Autonomia, basta la parola.
La riforma è ancora al palo
Stefano Rizzi 07:00 Giovedì 23 Giugno 2022
Tavolo Governo-Regioni sul tema vessillo della Lega. I governatori con la ministra Gelmini: tempi rapidi. La legge difficilmente arriverà entro la fine della legislatura. Cirio: "Avremo maggiori risorse". Ma il Piemonte si è mostrato il più centralista di tutti
“Autonomia, adesso o mai più”. Lo spritz, assai più gradevole variante veneta all’ampolla padana, conferma che il tavolo da cui Riccardo Lanzo declama l’ennesimo roboante inno al totem della Lega non è quello apparecchiato qualche ora prima dalla ministra Mariastella Gelmini e al quale si sono seduti i presidenti delle Regioni del Nord. Sherpa di Alberto Cirio, il leghista Lanzo che a Palazzo Lascaris presiede la commissione per l’Autonomia, ha appena salutato il governatore di ritorno a Torino, ma non nasconde di voler salutare con maggior calore l’agognata legge quadro, indispensabile per tradurre in pratica le istanze di maggior indipendenza rispetto allo Stato centrale da parte delle Regioni in tutta una serie di competenze.
La verità è che, ormai, l’Autonomia si presenta, quasi sparisce e poi ricompare come una variante del Covid. Oscuro oggetto del desiderio dei sempre meno autonomisti salviniani, araba fenice di un federalismo urticante per l’ex ministro piddino Francesco Boccia, ma non di meno coniglio da tirar fuori dal cilindro quando la situazione politica si fa complicata, come diceva una vecchia pubblicità di un lassativo: basta la parola. Autonomia. “Positivo, utile, costruttivo”, ovvero s’è concluso poco o nulla. La a dir poco vaga valutazione dell’incontro romano spiega bene cosa sia uscito dalla riunione con la Gelmini cui hanno partecipato i govenratori di Lombardia, Attilio Fontana, Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, Veneto, Luca Zaia, Piemonte, Alberto Cirio, Toscana, Eugenio Giani, e Liguria, Giovanni Toti, oltre al presidente della Conferenza delle Regioni, il friuliano Massimiliano Fedriga.
“Siamo alle ultime limature”, spiega lasciando trasparire un certo ottimismo, la ministra. “I compiti per casa li abbiam fatti, questa non è la secessione dei ricchi, ma la volontà di andare avanti con un progetto di modernità e di efficientamento del paese”, precisa e incalza Zaia, mentre il ligure Toti, affeema che “chi sostiene che le disuguaglianze esistenti tra territori, tra nord e sud, siano frutto delle autonomie sbaglia analisi: sono decenni di scelte sbagliate e di assenza di responsabilità delle classi dirigenti ad aver prodotto queste diversità. Perseverare sarebbe diabolico, ancora di più oggi che abbiamo da spendere i soldi del Pnrr. Non perdiamo altro tempo”.
Cirio ribadisce che “autonomia vuol dire poter gestire direttamente dal Piemonte i servizi che oggi sono gestiti da Roma con costi maggiori minore efficienza, vuol dire risparmiare, responsabilizzare e vuol dire pertanto avere più risorse economiche per la nostra regione e per i cittadini piemontesi”. Pronto a sventolare la bandiera, meglio il drapeau, il governatore
“È chiaro che nel momento in cui utilizziamo i fondi che ci vengono trasferiti da Roma, nel momento in cui abbiamo più risparmi, riusciamo anche a fare più investimenti sul territorio”, spiega Lanzo gustando l’aperitivo e pregustando quel che, chissà mai quando arriverà. “O adesso o mai più”, già perché o ci si sbriga o la campagna elettorale per le politiche del prossimo anno ingoierà quel che la Lega, ma non solo, vuol presentare come piatto forte. Per chi non avesse compreso appieno la questione, “autonomia non vuol dire solo avere deleghe e competenze in più – ripete il consigliere regionale leghista – ma anche avere più risorse e fondi”. Il suo compagno di partito alla presidenza dell’assemblea di via Alfieri, Stefano Allasia, l’aveva messa al primo punto, priorità assoluta, della legislatura.
"Finalmente il ministro Gelmini ha messo al tavolo i governatori delle Regioni che hanno intrapreso l'iter per avere l’autonomia differenziata. Siamo contenti perché questa è una vittoria politica della Lega – si compiace il vicecapogruppo alla Camera Fabrizio Cecchetti – che ha spinto politicamente per avere un'accelerazione nel percorso per arrivare a questo incontro. Adesso davvero non si perda altro tempo”. E in tempo per veder inserita la sua legge nella cornice normativa dello Stato il Piemonte c’è pure arrivato portando al ministero il testo definitivo alcune settimane fa, dopo averne anticipata una bozza. Nel frattempo, durante la lunga emergenza Covid, il Piemonte autonomista si è mostrato più di altre Regioni in continua attesa delle direttive centrali e assolutamente ligio a tutte le indicazioni e i provvedimenti di Roma. Non un solo accenno di autonomia, anche quando altri li hanno almeno abbozzati. Quando serve, come diceva la pubblicità, forse davvero basta la parola.