CINQUE CERCHI

Olimpiadi, Appendino gela Lo Russo: "Pensi al ghiaccio non a salto e bob"

L'ex prima cittadina (che si è fatta sfuggire i Giochi nel 2018) s'inserisce nel dibattito di questi giorni: "Torino si focalizzi sull'Oval". Asse con i sindaci di montagna, freddi all'idea di rimettere in piedi il circo olimpico per ospitare discipline di scarso appeal

Torino si focalizzi sul ghiaccio e lasci stare gli impianti di Cesana (bob) e Pragelato (salto)”. S’inserisce anche Chiara Appendino nel dibattito sulle Olimpiadi del 2026 e sulla possibilità che il Piemonte e le sue montagne tornino in pista visti i ritardi che si stanno accumulando in Veneto e Trentino. E lo fa senza negarsi una stoccata al suo successore, Stefano Lo Russo. “Riutilizzare l’Oval, come sosteniamo da tempo, rappresenterebbe una straordinaria opportunità sia per Torino sia per l’Italia e contribuirebbe a un sensibile contenimento dei costi per il comitato organizzatore e per il Paese” afferma l’ex sindaca in una nota assieme al deputato Antonino Iaria, i quali però vorrebbero evitare che venissero spesi altri soldi per gli impianti di montagna. Proprio l’amministrazione pentastellata di Appendino era stata al centro di una bufera nel 2018 quando al momento della presentazione della candidatura decise di sfilarsi (“fummo esclusi” è sempre stata la versione dell’ex sindaca) a causa delle divisioni interne al gruppo consiliare, in buona parte contrario a una riedizione della kermesse a cinque cerchi. Uno dei più esagitati, il consigliere Damiano Carretto che poi ha lasciato il M5s, nel pieno della trattativa arrivò a chiedere le dimissioni del presidente del Coni Giovanni Malagò. Lo stesso Iaria quattro anni fa, a Olimpiadi ormai perse, si chiedeva: “Due o tre gare sul nostro territorio avrebbero poi portato una grande ricaduta?”. Ora, a quanto pare, fanno gola.

Sia come sia oggi Torino potrebbe realmente tornare in partita. “L’amministrazione torinese guidata dal Movimento 5 Stelle ha sostenuto sin dal principio la bontà del riutilizzo degli impianti esistenti come modello di grande evento, prima con il dossier di candidatura presentato nel 2018 e poi con le missive ufficiali inviate agli organi competenti co-firmate con i presidenti della Regione Sergio Chiamparino e Alberto Cirio – prosegue la nota –. Nelle valutazioni dei rischi e delle opportunità era anche stata soppesata la possibilità di ritardi e di aumenti spropositati dei costi, come poi accaduto nelle più recenti edizioni. Questi rischi stanno emergendo anche oggi e, ancora una volta, stanno diventando realtà per chi si è assunto l’onere organizzativo”.

Quando il sindaco metropolitano Lo Russo ha annunciato la sua disponibilità a concedere gli impianti olimpici (anche quelli di montagna) per correre in soccorso degli organizzatori di Milano-Cortina, il collega di Cesana Roberto Vaglio aveva manifestato più di una perplessità: “Ci hanno chiesto di fare un progetto di recupero ambientale dell’area dove c’è quell'impianto, noi stavamo lavorando a quello finanziando anche uno studio di fattibilità. Adesso mi dicono che ci hanno ripensato e vorrebbero risistemare la pista”. Una posizione su cui si allinea Appendino: “La penso come lui”.

Da settimane ormai cresce l’interesse attorno all’eredità olimpica di Torino in termini di impianti, visto l’aumento dei costi per la realizzazione di nuove strutture e i ritardi che stanno accumulando gli organizzatori. Già durante le Atp Finals Cirio e Lo Russo manifestarono la loro disponibilità al ministro dello Sport Andrea Abodi, poi ribadita anche a Malagò. Il 15 dicembre è stato respinto l’emendamento alla manovra con cui il deputato Pd Mauro Laus aveva chiesto lo stanziamento di 15 milioni per rimettere in sesto la pista di bob di Cesana, ma il dibattito non si è mai placato.

Il prossimo 9 gennaio il Cio (Comitato olimpico internazionale) dovrebbe prendere una decisione sull'argomento. Possibile che, scavalcando i comitati organizzatori locali e in asse con Malagò, decida di coinvolgere anche Torino. Se, e in quale misura, non è ancora dato saperlo.