TEMPI SUPPLEMENTARI

Alessandria, Barosini col Pd. L'accordo c'è, ma non si dice

L'uomo di Azione (col suo 15% al primo turno) incassa la presidenza del consiglio comunale e un posto in giunta per uno dei suoi. Silenzio piddino sull'operazione, mal digerita da una parte dell'elettorato. Il muro di Susta contro l'alleanza con il centrodestra

Si fa ma non si dice. Tant’è che si guarderanno bene i dem dal cogliere l’occasione della presenza di Enrico Letta questa sera ad Alessandria per comunicare ciò che cercano di tenere il più possibile lontano dai riflettori, ovvero l’accordo fatto con Gianni Barosini, il vicesegretario regionale di Azione, ma soprattutto tenutario di quel 15% ottenuto al primo turno, assai utile se non anche in parte indispensabile per vincere al ballottaggio. 

L’accordo c’è, come confermano autorevoli fonti regionali e nazionali del partito di Carlo Calenda. Ancora alle 17 di questo pomeriggio il candidato sindaco del centrosinistra Giorgio Abonante smentiva allo Spiffero la notizia che, appunto, viene confermata dal partito di Barosini, ma non solo. Altrettanto autorevoli fondi del Pd finiscono con lo smentire la smentita del loro candidato. Barosini, dopo giorni di trattative, di richieste e risposte non soddisfacenti ha concluso il patto – non certo l’apparentamento subito negato e per il quale sarebbero comunque scaduti i termini – per sostenere Abonante domenica prossima nel duello contro il sindaco uscente, il leghista Gianfranco Cuttica. In cambio dell’appoggio, ma non di meno del mancato accordo con il centrodestra – ipotesi temuta dai dem – l’uomo di Calenda in terra mandrogna in caso di vittoria dovrebbe incassare per sé la presidenza del consiglio comunale e un posto in giunta per il segretario cittadino di Azione Massimo Arlenghi.

Sembra dunque conclusa la telenovela con protagonista l’ex Udc, uscito alcuni mesi fa dalla giunta di centrodestra in cui era assessore al Lavori Pubblici per incamminarsi nella corsa solitaria verso Palazzo Rosso terminata con un prezioso 15% da mettere sul tavolo. La Lega impegnata fino allo spasmo per evitare di consegnare al centrosinistra la città del suo capogruppo alla Camera e segretario regionale Riccardo Molinari ha fatto a Barosini ponti d’oro, sui quali il calendiano si sarebbe volentiari incamminato. Ma di mezzo si è messo il partito al suo livello regionale (soprattutto con il numero uno, l’ex parlamentare dem Gianluca Susta che ha fatto sentire, anche attraverso emissari, il suo peso sulla riva del Tanaro) e pure al massimo vertice nazionale dove un accordo con la Lega sarebbe stato difficile da accettare. Lo stesso “accontentarsi” della presidenza del consiglio comunale, dovendo rinunciare alla richiesta del posto da vicesindaco, indicano come siano pesate specie nelle ultime ore le pressioni dall’alto sul vicesegretario regionale promosso sul campo a questo ruolo dopo l’inatteso risultato del 12 di giugno.

Ancor prima di poter contare su almeno una parte dei voti presi da Barosini, per Abonante e la sua coalizione era importante evitare l’appoggio di Azione al centrodestra. La riconosciuta difficoltà a far digerire a una parte dell’elettorato di centrosinistra l’accordo e ancor più il futuro ingresso in maggioranza (e in giunta, sia pur per interposta persona) di Barosini porta il Pd a mettere la sordina, anche in maniera grottesca, sull’accordo concluso con l’uomo di Calenda pochissime ore prima dell’arrivo di Letta.

Una soluzione che non mancherà di avere strascichi. In Azione c’è chi vede sfumare un non troppo nascosto disegno di chiudere ad Alessandria con un accordo con il centrodestra, profittando delle resistenze piddine alle richieste di Barosini. Nella Lega sono pronti ad additare il velo con cui i dem cercano di tenere coperto il patto, come l’ennesima conferma della manovra ordita proprio dal Pd con l’uscita dell’ex Udc dalla giunta di centrodestra, a pochi mesi dalle elezioni. 

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