TRAVAGLI DEMOCRATICI

Per votare Pd bisogna essere malati, accordo pateracchio sulle regole

Trovato un compromesso sul regolamento delle primarie: online solo infermi e fuorisede. Intanto Benifei sceglie Bonaccini e si emancipa da Orlando, gli "arcobaleno" di Torino su Schlein. E Berruto manda avanti sua moglie

L’accordo è arrivato solo nel tardo pomeriggio dopo che la Direzione era stata posticipata alle 19 per cercare fino all’ultimo una mediazione. Alle primarie del Pd sarà ammesso anche il voto online ma solo per alcune categorie ben delimitate di elettori come i residenti all’estero, i malati o invalidi gravi impossibilitati a recarsi ai gazebo o gli abitanti di comunità talmente isolate da non poter raggiungere facilmente i seggi. Così anche sul Moncenisio potranno scegliere tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein (Gianni Cuperlo e Paola De Micheli saranno esclusi dalla competizione alle convenzioni degli iscritti) senza dover scendere a valle. Sembra lunare eppure nel Pd, che ormai i sondaggi danno al 14 percento, di questo si è discusso dall’inizio del nuovo anno. Anche la road map ormai è definitiva: il 22 gennaio l’assemblea costituente, il 27 la consegna delle candidature, dal 3 al 12 febbraio il voto nei circoli (la prima fase del congresso in cui degli attuali quattro candidati verranno indicati i due finalisti), il 26 febbraio le primarie, subito dopo la scoppola di Lazio e Lombardia. La Direzione riunita da remoto ha dato il suo via libera, con nove astenuti e un solo voto contrario. Sull’Aventino la De Micheli che non ha partecipato al voto.  

“Da domattina ci confrontiamo su temi e questioni di contenuto che interessano gli italiani”, ha affermato risoluto Enrico Letta nel suo intervento. E sarebbe anche il momento. Intanto le ultime ventiquattr’ore sono servite anche per fissare gli ultimi endorsement: l’eurodeputato ligure Brando Benifei sceglie Bonaccini e prova a emanciparsi definitivamente dall’ex pluriministro Andrea Orlando, il suo collega a Bruxelles Daniele Viotti si schiera con Schlein, portandosi dietro tutta la sinistra arcobaleno del Pd torinese. La “quota Cuperlo” di cui si avvale ormai da oltre un lustro, consente al senatore torinese Andrea Giorgis di essere inserito tra i primi venti componenti della Commissione Congresso, assieme alla compagna di corrente Barbara Pollastrini. Nessuna notizia ancora di sostenitori piemontesi di De Micheli.

Per capire l’aria che tira nel regolamento è stata inserita anche una norma “Salva Primarie” che impone ai candidati di “riconoscere i risultati delle assemblee di circolo e delle elezioni primarie come certificato” dalle commissioni di garanzia del partito. Non solo: I candidati si impegnano anche “a deferire all’atto dell’accettazione della candidatura qualunque questione, quesito, controversia, di tipo regolamentare, interpretativo o inerente allo svolgimento delle operazioni di voto e di scrutinio esclusivamente agli organi previsti dal presente Regolamento”.

Oggi a Roma Piero Fassino attacca la (nuova) corrente nata dopo il cortocircuito di AreaDem e la rottura del sodalizio con Dario Franceschini. “Con Bonaccini per un nuovo Pd” è il titolo della conferenza stampa che il Lungo ha organizzato assieme all’eurodeputata Patrizia Toia, al sindaco di Pesaro Matteo Ricci, al senatore Gianclaudio Bressa e ad altri parlamentari un tempo sodali dell’ex ministro della Cultura. Ha già un nome la nuova componente che nascerà all’ombra dell’ultimo segretario della Quercia: “Iniziativa democratica”, e pazienza se era già il nome della corrente di Fanfani e Moro, la prima nella Dc che aprì al centrosinistra. Il 21 gennaio Fassino sarà invece a Torino, al Polo del Novecento, per una iniziativa assieme ai fedelissimi della sua città, capitanati dal capogruppo Pd in Regione Raffaele Gallo.   

In Piemonte la scelta di campo di Benifei potrà finalmente sbloccare l’impasse legata al consigliere regionale (e candidato in pectore alla segreteria regionale) Mimmo Rossi. Sostenuto da quasi tutta la mozione Bonaccini (a partire dai compagni di banco Daniele Valle e il già citato Gallo), Rossi attendeva la mossa del capodelegazione dem al Parlamento europeo, con cui ha condiviso la kermesse romana Coraggio Pd, per poter formalizzare anche la sua adesione alla proposta del governatore emiliano. Assieme a Viotti, annunciano l’appoggio a Schlein anche l’assessore ai Trasporti di Torino Chiara Foglietta, il vicepresidente della Città Metropolitana Jacopo Suppo ed Elena Miglietti, legata sentimentalmente al deputato Mauro Berruto. Evidentemente Dario Franceschini ha fatto scuola e così anche l’ex cittì della nazionale di volley ha lasciato che fosse la sua consorte a fare da apripista. Pur avendo aderito alla mozione Schlein questo gruppo resta orientato a sostenere Rossi in Piemonte. Un po’ per scelta un po’ per mancanza di alternative. E tanto per convenienza.

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