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Il Comune è una grande famiglia

Il caso Martina si allarga: dagli affetti più stretti ai rampolli del milieu progressista. E spunta un appalto da 400 mila euro alla coop gestita dal compagno dell'assessore Curti

BUIO a Palazzo di Città

L’affare (o affaire) si ingrossa e la famiglia si allarga. E a quella naturale, abbondantemente foraggiata dalla super dirigente del Comune di Torino Anna Martina (foto sotto) si aggiunge quella politica: intrecci che coinvolgono nomi illustri della città e del mondo della Cultura subalpino. Così, mentre la Procura, acquisito il cd con tutti gli affidamenti sotto soglia dell’amministrazione dal 2006 a oggi, decide di aprire un’inchiesta e il city manager Cesare Vaciago, incalzato dal sindaco, affretta l'indagine interna, viene alla luce un sistema che va ben al di là del ristretto nucleo familiare composto dal marito della Martina Walter Barberis e dal figlio Marco. Una famiglia che ha trovato ristoro ovunque: dall'organizzazione delle Olimpiadi alle mostre per i 150 anni dell'Unità d'Italia, dagli assessorati all'agenzia turistica. Ma il "sistema Martina" ha allargato le sue maglie anche ad altre schiatte celebri della città, i cui rampolli entravano dal portone di Palazzo Civico come fosse una residenza di famiglia.

 

PUNTATE PRECEDENTI - Il polverone si è sollevato due settimane orsono, quando tra gli affidamenti diretti – ovvero senza gara d’appalto – del Comune sono spuntate una serie di consulenze offerte “a sua insaputa” dalla Martina, super dirigente del settore Cultura, alla Punto Rec Studios di cui il figlio Marco Barberis èsocio, detenendo il 44% delle quote. In totale si parla di circa 40 mila euro, più altri 70 mila ottenuti dal Comitato Italia 150, organo di cui Martina faceva parte come responsabile delle Officine Grandi Riparazioni, che ospitarono la mostra “Fare gli italiani” organizzata, guarda un po’, da Walter Barberis, marito della manager pubblica.

 

LA RETE - La Martina mette piede a Palazzo di Città – rigorosamente senza nessun concorso – per volontà dell’allora assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri. Con lui ha iniziato la sua ascesa che l'ha portata ad avere carta bianca su manifestazioni ed eventi legati alla città di Torino, dalle Olimpiadi all’anniversario per i 150 anni dell’Unità d’Italia. E dal settore Cultura del Comune, oltre ai parenti (della nuora Silvia Bertetto Giannone si è già parlato a lungo) sono passati illustri rampolli, a partire da Barbara Papuzzi, figlia del noto giornalista, successivamente approdata allo studio Mailander, che ricorre in più occasioni negli affidamenti diretti del Comune di Torino. Non è tutto. Fondamentale deve essere stata anche la consulenza ottenuta da Alessandro Vivanti, figlio di Corrado Vivanti, storico del ‘700, professore universitario di lungo corso e colonna portante dell’Einaudi, recentemente scomparso, che fece entrare Walter Barberis – marito della Martina – ai piani alti della casa editrice, di cui oggi è segretario. Suo figlio redigeva testi per la promozione della città e correggeva brochure promozionali: percepì 14.536,70 euro per l’anno 2008 e 34.588,09 euro per l'anno 2009 e 2010. E nello staff di Alfieri è transitato anche Matteo Bagnasco, figlio di Arnaldo Bagnasco, sociologo di fama ben noto ai salotti della sinistra radical chic della città. Tutti bravi ragazzi, nessuno lo mette in dubbio, ma ciò che lascia perplessi è il concentrato di cognomi blasonati, tutti nello stesso piano del Palazzo, tutti chiamati dalla medesimna dirigente. Qualcosa non va.

 

TENGO FAMIGLIA - Anna Martina, però, non è l’unica ad avere famiglia. E’ ormai noto alle cronache il caso di Anna Maria Cumino, moglie del deputato Pd Mimmo Lucà e presidente della Coop Solidarietà che compare nel cd incriminato, così come la coop Eta Beta, presieduta da Donatella Genisio, sorella della consigliera comunale democratica Domenica Genisio. Infine si prenda il caso di Ilda Curti (foto accanto) assessore con Sergio Chiamparino e rottamatrice pentita per ottenere una conferma nell’esecutivo di Piero Fassino. Nel 2009 il Comune di Torino individua nel Csi la stazione appaltante per una gara europea “per il servizio di supporto metodologico e di ricerca nell’ambito delle politiche di sicurezza integrata”da 419.790 euro: se l’aggiudica una Rti in cui a fare la parte del leone è l’associazione Amapola, il cui presidente, Marco Sorrentino è il compagno dell’assessore Curti, mentre la sorella Nicoletta Curti, vi ha lavorato fino a poco tempo fa, prima di approdare alla corte del sindaco milanese Giuliano Pisapia. Nulla di male, anche i parenti dei politici devono lavorare. Certo, se fossero casi isolati.

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