SANITÀ & GIUSTIZIA

Asl, sospetti di nomine pilotate

Inchiesta della magistratura per accertare la presenza di pressioni o condizionamenti nelle scelte dei direttori amministrativi e sanitari. Ascoltati alcuni dirigenti chiamati dai direttori generali (che devono agire in totale autonomia) quali loro più stretti collaboratori

Tutti i direttori sanitari e amministrativi delle aziende sanitarie e ospedaliere del Piemonte sono stati nominati dal rispettivo direttore generale in totale autonomia, come prevede la legge? È a questa domanda che pare essere improntata l’indagine avviata da alcuni mesi da diverse Procure della Repubblica, lasciando supporre che gli accertamenti riguardino sicuramente numerose Asl e Aso

L’ipotesi cui lavorano gli inquirenti è quella che vedrebbe “suggerimenti” o condizionamenti da parte di altri soggetti nei confronti di alcuni direttori generali per orientare o, addirittura, condizionare le loro scelte per posizioni di notevole importanza al vertice dell’organigramma aziendale. La polizia giudiziaria ha ascoltato, come persone informate dei fatti, alcuni numeri due delle aziende, soprattutto dell’area torinese, ma non solo, ponendo una serie di domande, tra cui quella sulle ragioni che hanno portato alla loro designazione da parte del rispettivo direttore generale, sulla pregressa conoscenza con quest’ultimo e altre ancora, tutto per formare un quadro in cui escludere o comprendere ipotesi di reato, tra cui la concussione, che ancora non avrebbero responsabili. A Torino l’inchiesta è coordinata dal pm Giovanni Caspani e avrebbe messo nel mirino le Asl To3, To4 e To5 e quella della Città di Torino.

Le nomine sono avvenute sostanzialmente a pochi giorni da quelle da parte della giunta regionale che hanno portato, a fine maggio dello scorso anno, il cambio al vertice in dieci aziende e la conferma dei direttori generali in carica in otto. Figure importanti, come si diceva, i più diretti e stretti collaboratori del direttore generale vengono assunti con contratti di natura privata e il loro rapporto con il numero uno dell’azienda è di carattere fiduciario, da qui la norma che prevede per il direttore la totale autonomia, imponendo solo il rispetto dei requisiti richiesti. Che in passato la politica abbia messo lo zampino su quei posti non è un mistero. Che qualche suggerimento di troppo e forse troppo intenso, magari insieme a segnalazioni da parte di alcuni esclusi, abbia fatto partire le indagini è ipotesi difficile da non tenere in considerazione. A quanto risulta, ad essere ascoltati dagli inquirenti sarebbero stati n umerosi direttori amministrativi e sanitari, mentre non risulta al momento che ciò sia avvenuto per coloro che li hanno nominati. Non è emerso nulla di rilevante, oppure e più probabilmente è solo questione di tempo?

Un po’ compensazione per non aver ottenuto la direzione di un’azienda, un po’ trampolino di lancio per provarci al prossimo giro. C’è questo, insieme ovviamente anche a scelte dettate esclusivamente da profili professionali, nella tradizionale nomina dei numeri due che da sempre è accompagnata da pronostici, speranze, delusioni. Ma anche da quello zampino della politica che per ragioni di equilibrii, di riconoscenza o solo per marcare il territorio, potrebbe essere comparso, magari in maniera più maldestra e pesante che in altre occasioni, nell’ultima tornata. Tanto da far drizzare le antenne della magistratura.

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