TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Parte da noi" la scalata di Schlein

Tutto secondo copione. La deputata finto-descamisados si candida al congresso. "Voglio diventare la segretaria del nuovo Pd". Il suo curriculum è più di un programma politico: cittadina americana, svizzera e italiana, figlia di luminari, bisessuale, amazzone Lgbtq

Elly ti presento Schlein. La deputata italo-svizzera-americana si candida alle primarie per la segreteria del Pd. “Parte da noi”, come recita il titolo della manifestazione al Monk di Roma, tempio del fighettume di sinistra, la versione capitolina della gauche-caviar da apericena. “Non siamo qui per fare una nuova corrente o per tenerci quelle di adesso, ma per superarle con un’onda di partecipazione. Non ci saranno mai gli schleiniani – è stato il suo esordio –. Se lo facciamo insieme io ci sono, non mi tiro indietro, costruiamo insieme questa candidatura per dimostrare che io posso diventare la segretaria del nuovo Pd. Insieme a voi voglio diventare la segretaria del nuovo Pd”. Sfiderà il suo ex presidente, Stefano Bonaccini, da ieri in tandem con il sindaco di Firenze Dario Nardella, mentre resta da capire che fine faranno gli altri due candidati scesi in campo finora: il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci, che piace a Goffredo Bettini e Andrea Orlando, e l’ex ministro dei Trasporti Paola De Micheli, la donna che fin da settembre si è detta disponibile a combattere in nome “degli iscritti così spesso umiliati”.

“Io mi rimetto in viaggio, per riascoltare la base, i circoli – annuncia la Schlein –. La fase costituente non può finire con le primarie, anche dopo servirà il coraggio di cambiare. Serve una cosa nuova, perché quello che siamo stati fino a qua non basta. Non sprechiamo la Costituente, è una sfida, non la vince chi si candida ma una comunità, bisogna valorizzare una nuova classe dirigente, con amministratrici e amministratori”. Cose che si promettono un po’ tutti, nulla di che e ancor meno di nuovo. “Da oggi ci mischiamo e ci organizziamo. Chi arriva oggi arriva alla pari. Nessuno venga con l’idea di condizionare, venite liberi o non venite affatto, una scommessa sull’autonomia delle persone – ha detto proseguito –. Il partito non ha bisogno di essere immobilizzato, ma mobilitato, serve un rinnovamento forte del gruppo dirigente per scardinare le logiche di cooptazione correntizia. Questo Paese fa fatica a pensare che una donna possa farsi strada senza essere strumento di altro, dimostreremo il contrario. Ai candidati uomini non si va a vedere chi ci sta dietro. Non ho mai accettato e non accetterei adesso la cooptazione”. Se non la cooptazione devono aver giocato certo a suo vantaggio radici famigliari e solide relazioni nazionali e internazionali per diventare a 29 anni europarlamentare e a 35 vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.

Mandata in soffitta la stagione adolescente di #OccupyPd e le ruggini con Matteo Renzi – cui ha riservato parole al fiele (“Va il merito di aver spinto me e tanti altri fuori dal Pd. Ha lasciato macerie e se n’è andato a fare altro”), ora riprenderà la tessera “per rispetto di questa comunità, per entrare in ascolto e in punta di piedi. Sono disponibile ad accettare ogni esito del congresso e a lavorare dal giorno dopo per l’unità”. Poi, sul futuro del Pd, ha aggiunto: “Vogliamo far partire un percorso collettivo plurale che porti un contributo alla costruzione di un nuovo Pd. Non siamo qui per far partire una resa dei conti identitaria, ma per far partire un nuovo partito e salvaguardare il suo pluralismo”.

La cifra del suo impegno è piuttosto scontata. “Il governo Meloni si è insediato da poco e ha già mostrato il volto della peggiore ideologia di destra di questo Paese”, ha attaccato. “Non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella Manovra si restringe Opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli”. Schlein ha parlato anche di sanità, dicendo che bisogna “difendere” quella “pubblica universalistica dagli attacchi di chi vuole privatizzare”. Poi ha ricordato che “il lavoro deve tornare a essere un tema centrale per il Pd. Per farlo non basta dirlo, bisogna capire come migliorarlo”. Tutto inserito in un orizzonte più ampio: “La visione del futuro che parte da noi parte da tre sfide cruciali: diseguaglianze, clima e precarietà. Le destre non ne parlano, è come se vivessero in un altro Paese”.

Ma chi è Eddie Schlein? “Il più perfetto prodotto da laboratorio liberal-radical-progressista: gauche al ragù e sociostile bourgeois-bohème”, ha scritto in un articolo magistrale Luigi Mascheroni. Classe 1985, cittadina americana, svizzera e italiana, figlia di accademici: la madre è Maria Paola Viviani, docente di diritto pubblico comparato e il padre politologo, Melvin, è americano. Dopo aver frequentato il liceo a Lugano, dove insegnava il padre, si trasferisce a Bologna per studiare prima al Dams, “per sfizio”, e poi Giurisprudenza. Poco prima della laurea, nel 2008, è volontaria alla campagna elettorale del futuro presidente degli Stati Uniti Barack Obama contro John McCain, esperienza che replicherà nella successiva ricandidatura di Obama nel 2012. Vicina a Beppe Civati, nel 2014 viene eletta al Parlamento europeo. “Bisessuale, amazzone delle battaglie Lgbtq, una giovinezza trascorsa nella confort zone fra la Ztl e il ddl Zan, famiglia dell’establishment ed ebrea aschenazita ma rigorosamente anti Israele, outfit da centro sociale senza mai averci messo piede, e frequentazioni che non si possono definire di ambito proletario. Perfetta per candidarsi a prossimo segretario del Partito democratico”, ironizza Mascheroni.

Il 20 settembre il quotidiano britannico The Guardian l’aveva definita “la stella nascente della sinistra italiana”, paragonandola alla deputata Alexandria Ocasio-Cortez, la donna più giovane ad essere eletta parlamentare nella Storia americana. Nel 2020 in un’intervista rilasciata a Daria Bignardi nel salotto del programma L’Assedio fa coming out. “Ho amato molti uomini e ho amato molte donne”, disse. “In questo momento sto con una ragazza e sono felice finché mi sopporta…”. Insomma, piace alla gente che piace. È bravissima a detta di tutti. Ma ancora più brava è l’agenzia di comunicazione politica americana che l’ha presa sotto la sua ala: la Social Changes, famosa per aver curato le campagne digitali di molti candidati dem negli Usa, a partire proprio da Obama, “e che è sbarcata da tempo in Italia con l’obiettivo di costruire una sinistra transnazionale in grado di battere la destra”, chiosa Mascheroni che stila un elenco di amici della Schlein non proprio da sottoproletariato urbano: “Fabrizio Barca, Alessandro Zan, Gassmann, Sandro Veronesi, il regista Gabriele Muccino, la Boldrini, la Murgia, Concita De Gregorio, la Bignardi, la Michielin, Rula Jebreal e la Ferragni”. Della serie, dimmi chi sono i tuoi amici e ti dirò chi sei.

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