GIUSTIZIA

Strage del Mottarone, no agli arresti

La Cassazione annulla l'ordinanza del Tribunale del riesame che aveva disposto i domiciliari per il proprietario e il direttore dell'impianto. Nel crollo morirono 14 persone, unico sopravvissuto il piccolo Eitan. Lo scontro tra procura e gip

La Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva disposto i domiciliari nei confronti di Luigi Nerini ed Enrico Perocchio, rispettivamente gestore e direttore della funivia del Mottarone, il cui crollo a maggio dello scorso anno è costata la vita a 14 persone: unico sopravvissuto il piccolo Eitan. Il tribunale del riesame aveva sottolineato che la funivia era gestita “con superficialità e spregiudicatezza” e aveva ribadito la necessità delle misure restrittive, poi sospese per il ricorso degli avvocati.

Tutto da rifare nel caso di Nerini, mentre il ricorso di Perocchio è stato accolto solo parzialmente: nei suoi confronti i giudici piemontesi dovranno soltanto rideterminare la misura cautelare. La discussione a Roma era avvenuta venerdì e si era conclusa attorno alle 13,30 e la camera di consiglio era iniziata poco dopo le 16, la sentenza è arrivata questa mattina.

Ora per capire quale sia il punto o i punti da rivalutare, si attendono le motivazioni. Venerdì scorso si era tenuta l'udienza per discutere il ricorso delle difese contro la decisione dei giudici torinesi di ribaltare l'ordinanza con cui il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici il 29 maggio scorso aveva respinto la richiesta di convalida del fermo per i due e per il capo servizio Andrea Tadini, e anche la richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura eccetto che per Tadini, posto ai domiciliari. Il 26 maggio, tre giorni dopo la tragedia in cui sono morte 14 persone e solo un bimbo, il piccolo Eitan, è sopravvissuto, i tre furono fermati dal Procuratore della Repubblica Olimpia Bossi e dal pm Laura Carrera, titolari dell'indagine. I pm avevano poi impugnato il provvedimento del gip e lo scorso ottobre il Riesame aveva rilevato l'esistenza delle esigenze cautelari disponendo i domiciliari per Nerini e Perocchio. Dopo di che il ricorso in Cassazione delle difese contro l'ordinanza. A differenza di Tadini, arrestato e poi tornato libero per decorrenza dei termini, ai due non e' mai stata applicata una misura cautelare.

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