CENTRODESTRA

Sberlone "fraterno" a Molinari. Alessandria, FdI supera la Lega

Il distacco maggiore del partito della Meloni proprio nel feudo del segretario. Salvini minimizza, ma l'aria è pesante in via Bellerio e tra i vertici piemontesi. Non è bastata la presenza del Capitano (con truppe cammellate) ad evitare il crollo. Strada in salita verso il ballottaggio

Una sberla, fraterna, ma pur sempre una sberla. Non porgerà evangelicamente l’altra guancia, la Lega, perché già basta una per bruciare come non possono non bruciare quei voti in più, parecchi, incassati dai Fratelli d’Italia. Tanto più se il sorpasso – mitica immagine politica d’altri tempi e soprattutto non compiuto tra alleati – avviene su strade, come quelle del Piemonte, per anni percorse dal Carroccio, bossiano prima e salviniano poi, con la baldanza di chi non ha nessuno davanti.

Diranno, e Matteo Salvini ha già incominciato a farlo, che la competizione con Giorgia Meloni e il suo aumento di consensi a loro scapito non è il problema. Diranno e già vanno dicendo che la competizione è con il centrosinistra e non dentro l’alleanza. Direbbero pure che quei voti in più non sono una sberla, quasi una carezza. La verità brucia e dice che il rospo da ingoiare è grande. Riccardo Molinari, leader nella sua Alessandria e capogruppo alla Camera, mastica amaro.

Cinque punti, più o meno, non sono pochi da digerire nel giardino di casa. Mille voti in più che il partito della Meloni ha preso rispetto a quello di Salvini nella città dove il Capitano ha scelto di chiudere la campagna per le amministrative, segnando da un lato l’importanza di cercare di conservarne il governo. Ma anche mostrando (insieme ai pullman di militanti arrivati di rinforzo da Torino e dal Canavese per una piazza da riempire) segni di una preoccupazione che non si fermava alla riconferma del sindaco Gianfranco Cuttica. Guardando proprio a quelle crepe sul fianco destro pronte ad essere fatte breccia dai Fratelli che cinque anni fa avevano racimolato 578 voti fermandosi all'1,52% e oggi di voti ne incassano più di 4.500 sfiorando la soglia del 15%. La Lega, invece, di consensi ne ha persi per strada in un lustro un bel po': dei 5280 che le evavano garantito il 13,82% ne ha conservati non più di 3322 scendendo al 10,50%. 

"La competizione per me rimane sempre col centrosinistra", minimizza il segretario uscendo dal consiglio federale di via Bellerio, presente Molinari. Guardando alle consultazioni elettorali dell’anno venturo, Salvini ribadisce che il leader del centrodestra lo decidono le elezioni politiche e "chi prende un voto in più fa il premier", ma resta il fatto che l'esito delle elezioni amministrative apre la contesa tra Lega e Fratelli d'Italia. E se questo accade (anche) in quelle che dovrebbero essere roccaforti inespugnabili, la faccenda checché ne dicano o non dicano, si complica. Nel Nord, quel Nord sparito dal simbolo ma non reso meno importante dal bianchetto, il sorpasso è tutt’altro che eccezione, diventando pesante regola per la Lega nella coalizione e anche laddove già governa, come in Regione Piemonte teatro per mesi (e senza ancora una chiusura della questione) di un braccio di ferro tra le due forze alleate.

Sostanzialmente alla pari a Cuneo, il soprasso di circa 3 punti (dal 5,3% all’8) di Asti è solo un antipasto del ben più pesante stacco segnato dai Fratelli proprio nella città del capogruppo alla Camera e dove, per giunta, la Lega ha espresso il sindaco degli ultimi cinque anni.

Paradossalmente la prevista, da molti, débâcle di Forza Italia non c’è stata, almeno nei termini che venivano indicati proprio dopo la poderosa campagna acquisti dei meloniani tra le fila azzurre dei consiglieri comunali, restando il partito di Silvio Berlusconi oltre la soglia dell’8%. Dunque l’aumento dei consensi di FdI non è ascrivibile, né solo né soprattutto, a quei cambi di casacca. C’è altro e altro tocca proprio il partito di Salvini costretto a cedere lo scettro di primo partito del centrodestra di fronte al 15% di FdI e a vedere, concluso lo scrutinio, il suo ricandidato sindaco superato di un paio di punti (40,24 contro 42,04) dall’avversario di centrosinistra Giorgio Abonante. Due settimane verso il ballottaggio, in salita per un Carroccio che, anche a casa di uno dei massimi dirigenti nazionali, pare il treno in partenza nella scena di Amici Miei. Solo che quella dei Fratelli non è una zingarata.

print_icon