COVID & LAVORO

Il 20% dei lavoratori piemontesi continua a rifiutare il vaccino

Venerdì scatta l'obbligo del Green Pass. Tasso più alto di no vax nella fascia tra i 40 e i 50 anni: la copertura si ferma al 65 per cento. Impennata di tamponi, ma non scatta la corsa all'iniezione. Gli imprenditori si preparano all'applicazione delle nuove norme

Quando mancano soltanto tre giorni all’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass per tutte le attività lavorative, il 20% dei piemontesi tra i 30 e i 49 anni non si è ancora sottoposto neppure alla prima iniezione del vaccino contro il Covid. E questa fascia di età che coincide con la maggior parte della popolazione attiva nel mondo del lavoro non sembra aver cambiato opinione neppure di fronte all’imminente applicazione della norma.

“Al momento non ci sono segnali di un atteso effetto Green Pass su questa parte della popolazione”, spiega il vicedirettore della Sanità regionale Bartolomeo Griglio. È stato proprio lui, ieri nel corso del webinar organizzato da Confindustria Cuneo, a fornire il dato che preoccupa e rischia di provocare pesanti contraccolpi nel sistema industriale, ma anche dei servizi e di ogni altra attività pubblica o privata. L’effetto Green Pass cui si riferisce Griglio, medico veterinario con una lunga esperienza di sanità pubblica, è quello che si era palesato con forza e numeri altissimi di accesso agli hub quando in vista dell’obbligo dal primo settembre del certificato per poter frequentare bar, ristoranti, eventi e altro ancora c’era stata un’impennata di vaccinazioni, soprattutto tra i giovani.

Non delle vaccinazioni, ma un’impennata l’imminente obbligo del certificato verde la sta provocando ed è quella dei tamponi. “Stanno aumentando in modo esponenziale, ed è facile prevedere che il ricorso ai test crescerà ancora moltissimo da qui a venerdì e poi ancora”, spiega il vicedirettore regionale della Sanità. Secondo Federfarma le 900 farmacie sulle 1.600 presenti in Piemonte sono in grado di effettuare 35-40mila test al giorno, a prezzi calmierati di 15 euro.

Un altro dato che fa riflettere: se a fronte di una mancanza di crescita delle richieste di vaccini aumenta il ricorso ai tamponi, ciò significa che l’esordio del Green Pass obbligatorio per ogni tipo di attività lavorativa si trascinerà almeno per un po’ la zavorra dei No Vax (fatta eccezione per chi ha ragioni cliniche che impediscano l’immunizzazione e che comunque riguarda una parte minima dei non vaccinati) con inevitabili problemi. La durata del certificato che si ottiene in seguito al tampone continua a rimanere di 48 ore, nonostante le richieste di molte Regioni di allungare la validità di quello molecolare a 72 ore. Sul tavolo resta sempre la questione economica. “Il costo dei tamponi non può essere un costo per le aziende che già hanno fatto tutti gli investimenti necessari per i dispositivi di protezione individuale” aveva premesso già un po’ di tempo fa Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte sottolineando che “il vaccino è gratuito per tutti”. 

C’è poi il capitolo delle sanzioni. Multe da 400 a 1000 euro per le imprese che non fanno controlli, da 600 a 1.500 per il lavoratore che entra in azienda senza il pass. Sospensione (ma non licenziamento) dall’attività e dallo stipendio per assenza ingiustificata per quanto riguarda le sanzioni che scattano dopo cinque giorni nel settore pubblico e dopo uno nel privato. La prospettiva di incorrere in questi provvedimenti, insieme al costo (e al disagio) per fare ogni 48 ore un tampone quanto ridurrà il numero decisamente ancora considerevole dei no vax nella fascia che comprende il maggior numero di piemontesi in attività lavorativa? “Tra i 40 e i 50 anni la copertura vaccinale arriva circa al 65 per cento – spiega Griglio – mentre è superiore dai 30 ai 40”. Fatta la media si arriva a quel 20 per cento ancora del tutto scoperto. Alla vigilia dell’entrata in vigore del Green Pass.

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