GRANA PADANA

"Pontida è il canto del cigno ma Salvini non verrà scalzato"

Ormai è un partito personale e il rito fideistico del "Credo" lo conferma. Ecco perché secondo Fava, storico oppositore del Capitano, non cambierà nulla: neppure se il partito dovesse scendere sotto il 10%: "Troppi quelli che ci campano"

Pontida è stato il canto del cigno di Matteo Salvini”. Gianni Fava, storico avversario del leader della Lega, fa il controcanto alla versione di via Bellerio che del raduno di ieri al “sacro” pratone parla, ovviamente, di un trionfo. A partire dai numeri, quei centomila che manco uno sopra l’altro avrebbero potuto riempire un fazzoletto di terra che ne può contenere al massimo 20mila. Senza contare il perimetro dell’area, astutamente ridotta dagli organizzatori appena avuto il sentore di un flusso non propriamente oceanico. Ma al di là dell’affluenza è il dato politico che porta molti esponenti di antica militanza a dubitare della professione fideistica nel Capitano – recitata nell’atto di fede collettivo, il “Credo” in Matteo della propaganda – e, soprattutto, a vaticinare la parabola discendente della sua leadership. Insomma, per Fava, imprenditore, parlamentare per tre legislature quando la Lega era indissolubilmente legata a Nord, sfidante sconfitto da Salvini nel 2017 nella corsa alla segreteria federale, si è prossimi allo showdown. Che però difficilmente porterà al ribaltone al vertice.

Perché è così tranchant il suo giudizio?
“Ormai la Lega di Salvini sul territorio nazionale dà da campare a così tanta gente che era impossibile immaginare che chi era costretto ad esserci non ci fosse. Dalle immagini che ho visto, la gran parte delle figure che ho individuato erano soggetti che con la Lega ci campano. Pontida era la festa della Lega Nord, oggi è la festa di Salvini”.

Crede, ops… ritiene che la Lega avrà un risultato negativo, soprattutto al Sud?
“Il risultato della Lega sarà negativo soprattutto al Nord perché al Sud i dati sono stati sempre talmente bassi che, parafrasando Benigni, comunque vada sarà un successo. Il problema vero è al Nord dove il risultato sarà ancora più negativo se lo si parametra rispetto ai risultati storici della Lega, in termini assoluti. Non dimentichiamo che il tanto vituperato 4% di Bossi era stato ottenuto col 92% di affluenza alle urne. Sarà molto difficile dire che l’8-9% col 50% di elettori sarà un successo”.

Se la Lega non arrivasse al 10%, la leadership di Salvini potrebbe essere messa in discussione?
“No, perché quello ormai è il partito personale di Salvini e nessuno avrà la forza di mettere in discussione la leadership della Lega per Salvini premier. Si tratta di un altro partito rispetto alla Lega Nord. È un partito sovranista, di destra, che in Europa sta con Orbàn e che non ha nulla a che vedere con la Lega di Bossi e Maroni ed è anche per questo che immagino che possano nascere cose nuove”.

Che cosa può nascere?
“Una Lega Nord con una struttura molto diversa da quella originaria e con un approccio comunicativo diverso. Un grande contenitore post-ideologico, liberale, europeista, prevalentemente federalista che torna a fare il sindacato del territorio. Non si può rifare la Lega di 40 anni”.

Massimiliano Fedriga però sembra scalpitare...
“Io ho una buona opinione di Fedriga però non credo che sia in grado di insidiare Salvini all’interno di quel partito che, ormai, ripeto, è un partito personale. O fanno una cosa nuova oppure non è possibile una scalata dentro il suo partito. È fantasia pure. Non c’è un organismo dirigente elettivo, sono tutte persone nominate da Salvini. Anche Berlusconi prenderà meno del 7% eppure non verrà scalzato. Letta e Forza Italia sono due partiti personali”.

Ma la Lega di oggi, sebbene molto diversa, non è erede della Lega di Bossi?
“Assolutamente no. La Lega di Salvini tende a confondere le due cose per una speculazione elettorale, confidando nel fatto che molti continuano a sbagliarsi. E, fin qui, è andata bene. Oggi va un po’ meno bene perché gli elettori hanno aperto gli occhi”.

Quali sono gli errori principali di Salvini?
“Credo che fin qui ne abbia fatto pochi. Non aveva però la caratura per prendere il 34% dei voti. All’epoca Salvini ha solo colmato un vuoto. Quando quel voto si è riempito con l’avvento della Meloni, lui è tornato alla sua dimensione”.

Cosa pensa della definizione di Letta su Pontida provincia dell’Ungheria?
“Letta ha detto una sciocchezza. Ha fatto un favore a Salvini. Non credo che possa conquistare voti insultando i militanti. Che, poi, Salvini abbia preso delle cantonate clamorose in politica estera è evidente, ma l’elettorato non è così raffinato da capire la provocazione”.

Come giudica l’avvento di Giorgia Meloni al Nord?
“La considero la più grande sconfitta nella storia della Lega. Un capolavoro che poteva essere se non frutto del lavoro di Salvini che, in questi dieci anni, ha sdoganato l’estrema destra in un territorio che era storicamente autonomista, indipendentista e post-ideologico. A quel punto l’elettorato si è sentito libero di scegliere l’originale al posto della copia”.

Lei cosa si auspica? Che venga approvata l’autonomia?
“Per me la famosa autonomia differenziata è l’obiettivo minimo. È un primo passo, non un punto d’arrivo. Io ho fatto parte di un partito che si divideva tra autonomisti e secessionisti e gli autonomisti hanno sempre fatto un passo indietro rispetto agli altri. Io, oltretutto, sono profondamente europeista, credo in un’Europa delle Regioni. Per me, l’Italia è superata”.

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