GRANDI EVENTI

Lo Russo "one man slow",
ma l'applauso è per Cirio

Bilancio del primo anno di amministrazione. Il sindaco elenca tra gli sbadigli le cose fatte e quelle da fare. E forse per ridestare l'uditorio stremato chiede il battimani per il governatore. In prima fila tutto il gotha di Torino, dai rettori ai rappresentanti delle fondazioni

Alle Ogr va in scena il primo one man slow. Parla quasi ininterrottamente per più di un’ora il sindaco Stefano Lo Russo, il tono di voce monocorde e il lungo, pedante, didascalico elenco di numeri, progetti, le cose fatte e quelle da fare hanno l’effetto di tramortire anche il più entusiasta fan del primo cittadino. Si va dalla festa dei vicini alla Metro 2, i numeri del personale e del bilancio comunale e quelli del Pnrr, i piani di riqualificazione urbana e i programmi in ambito culturale. Novanta minuti, oltre settemila parole, uditorio stremato. Uno dei pochi applausi della platea scatta dopo il video intervento di Alberto Cirio sull’edilizia sanitaria. Applauso peraltro “chiamato” dallo stesso Lo Russo, a sottolineare la concordia istituzionale che regna tra Palazzo civico e piazza Castello ma utile anche a ridestare l’attenzione.

Un sospiro invade i polmoni dei presenti quando il relatore annuncia che “abbiamo quasi finito, spero non vi stiate annoiando”. La risposta nel brusio dei presenti. Sulla falsariga di quello organizzato dal collega di Roma e compagno di partito Roberto Gualtieri all’Auditorium del Parco della Musica, anche l’evento lorussiano ha attirato il gotha della città, quel famigerato “Sistema Torino” sempre attento a fiutare dove tira il vento. In prima fila il procuratore capo della Corte d’Appello, Francesco Saluzzo, il prefetto Raffaele Ruberto, il questore Vincenzo Ciarambino, il presidente della Fondazione Crt Giovanni Quaglia (assente invece Francesco Profumo, sostituito dal segretario generale Alberto Anfossi). E gli stakeholder al completo: dal presidente dell'Unione Industriale Giorgio Marsiaj a quello della Camera di Commercio Dario Gallina al numero uno dei costruttori Antonio Mattio. Il deputato Mauro Laus prende posto tra il rettore del Politecnico Guido Saracco e il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, coloro che per molti potrebbero contendersi l’investitura del centrosinistra alle prossime regionali. E poi il Magnifico di via Verdi Stefano Geuna, gli ex sindaci Sergio Chiamparino e Valentino Castellani (non Piero Fassino), la Signora degli A(g)nelli Evelina Christillin, il presidente del Cus Torino Riccardo D’Elicio, il segretario del Pd torinese Marcello Mazzù. 

Qui l'intervento del sindaco Lo Russo

Un battimani di circostanza scatta al momento in cui Lo Russo chiama sul palco la sua giunta (assente solo Rosanna Purchia causa Covid), un altro più sentito quando ricorda le Luci d’artista e il compianto Fiorenzo Alfieri. Un video è dedicato ai grandi eventi portati a Torino dalla precedente amministrazione, ma quando dalla bocca del sindaco si sente “Grazie Chiara” il riferimento è alla sua assessora Foglietta, non certo ad Appendino. Parla di “merito e competenza nelle scelte sul capitale umano”, dimenticando l’appartenenza, che è poi il criterio scelto per tutte le nomine fatte finora.

Ringrazia tutti i consiglieri comunali, ma nella slide che compare alle sue spalle mancano alcuni eletti del Pd a partire dalla capogruppo Nadia Conticelli, passando per Elena Apollonio e Pierino Crema. E ovviamente gli esclusi non la prendono bene. In compenso ci sono quasi tutti quelli dell’opposizione, con l'eccezione dell'ex candidato sindaco del centrodestra Paolo Damilano. Caso o perfidia? L’attacco al Codice degli appalti, infine, non deve aver troppo lusingato l’ex parlamentare Pd Stefano Esposito, presente in sala, che di quel provvedimento è il padre.

Per il resto poche le novità annunciate durante il lungo intervento del sindaco che parla di un piano da 4 miliardi di euro: risorse che pioveranno su Torino grazie al Pnrr mentre il “Patto” siglato con l'allora premier Mario Draghi consentirà di rimettere in sesto le disastrate casse comunali e riportare a zero il disavanzo monstre accumulato in questi anni. Infine la notizia che Torino avrà il suo city branding perché “è un prodotto fantastico che va promosso in Italia e soprattutto all’estero”. La gara per il marchio della città si svolgerà nel 2023 e “ci consentirà una migliore promozione nel mondo, un’immagine coordinata e la possibilità di investire ancora meglio nel turismo e nella cultura”.

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