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Asti, Rasero e i suoi Fratelli (d'Italia): "Dobbiamo vincere al primo turno"

Per il sindaco uscente il ballottaggio potrebbe riservare brutte sorprese. La strategia dei seguaci della Meloni: fare il pieno nelle urne per fare il pieno di nomine e incarichi. Ma finora l'unico che è passato all'incasso è il federale Ebarnabo

Il “Vinciamo al primo turno” pronunciato da Sergio Ebarnabo, anfitrione della serata di presentazione della lista di Fratelli d’Italia alle comunali di Asti – nella location del bowling, con tanto di esibizione musicale dal vivo – più che una convinzione è sembrato un incitamento alla battaglia per gli aficionados di Giorgia Meloni.

I Fratelli sono accorsi in forze per rimarcare l’unione di tutto il centrodestra attorno a Maurizio Rasero, primo cittadino uscente che dovrà vedersela con altri cinque candidati alla carica di primo cittadino, anche se la competizione vera sarà in realtà contro Paolo Crivelli, appoggiato da Pd, grillini verdi, e da una serie di formazioni della sinistra, con l’innesto di Angela Quaglia. Figura storica dei socialisti astigiani e successivamente di Forza Italia, la Quaglia cinque anni fa sfidò Rasero con la propria lista “CambiAmo Asti”, ottenendo un lusinghiero 5,3%.

Al momento il sindaco in carica appare in netto vantaggio, ma se dovesse andare al ballottaggio, come non è affatto escluso, si potrebbe profilare una conventio ad excludendum nei suoi confronti, che in cinque anni di governo della città non ha trascurato occasione per creare divisioni e alimentare polemiche, comportandosi più da uomo di parte che da figura istituzionale. Il rischio Rasero l’ha ben compreso, tant'è che è stato lui stesso a evidenziarlo di recente: per questo, abbandonata la boria e le posizioni strumentali, da qualche settimana il primo cittadino ha assunto atteggiamenti pacifici e concilianti. Sarà comunque difficile – anche se gli elettori hanno la memoria corta – cancellare con un colpo di spugna un quinquennio di uscite a gamba tesa e toni al vetriolo.

Fratelli d’Italia, ultima componente della coalizione a dichiarare l’appoggio a Rasero, ben conscia dei pericoli della competizione elettorale, ha tentato fino all’ultimo di individuare una candidatura alternativa, ma le dinamiche politiche nazionali non hanno lasciato scampo ai seguaci astigiani della Meloni. Il vicesindaco “fratello” Marcello Coppo, per far digerire ai suoi il boccone amaro del sostegno a Rasero va spiegando ai suoi accoliti la strategia.

L'importante – per Coppo – è ottenere il12 giugno un buon risultato, in vista delle politiche dell’anno prossimo e delle regionali del 2024. Se alle urne comunali Fratelli d’Italia dovesse raddoppiare il bottino rispetto alle elezioni di cinque anni fa, quando ottenne il 6,7%, in caso di débâcle del centrodestra la colpa del fallimento potrà essere addossata a Rasero e agli altri partiti della coalizione e per i Fratelli sarebbe facile prendere le distanze e far fruttare il consenso ottenuto per le successive elezioni politiche del 2023; in caso di vittoria, invece, qualora il partito della Meloni dovesse posizionarsi quale leader della coalizione, avrebbe buon gioco a reclamare posizioni chiave in giunta e abbuffarsi di posti di sottogoverno, rivendicando il proprio peso politico. Comunque vada, è il Coppo-pensiero, per i Fratelli sarà un successo.

Il carburante per la corsa elettorale di FdI è dunque alimentato dagli appetiti di poltrone. In verità, finora sono stati pochi i Fratelli ad aver assaggiato qualche antipasto di potere. I bocconi più succulenti sono stati riservati a Sergio Ebarnabo, figura storica della destra astigiana, già segretario missino:  il “federale”, come lo chiamano affettuosamente i suoi pretoriani, grazie alla politica ha infatti potuto rimpinguare i magri guadagni della sua “Casa del Sofà” (bottega artigianal-commerciale di famiglia) con le prebende derivanti dall’incarico di vicepresidente del Consiglio di indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e, più recentemente, di consigliere d’amministrazione di Ream. Dai sofà alle poltrone Ebarnabo è così riuscito a dimostrare che agli ex reietti missini oggi nulla è precluso.

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