RETROSCENA

Cirio tace (ancora) sul bis,
ma intanto prepara la lista

Il governatore terrà coperte le carte fino all'ultimo: non vuole dare fiato a possibili competitor interni né tantomeno avvantaggiare la sinistra. Vignale, suo braccio destro a Palazzo, si porta però avanti e risuscita "Piemonte nel cuore". E pure Damilano si offre

Dal voto è passato esattamente un mese, il Governo di Giorgia Meloni ha giurato, oggi si presenta per la fiducia alla Camera, domani al Senato, ma della promessa-premessa del governatore Alberto Cirio sulle sue intenzioni per il futuro si continua a non vedere traccia. “Deciderò dopo le elezioni”, aveva risposto, ormai mesi fa, a chi gli chiedeva se si sarebbe ricandidato nel 2024, oppure il suo nome nello stesso giorno del voto per la Regione lo si sarebbe trovato sulle schede per le elezioni Europee, confermando voci mai smentite di un possibile ritorno a Bruxelles, magari puntando nientemeno che alla guida di una commissione.

L’ennesimo ricorso alla consumata strategia dell’opossum, fingersi morto di fronte al pericolo o a situazioni comunque da evitare, questa volta pare avere nell’entourage del presidente più di un sostenitore e più di una ragione a sostegno. Continuare a tenere ben coperte le carte serve, innanzitutto, a evitare di aprire anzitempo la partita e spianare la strada a possibili competitor all’interno del centrodestra, con tutto quel che ne conseguirebbe in termini di fibrillazioni interne alla coalizione. Basta gettare l’occhio al di là del Ticino, per rendersi conto di come la studiata strategia di Cirio serve pure a capire come andrà a finire la disputa tra l’attuale governatore leghista Attilio Fontana e la sua vice Letizia Moratti. Il voto in Lombardia un anno prima non potrà che produrre effetti anche su quello cui sarà chiamato il Piemonte in concomitanza con le europee: da qui lo sguardo del governatore verso le beghe e le manovre sul Pirellone e, anche in questo caso, una cautela a piene mani.

Cautela che diventa strategia guardando, “con l’occhietto langhetto” come ama celiare il presidente, con estrema attenzione verso il fronte opposto, quel centrosinistra che a sua volta è tra i maggiori interessati a conoscere con più anticipo possibile i progetti di Cirio. Che sia il piddino Daniele Valle o altri il candidato, sapere se dovrà vedersela con l’attuale inquilino di Piazza Castello o qualcun altro fa una bella differenza. Lasciare fino all’ultimo nell’incertezza gli avversari, alle prese con il più che prevedibile lacerante travaglio, non può che sfiancare i contendenti, reali e presunti.

Carte coperte e sguardo imperscrutabile, un giocatore di poker pronto all’all-in, eppure qualche segnale su quel che prima o poi Cirio dovrà svelare iniziano a scorgersi. A partire dai movimenti del suo capo di gabinetto, Gian Luca Vignale, storico esponente della destra sociale, a lungo legato all’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, già consigliere regionale e nel 2019 protagonista della sfortunata avventura della lista Piemonte nel cuore-Sì Tav, in coppia con il madaMino Giachino.

Vignale, apprezzato ed efficiente grand commis a Palazzo, da un po’ di settimane ha rispolverato esperienza e verve politica, lavorando neppur sottotraccia a una formazione civica. “Piemonte nel cuore, nuovo inizio”, è il titolo del convegno ospitato giovedì scorso in un hotel torinese. “Decine di amministratori e fondatori di Piemonte nel Cuore, la lista civica a sostegno del Presidente Cirio, si sono ritrovati per ripartire verso una nuova sfida. Nei prossimi mesi saremo presenti nei territori del Piemonte per affermare l’importanza della Lista dei Territori”, scrive Vignale in un post. “A sostegno del presidente Cirio”, più chiaro di così. Un lavoro di costruzione di una rete di sindaci e consiglieri comunali, soprattutto dei piccoli e medi centri della regione: questo sta facendo da consumato politico lo strettissimo collaboratore del governatore, puntando soprattutto su quegli amministratori locali non etichettati e iscritti ai partiti, ma certamente orientati sul centrodestra o, comunque, attratti dall’ipotesi di una ricandidatura di Cirio.

Una manovra quella di Vignale che, al contrario di quanto accadde nel recente passato, quando un’iniziativa simile portava in sé il rischio di erodere consensi, verrebbe stavolta vista con un certo interesse e altrettanta benevolenza proprio dalla forza politica uscita stravincente dal voto del 25 settembre scorso. Soprattutto per Fratelli d’Italia avere in coalizione una lista del presidente che, sulla carta, potrebbe ulteriormente prosciugare il già magro bacino elettorale di Forza Italia sarebbe tutt’altro che da disdegnare.

C’è da dire, però, che l’area centrista e civica a sostegno dell’attuale presidente rischia di rivelarsi piuttosto affollata. Oltre alla lista cui sta lavorando Vignale, ci sarà anche quella dell’ex candidato sindaco di Torino Paolo Damilano, il quale ha annunciato il suo Piemonte Bellissimo a sostegno di Cirio? E, ancora, cosa farà il Terzo Polo la cui pregiudiziale sui Cinquestelle impedirà un’alleanza di centrosinistra, visto che il Pd per provare a vincere difficilmente potrà rinunciare al partito di Conte?

Segnali ancora non proprio chiarissimi, ma che certamente avvicinano il futuro di Cirio più alla prospettiva di un secondo mandato che non a un ritorno a Bruxelles. Un approdo, quello europeo, per nulla abbandonato ma che si fa giorno dopo giorno meno semplice e meno sicuro di quanto potesse apparire prima delle elezioni. Le vicende che stanno coinvolgendo e stravolgendo Forza Italia, toccando anche il suo coordinatore nazionale, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, principale punto di riferimento e di appoggio per Cirio, sono una seria ipoteca sulle sue ambizioni.

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