CENTRODESTRA

L'opossum mostra i denti, Cirio impone la pace tra Lega e FdI

Come già successo sul fondo pro life, anche sul disegno di legge Allontanamento zero il governatore media tra i due litiganti: "Basta polemiche sui giornali". Ogni mese sarà convocata una giunta politica per vagliare i provvedimenti più rilevanti

“Il clima è cambiato”. Mentre il cielo su Torino è ancora gravido di pioggia, in piazza Castello spunta qualche pallido raggio di sole a certificare l’aria di tregua che si respira nella maggioranza di centrodestra. Seduti attorno al tavolo convocato dal governatore Alberto Cirio, per una nuova giunta politica, questa volta sul ddl Allontanamento zero, gli esponenti di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno, almeno momentaneamente, sancito la tregua. La distensione sul fronte nazionale è stato il viatico per una prospettiva di normalizzazione dei rapporti anche a Torino, dove i pretoriani di Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono arrivati in almeno un paio di occasioni vicini ala rottura.

“Come sull’aborto (cioè l’istituzione del fondo Vita nascente voluta dall’assessore meloniano Maurizio Marrone ndr) anche sugli affidi troveremo una sintesi” aveva promesso Cirio alla vigilia dell’incontro. Se così andrà lo stabilirà un tavolo tecnico-politico cui parteciperanno i rappresentanti dei tre gruppi di maggioranza, assieme all’assessora leghista Chiara Caucino, finita nel mirino di FdI dopo aver presentato 15 emendamenti che, secondo gli alleati di governo, annacquerebbero il disegno di legge. Era stata la deputata Augusta Montaruli a sparare contro la Lega nei giorni scorsi, provocando la reazione dei salviniani fino al nuovo intervento del governatore. “La formulazione di qualche articolo può essere rivista” ha assicurato Cirio in giunta, ma più che entrare nel merito dell’atto, il governatore ha voluto introdurre una serie di note di metodo da adottare d’ora in poi.

Ciò che sta più a cuore a Cirio è che i dissidi della coalizione non finiscano puntualmente in piazza, dando l’immagine di un’amministrazione litigiosa e inefficiente. Mancano due anni alla fine della legislatura e non ci si può presentare al cospetto degli elettori sfilacciati e in uno stato di crisi perenne. Una volta l’eccesiva litigiosità era il punto debole dei vecchi caravanserragli del centrosinistra, ora rischia di diventarlo anche dell’altro schieramento. Per scongiurare di far passare quest’immagine all’esterno Cirio ha stabilito che la prima giunta di ogni mese sarà politica e non deliberativa. Parteciperanno anche i segretari dei partiti della coalizione e servirà per prevenire ogni tipo di scontro sui provvedimenti che stanno per approdare in aula. Una camera di compensazione per smussare gli angoli e abbassare i toni, analizzare sommariamente gli atti più importanti e delineare le linee guida a medio-lungo termine.  

E per contribuire al rasserenamento del clima Cirio si è fatto garante anche del ritiro del ricorso sull’elezione dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, presentato al Tar da Fratelli d’Italia, alzando ulteriormente il livello dello scontro con Lega e Forza Italia. Il capogruppo meloniano Paolo Bongioanni ha già assicurato di aver parlato con il legale per il passo indietro. “Mancano due anni alla fine del mandato e penso che ognuno di noi stia facendo delle valutazioni” sono state più o meno le parole del governatore, lasciando intendere che una sua ipotetica ricandidatura sarebbe esclusa a fronte di una coalizione allo sbando. Un messaggio che pare essere stato recepito da tutti i presenti.

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