PALAZZI ROMANI

Salvini ad excludendum. Tra Letta e Meloni prove di "compromesso storico"

Il feeling tra la ducetta della Garbatella e il nipote del gran visir del berlusconismo ha un preciso scopo: legittimarsi reciprocamente come leader delle due rispettive coalizioni. E in futuro chissà che non si ritrovino insieme in un governo di salute pubblica

“Salvini ha superato il limite”. Ormai, al netto delle smentite di rito, è palese che i rapporti tra Enrico Letta e il leader della Lega sono tutt’altro che idilliaci. Su immigrazione, diritti civili e tasse le distanze tra il segretario dem e Matteo Salvini, due azionisti della maggioranza che sostiene Mario Draghi, sono praticamente siderali. Su questi stessi temi, Giorgia Meloni ha posizioni quasi speculari a quelle del numero uno del Carroccio al punto che, tra la ducetta della Garbatella e il nipote dell’(ex) gran visir del berlusconismo, ultimamente, sembra essere nato un certo feeling. Dall’edizione natalizia di Atreju, la kermesse politica di Fratelli d’Italia, ad oggi Meloni e Letta si sono confrontati pubblicamente cinque volte. Un numero decisamente alto, soprattutto se paragonato alla freddezza dei rapporti che attualmente scorre tra Meloni e Salvini. In questo surreale gioco di “affinità elettive” tra avversari politici si inserisce il dubbio che le bordate che, periodicamente, Letta riserva al suo attuale alleato di governo rientrino in una strategia politica ben precisa. E se, da un lato sia i democratici sia i meloniani smentiscono che questa sintonia possa essere il preludio per far nascere una sorta di nuovo “compromesso storico”, in casa Pd si inizia a ipotizzare che lo scopo di Letta sia proprio quello di favorire la Meloni. “I due giocano di sponda dai tempi del Quirinale, quando hanno cercato di far eleggere Draghi al Colle”, ci spiegano i ben informati.

Non c'è in vista nessuna alleanza, ma la volontà reciproca di riconoscersi e legittimare a vicenda le rispettive leadership in vista delle Politiche del prossimo anno. Contrariamente a quanto ha lasciato intendere, Letta sembra intenzionato a mantenere il Rosatellum o comunque non vedrebbe di buon occhio il ritorno a un proporzionale puro. L’inquilino del Nazareno, infatti, è ancora legato all’idea dell’Ulivo che non è molto diversa da quel “campo largo”, l’alleanza di centrosinistra che comprenda non solo i democratici e i grillini, ma anche i riformisti di Renzi e Calenda e la sinistra di Speranza e Bersani. Il riconoscimento politico della Meloni da parte di Letta comporta, quindi, una delegittimazione di Salvini come interlocutore principale del centrodestra. Il leader del Carroccio, d’altronde, è in caduta libera nei sondaggi e anche i leghisti, ormai, hanno capito qual è il “giochino” di Letta. “Nel 2023 ci ritroveremo con percentuali intorno al 10% e la Meloni che viaggia oltre il 25%”, ammettono a denti stretti i parlamentari leghisti. E sussurrano: “Se continua così, l’ipotizzata federazione con Forza Italia difficilmente potrà contenere l’erosione di consensi e, allora, potremo definitivamente dire addio alla leadership del centrodestra”. Salvini è avvisato...

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