ECONOMIA DOMESTICA

Superbonus, Piemonte solo decimo

Sono 370 milioni gli investimenti già messi a detrazione, 2360 gli edifici interessati dai lavori di riqualificiazione. Ma c'è chi fa meglio. Aumento delle materie prime e scarsità di manodopera specializzata le principali criticità del settore

Le gru e i ponteggi che spuntano qua e là non ingannino. Il Piemonte è indietro sul Superbonus 110%, misura di cui altre regioni stanno usufruendo in modo decisamente più massiccio. Sono oltre 2.360 gli edifici finora interessati dai lavori di riqualificazione, per 370 milioni di investimenti ammessi a detrazione. Tanti? Pochi? Per farsi un'idea basa comparare questi dati con quelli nazionali dove le asseverazioni interessate all’incentivo sono 37.128, il totale del investimenti ammessi a detrazione ammonta a 5,685 miliardi, mentre quelli relativi a lavori conclusi ammessi a detrazione sono pari a 3,9 miliardi circa. Dati che sono raddoppiati (+95%) in meno di 5 mesi.

Sono i numeri resi noti dall’ultimo report dell’Enea e del ministero per la Transizione ecologica che tuttavia posizionano la regione solo al decimo posto della classifica regionale. “La spinta dei bonus è indiscutibile – sottolinea Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – ma non mancano le criticità. La prima è sui tempi. Bene la proroga del Superbonus al 2023 decisa in Consiglio dei Ministri ma è il complesso dei bonus/detrazioni, facciate, ecobonus, sismabonus e ristrutturazioni, che vanno fatti diventare strutturali. Se così non fosse, il rischio è che tutto questo si riduca a un fuoco di paglia, deleterio per le nostre imprese e inutile per la ripresa del settore”. Esiste poi il problema dell’aumento dei prezzi delle materie prime. “Nei lavori pubblici abbiamo ottenuto una revisione dei prezzi dell’8% per le lavorazioni che rientrano nel rincaro, ma l’ambito privato resta escluso da questo piccolo beneficio” prosegue Felici.

 “I rincari sono arrivati, in alcuni casi a toccare il cento per cento – aggiunge Enzo Tanino, presidente di della Confartigianato edilizia regionale –. L’attività di quasi un’impresa su dieci è ostacolata proprio dalla difficoltà di reperimento delle materie prime. A tutto ciò si aggiunge il nodo della manodopera: mancano le figure professionali specializzate, senza le quali per le nostre imprese è impossibile accettare nuove commesse”.

La difficoltà di reperimento del personale, a livello nazionale, ad agosto 2021, arriva al 44,5 per cento delle entrate di operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, oltre nove punti superiore al 35,3% di un anno prima e risultando ampiamente superiore al 39,7% della media degli operai specializzati. “Per questo occorre fare un ragionamento insieme agli enti di formazione – conclude Tanino –. Non solo in termini di numero e di adeguatezza dei corsi, ma anche per lavorare sotto l'aspetto culturale: il mestiere artigiano deve essere più valorizzato tra i giovani e le famiglie”.

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