8 MARZO

Sanità, le corsie si tingeranno di rosa

Due medici su tre, tra i 35 e 44 anni, sono donne. Ma solo poche di loro raggiungono ruoli apicali. Tra i direttori generali di Asl e Aso sono 4 su 18, mentre tra i primari appena il 18%. La denuncia di Anaao

La medicina è sempre più femminile in Piemonte. Almeno questo ci dicono i dati della piattaforma regionale di Opessan (dati 2020) e del Conto Annuale del Tesoro (dati 2019). In Piemonte le dirigenti medico donne, ospedaliere dipendenti del servizio sanitario nazionale superano i colleghi uomini: 51%, contro una media nazionale del 48%. Se tuttavia analizziamo i dati per fasce d'età, le giovani dottoresse superano nettamente i colleghi uomini: tra i 35-44 anni sono infatti oltre il 64%, mentre la rappresentanza si inverte al procedere dell'età. Poiché quindi con la curva pensionistica andranno in pensione soprattutto gli uomini, le corsie degli ospedali si tingeranno di rosa per un maggiore ingresso di donne medico e per una maggiore uscita degli uomini.

Le donne sono presenti e competenti. Ma ai livelli dirigenziali latitano. In regione Piemonte la percentuale di donne primario è del 18%. Tra le donne medico, solo il 2,4% diventeranno direttrici di struttura complessa, contro il 10% degli uomini. Anche nelle discipline in cui è più elevata la quota di donne tra i medici, la loro presenza nelle posizioni apicali di carriera è molto bassa. Le ultime nomine del 2021 hanno leggermente aumentato la presenza di donne tra i direttori generali del Piemonte, che passano da 2 a 4 su 18.

Va un po’ meglio se consideriamo le Responsabili di Struttura Semplice che in Piemonte rappresentano il 36,6% del totale. Tra le donne medico, solo il 6,4% diventerà Responsabile di Struttura Semplice, contro l’11,4% degli uomini. Tra le donne inoltre, pochissime fanno attività libero professionale, sia intra che extramoenia. Lavorano per il pubblico, per l’Azienda. Solo il 3,2 % delle donne sceglie di fare extramoenia, contro il 6,6 % degli uomini. Del totale dei dirigenti che sceglie l'extramoenia, solo il 34% è donna, mentre del totale di chi esercita l'attività intramoenia, le donne sono il 30%.

“Peccato – si legge in una nota del sindacato dei medici Anaao Assomed – perché le donne al vertice potrebbero essere più consapevoli degli ostacoli al lavoro femminile e più attive per cercare di rimuoverli. Le primarie donne potrebbero essere più sensibili alla richiesta di part-time, tollerare meglio le assenze per malattia del figlio, concedere il congedo parentale ai padri, chiedere maggiormente la sostituzione per maternità delle colleghe. Peraltro – conclude la nota – incominciano a essere riconosciuti i risultati positivi del diverso modo che le donne hanno di interpretare i ruoli professionali e di comando: maggiore empatia, orientamento alla collaborazione e al sostegno reciproco, minore competizione conflittuale.

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