VERSO IL 2024

Europa o bis in Regione, Cirio al bivio.
Ma tutte le strade passano da Meloni

Il governatore ha messo in agenda una missione romana per incontrare i leader del centrodestra, dopo annuncerà la sua decisione. A Palazzo Chigi si inizia a ragionare sul successore di Gentiloni. Le chance in una partita assai complicata per la premier

Per il centrodestra vuole essere non un problema ma un’opportunità. Con questo approccio, un po’ da civil servant della politica e un po’ erede di quell’antica scuola ossequiente all’assunto del “se il partito me lo chiede…”, Alberto Cirio guarda al suo futuro e, nel presente, mette in agenda una missione romana per incontrare i leader della coalizione. Non un problema, ma un’opportunità, che si guardi al Piemonte oppure all’Europa: il governatore prima di decidere cosa fare nel 2024 vuole proprio confrontarsi con Silvio BerlusconiMatteo Salvini e, soprattutto, Giorgia Meloni.

Inutile nascondersi che la golden share ce l’abbia proprio la premier. Perché Giorgia, oltre a essere donna, madre e cristiana è tante altre cose: presidente del Consiglio, leader del centrodestra, capo del principale partito di maggioranza, ma anche presidente di Ecr, il partito europeo dei Conservatori e Riformisti. Dunque quale miglior occasione dell’incontro con la Meloni, nelle sue varie vesti, potrebbe avere Cirio per affrontare la questione del suo destino, intrecciandolo con quello politico del centrodestra? L’inquilina di Palazzo Chigi dovrà, infatti, quasi contemporaneamente alle elezioni regionali ed europee pensare a chi mandare alla Commissione Europea al posto di Paolo Gentiloni, anche se non sulla stessa poltrona.

Fotografando la situazione ad oggi e mettendo in conto tutte le variabili che potranno comparire nel prossimo anno e mezzo, è immaginabile che possa essere un esponente del partito della Meloni a diventare commissario europeo? Difficile, se non altro per la famiglia europea cui appartiene FdI a Bruxelles, un raggruppamento che include 19 formazioni nazionaliste e euroscettiche (come i polacchi di Diritto e Giustizia e gli spagnoli di Vox). E per analogo motivo non si prefigurano grandi chance per un leghista, giacchè il partito di Salvini è in Id, gruppo nel quale siede Marine Le Pen. E semmai la Lega potesse trovare un pertugio in Europa con il suo esponente più digeribile (e trasversalmente apprezzato) qual è Luca Zaia, è lo stesso governatore del Veneto a escludere un suo interesse, come dimostra il suo impegno a far modificare la legge per consentirgli un altro giro a Palazzo Balbi.

Con un po’ di circostanze favorevoli e con un po’ della fortuna che spesso lo assiste, Cirio potrebbe avere le carte in regola per coronare il suo sogno, tanto inconfessato quanto noto: fare il commissario europeo, magari all’Agricoltura che per lui sarebbe l’apoteosi. Profilo moderato, famiglia dei Popolari europei, esperienza di cinque anni da parlamentare a Strasburgo prima di arrivare in piazza Castello, insomma quella di Cirio potrebbe essere una delle (non molte) figure spendibili in Europa per il centrodestra di Governo. 

Sarà questo incrocio tra le necessità del centrodestra in Europa e quelle sul fronte delle Regioni, con la necessità di mantenere ben salda la guida del Piemonte per il prossimo quinquennio, l’argomento principale dell’incontro con la Meloni, così come quelli con gli altri due leader del centrodestra con i quali Cirio vanta ottimi e consolidati rapporti. Il governatore sa bene come, sia pur mutato, il peso della Lega sia da tenere in debito conto, per non dire del parere (e degli ascoltati consigli) di Berlusconi, cui deve la candidatura che lo portò per un lustro in Europa prima e quella che gli ha consegnato il Piemonte poi. E, in una sorta di ricorso vichiano, è proprio nuovamente su quelle due strade che ora s’incammina Cirio. Almeno fino alla sua imminente tappa romana.

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