Se l'interesse sale

Dopo anni di tassi di interesse bassi o addirittura negativi, complice una inflazione galoppante, la Fed, banca centrale americana, ha rialzato il suo tasso di riferimento, seguita da altre banche centrali e si pensa che nei prossimi mesi lo possa fare anche la Bce. La modifica del livello dei tassi di interesse ha importanti ricadute economiche, ma la prima considerazione che si deve fare è che una situazione di tassi negativi o prossimi a zero non può considerarsi normale. Si può discutere sul livello dei tassi, ma dei tassi a zero o negativi sono illogici. Gli interessi sono una sorta d’affitto per poter usare un certo capitale: che senso ha un affitto negativo? Essere pagati per usare un bene altrui?

Questa “magia” è possibile dal fatto che l’emissione di moneta è sganciata da un qualsiasi sottostante e viene usata per cercare di pilotare l’economia reale con effetti discutibili. I tassi negativi o quasi a zero hanno permesso a stati come l’Italia, estremamente indebitati, di fare ulteriore debito e di ridurre la spesa per gli interessi e di sopravvivere ai marosi delle crisi. Una politica monetaria così accomodante avrebbe dovuto spingere anche l’economia, ma ciò non è sempre avvenuto. Per le società quotate in borsa è convenuto sostituire il capitale proprio con prestiti a tassi particolarmente vantaggiosi senza che questo comportasse un incremento degli investimenti complessivi. I famosi piani di buyback delle società quotate rappresentano di fatto una riduzione del capitale perché non si sa dove investirlo e i tassi di interesse vantaggiosi hanno favorito questo processo. L’economia finanziaria ha tratto più vantaggio dell’economia reale. Dei tassi bassi il vantaggio tratto dalle persone comuni è stato quello di avere mutui e prestiti a tassi convenienti. Dall’altra parte i risparmiatori che investivano in obbligazioni o in titoli di stato si sono visti azzerare i guadagni.

C’è sempre l’altra faccia della medaglia. L’incremento sarà graduale e non particolarmente vistoso perché i bilanci statali rimangono traballanti con l’invasione dell’Ucraina che crea ulteriori problemi. Chi ha qualche anno si ricorderà i tassi a due cifre di mutui e prestiti degli anni Novanta e passare da un mutuo all’1% al 2%, per quanto non piacevole, non sembra faccenda così grave. Il rialzo dei tassi potrebbe spingere le banche a concedere più facilmente i finanziamenti perché con interessi più alti possono assumersi qualche rischio in più. Con tassi ai minimi bisogna essere completamente sicuri di recuperare tutte le rate per recuperare l’intero capitale prestato, mentre con tassi più alti si può sopportare qualche piccola perdita perché gli interessi permettono di compensare la mancata restituzione di una parte del capitale.

Un altro aspetto dei bassi tassi di interesse è che rappresentano uno stimolo all’inflazione. L’aumento della massa monetaria favorisce il rialzo dei prezzi con danno per i consumatori e risparmiatori. Negli ultimi anni questo effetto inflazionistico non si è avuto probabilmente perché il nuovo denaro creato dalle banche centrali si è riversato sulle borse e questo spiegherebbe la crescita dei patrimoni di tanti miliardari in gran parte costituiti da pacchetti azionari. Il rialzo delle materie prime è dovuto a molteplici fattori tra cui le turbolenze create prima dal Covid e ora dalla guerra, ma sarebbe da chiedersi quanto di questi rialzi siano un effetto ritardato di una politica economica espansiva. Il ritorno a tassi di interesse positivi rappresenta un ritorno alla normalità e considerato che la situazione europea non può essere considerata certamente tranquilla, il rialzo dei tassi non potrà essere consistente.

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