VERSO IL VOTO

Renzi, ultima spiaggia di Damilano

Ridotte al lumicino le ambizioni parlamentari dell'ex candidato sindaco di Torino. Dopo aver rotto con Salvini, fatto gli occhi dolci a Toti, mandato a stendere Calenda è finito nelle braccia del leader di Italia Viva. Mosse che stanno agitando supporter e consiglieri

Mentre il borsino che indica la possibilità di un approdo di Carlo Calenda nell’alleanza col Pd segna un crollo vertiginoso rimandando le speranze di Enrico Letta all’incontro di questa mattina con il leader di Azione e Matteo Renzi tiene il punto sul terzo polo centrista pur disposto e forse rassegnato a correre da solo, c’è chi dopo averci provato e poi strappato malamente con l’ex titolare del Mise adesso vede proprio nel senatore di Rignano l’ultima spiaggia in questa campagna elettorale sotto l’ombrellone.

Passando da Calenda a Renzi come dall’acqua al vino, Paolo Damilano, il patron delle minerali e del Barolo, già candidato sindaco di Torino “civico” per un centrodestra cui ha rapidamente girato le spalle, ora cerca nell’ex premier e nella sua Italia Viva il taxi (per usare la famosa immagine dei partiti di Enrico Mattei) per provare ad arrivare a Roma. Dopo la rottura condita da parole grosse con Calenda, l’imprenditore che solo poche settimane prima era andato alla convention di Giovanni Toti (non riuscendo a cogliere i reali progetti del governatore ligure), adesso tesse una tela dall’incerta trama finale con l’ex segretario dem, lasciandosi alle spalle un cammino a dir poco ondivago e disseminato di inciampi malamente fatti passare come questioni di principio.

Basterebbe ricordare la spiegazione di come sono andate le cose con Calenda. Damilano ha affermato di aver chiesto garanzie sulla collocazione “terza” del polo centrista, mentre la versione accreditata da molti e dagli stessi ambienti di Azione rimanda a richieste assai più prosaiche su collegi elettorali: uno “blindato” a Torino e, in più, quel che per i candidati si chiama un paracadute, insomma un altro posto in lista che non si sa mai.

Chiusa, anzi sbattuta la porta di casa Calenda, Damilano bussa chez Matteo (no, non quello che lo aveva sostenuto alla corsa al Comune di Torino, l’altro) attivando proficui canali se è vero com’è vero che i due si stanno parlando da giorni. Parole e pensieri. E non son pochi quelli che pensano a ciò che potrebbe accadere a Italia Viva in una corsa solitaria con la soglia al 3%. Dammi il cinque, chiede Matteo, ma se non arrivasse? A Torino, poi. Inoltre c’è da garantire la renzianissima Silvia Fregolent, ci sarà da fornire il biglietto, ormai un abbonamento viste le cinque legislature sul groppone, a Mauro Maria Marino. Se il mancato sindaco ha messo da parte una bottiglia da stappare per l’elezione in Parlamento, rimarrà intonsa da collezione. E poi sarà da vedere se Calenda, dopo il faccia a faccia di stamani con Letta, deciderà di togliere il tappo messo proprio alla possibilità di fare una lista insieme a Renzi. Aperto a un’alleanza, ma non a una lista comune con Matteo. Su questo il Churchill dei Parioli è stato, fino ad ora, molto netto. La paura di perdere voti induce l’ex ministro a tenere a debita distanza l’ex premier, cui ormai sta rivolgendo le ultime speranze Damilano, poi mica troppo seguito e compreso dai suoi già non poco straniti dal triplo salto carpiato fatto passando dalla convention totiana – gliel’avevano spiegato che il governatore della Liguria lavora a un centrismo per il centrodestra e che mai volgerà lo sguardo dall’altra parte? – a Renzi, passando per Calenda.

Passaggi arditi che rimandano al gran rifiuto di restare nel centrodestra e conseguente strappo dell’imprenditore. A dar conto a quel che si riferisce negli ambienti della Lega, partito che lo costruì come candidato sindaco pur ammantato dal civismo, dietro la scelta più che il disagio verso il sovranismo e gli eccessi populisti, o per la “farsa dell’ottantenne che fa un finto matrimonio con una vestita da sposa”, insomma dietro tutto questo e altro ancora elencato nel suo j'accuse c’era e c’è stata la mancata risposta di Matteo Salvini alle richieste di un posto blindato per il Parlamento. Tre mesi a inseguire il Capitano per un appuntamento, dicono. Malelingue ferite nell’orgoglio dall’abbandono? Tutto può essere.

Ma Damilano è anche, o mostra di esserlo, un uomo politicamente sempre più solo. Il bagaglio di voti presi a Torino di cui si fa un gran vanto, non solo non è nella sua titolarità ma di certo non può essere spostato come una valigia sul treno per Roma. Oggi con un contesto affatto diverso quel risultato non sarebbe più ottenibile. I vecchi marpioni della politica queste cose le capiscono al volo e scorgono all’orizzonte già volare i corvi attorno a Torino Bellissima. Illuminante sul clima che lo circonda è stato guardare sabato sera su zoom la riunione degli oltre cento affiliati all’associazione Libero Pensiero presieduta da Pino Iannò, grembiulino non nascosto e consigliere comunale della formazione damilaniana ma con una solida corvée politica alle spalle (è stato in Provincia con Forza Italia). Già presi in contropiede dalla repentina scelta di andarsene dal centrodestra, comunicata qualche ora prima dell’ufficialità, simpatizzanti e sostenitori della campagna elettorale non sembrano per nulla disposti a diventare carne da cannone per le sue ambizioni. “Non abbiamo capito dove vuole portarci”, dicono senza troppi giri di parole sottolineando l’inesperienza unita a “tanta presunzione” del loro leader. La sensazione è che le sue truppe lo stiano aspettando al varco in autunno e tutto, a partire dalla tenuta dello stesso gruppo in Sala Rossa, dipenderà dalle scelte che Damilano farà in queste ore. 

Per Renzi avere un imprenditore del calibro (e dal fatturato) di Damilano è, come si dice, un bel bicchiere, un calice da levare specie se toccherà fare la lista da solo e avere nomi di richiamo. Nel caso contrario, se Azione oggi dirà no a Letta, trovarsi Calenda nello stesso rassemblement potrebbe essere un problema. Un ostacolo difficilmente superabile nel caso, improbabile ma non impossibile, di una lista comune. Come mischiare il vino con l’acqua.

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