RETROSCENA

Forza Italia teme la concorrenza:
non vuole liste civiche e Moderati

I movimenti in corso attorno a Cirio agitano il partito di Berlusconi in Piemonte. Alle prossime regionali rischia di finire stritolato tra Terzo Polo e il rassemblement centrista che si sta formando a sostegno del governatore. Con FdI per nulla contraria

L’allarme azzurro scatta con notevole anticipo, ma non senza motivo. È vero che in Piemonte manca più di un anno alle elezioni regionali, ma è altrettanto vero che i segnali circa la formazione di un piuttosto vasto rassemblement – da formazioni civiche a possibili rischieramenti di alcuni partiti centristi – a sostegno di Alberto Cirio nel caso di una sua ricandidatura sono, via via, sempre più evidenti e questo preoccupa non poco Forza Italia. E ne ha ben donde il partito di Silvio Berlusconi in terra allobroga.

Qui, come altrove, l’esito del voto politico del 25 settembre ha segnato pesantemente i due alleati di Fratelli d’Italia, con la differenza che uno di essi esprime proprio l’attuale governatore che pur non avendo ancora deciso (o se in cuor suo lo ha fatto non lo ha, per ora, comunicato) il suo futuro politico è più che virtualmente il probabile ricandidato per il centrodestra. Una differenza non da poco che non sfugge ai capataz azzurri, pur legittimamente rinfrancati dai due ministri (il coordinatore regionale Paolo Zangrillo e il suo predecessore Gilberto Pichetto), ma consci del rischio dell’erosione di voti che potrà subire, non ultimo dalla presenza del Terzo Polo

Il civismo su cui s’incammina il mancato sindaco di Torino Paolo Damilano, il probabile cambio di fronte dei Moderati di Mimmo Portas, la formazione Piemonte nel Cuore dell’ex consigliere regionale sovranista di radice aennina oggi braccio destro di Cirio in Piazza Castello Gian Luca Vignale, insieme ad altre liste e offerte elettorali sempre di matrice civiche che stanno fermentando, non possono che apparire agli occhi del berluscones come vasi capillari di una emorragia di consensi del già emaciato partito azzurro.

Cirio candidato con ottimi chance, ma paradossalmente involontaria causa di un’ulteriore mazzata nelle urne? Sì, se attorno a lui cresceranno in maniera forte, come pare annunciarsi, quelle offerte agli elettori che Forza Italia dovrebbe cercare di arginare in una missione oggettivamente difficile, se non impossibile. Almeno questo è il ragionamento che si sta facendo, senza ammetterlo pubblicamente, nel partito del Cav, ma anche e soprattutto di Cirio, guardando alla prospettiva del 2024. E proprio al governatore toccherà rispondere in maniera fattiva e convincente ai timori. In parte potrebbe aver già incominciato a farlo, lasciando trapelare la sua intenzione di contenere il numero di liste a suo supporto, limitandole oltre a quelle dei partiti a qualche espressione civica e d’opinione adeguatamente amalgamata e compattata. 

Una preoccupazione, quella di Forza Italia, che non trova corrispondenza tra i Fratelli d’Italia i quali se fino a non molto tempo addietro, ovvero fino a quando non avevano raggiunto l’enorme e rapido successo elettorale che ha portato Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, non plaudivano certamente al proliferare di liste nel centrodestra, oggi strategicamente pare abbiano mutato opinione. Non ci vuol molto a comprendere come, nella visione “fraterna”, a più proposte elettorale a sostegno di Cirio e nell’ambito moderato della coalizione corrispondano meno voti al partito di Silvio Berlusconi. Detto più brutalmente: meglio che i voti che, intanto non andrebbero a FdI, vadano a formazioni minori anziché all’alleato azzurro. 

L’altro, la Lega, leccandosi ancora le ferite rimediate il 25 settembre e difficilmente potrà alzare troppo la voce contro quelle liste “del presidente” o come si definiranno, visto che proprio uno dei suoi governatori di maggior consenso come Massimiliano Fedriga sta lavorando alacremente in tale direzione, per non dire del suo omologo veneto Luca Zaia che proprio con la sua lista sbancò alle urne, provocando uno stranguglione in via Bellerio. Lo stesso rischia di capitare, tra poco più di un anno, a Forza Italia in Piemonte con esiti ben peggiori. Da qui l’allarme, in forte anticipo, ma per nulla immotivato e destinato a crescere nei mesi a venire quando, finita la festa per i due ministri e le altre poltrone di sottogoverno, si staglierà con maggior nettezza la prospettiva del voto regionale. E il pericolo che si tramuti, per il partito del presidente, in un letale salasso.

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