definiti dal Decreto legge 34/2020 e in fase di realizzazione, 99 sono già attivabili a breve e si sommano ai 327 strutturali già presenti in fase pre-Covid”, mentre “con risorse regionali sono stati attivati altri 160 posti funzionali. A questi si aggiungono altri 42 posti funzionali che in caso di estrema necessità sono potenzialmente attivabili nell’arco di un giorno, attraverso la conversione di altri reparti. In totale, sono quindi 628 i posti letto di terapia intensiva disponibilità in Piemonte per fronteggiare l’emergenza”.

Nel decreto 105 dello scorso 23 luglio che, tra le altre cose, fissa i parametri “colorare” le regioni e di conseguenza imporre conseguenti limitazioni, si legge che “il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per pazienti affetti da Covid-19 è uguale o inferiore al 10 per cento di quelli comunicati alla cabina di regia di cui al decreto del ministro della Salute 30 aprile 2020, entro cinque giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto”. E fin qui nulla da eccepire. La norma stabilisce, tuttavia, che “la comunicazione può essere aggiornata con cadenza mensile sulla base di posti letto aggiuntivi, che non incidano su quelli gia' esistenti e destinati ad altre attività”. Dunque almeno i 42 posti che come scrive Manno sono “potenzialmente attivabili attraverso la conversione di altri reparti” non paiono ricadere nella fattispecie prevista dal decreto. Non solo. Resta da capire se i 99 “attivabili a breve” possano essere davvero considerati disponibili al momento dell’invio dei dati al ministero, senza contare la labilità del concetto di “breve”.

Che una chiarezza sulla reale rispondenza alle disposizioni contenute nel decreto dei dati forniti dalla Regione sia indispensabile lo sostengono anche i consiglieri regionali del Pd Daniele Valle e Domenico Rossi in una nota con cui chiedono un’informativa urgente all’assessore Luigi Icardi. Riferendosi a quanto afferma il direttore del Dirmei, i dem scrivono che “la prima risposta della struttura regionale ad Anaao conferma le nostre preoccupazioni. Se infatti di posti strutturali si parla, allora il Piemonte dovrebbe indicarne 327 + 99 (99 su 299 sono i posti letto Arcuri che il Piemonte è riuscito a realizzare, in un anno...). Totale 426 e non 628”.

Rossi e Valle aggiungono che “per la Città della Salute vengono indicati 127 posti letto, mentre dalle nostre fonti risulterebbero a malapena 80. Gli altri posti che la Regione definisce "funzionali e attivabili" verrebbero sottratti alle sale operatorie con relativo blocco degli interventi e necessitano di un tempo superiore alle 24 ore, come dimostra quanto accaduto bella seconda ondata: ricordiamo bene la drammatica comunicazione scritta dell'unità di crisi che chiedeva agli ospedali di attivare almeno un ulteriore, uno si badi bene, posto di terapia intensiva per il giorno successivo. Senza successo in molto casi”.

Il coordinatore del gruppo di lavoro sull’emergenza Covid e il vicepresidente della commissione Sanità, nell'attesa del chiarimento chiesto a Icardi, ricordano come “attivare i posti letto funzionali vuol dire almeno una settimana di lavoro, vuol dire chiudere sale operatorie e reparti, allungare le liste d'attesa e ledere il diritto alla salute di troppi, spremere ancora il personale”. E proprio sulla questione degli organici, Valle e Rossi chiedono: “Chi fa funzionare questi letti aggiuntivi?”, sottolineando che “anche nel caso dei pochi letti Arcuri attivati o attivabili non si prevede personale sanitario aggiuntivo. Lo stesso vale per i cosiddetti funzionali e attivabili. Nel migliore dei casi significa bloccare tutti gli altri reparti. In una Regione che ha utilizzato i fondi nazionali dell'emergenza per sostituire i pensionamenti con tempi determinati, molti dei quali in scadenza, come si possono chiedere ancora sacrifici straordinari ai lavoratori?”. Risposta: “Serve un piano mirato di assunzioni. Diversamente i posti rimarranno solo sulla carta”.