UNIVERSITÀ

Ultimo anno di Saracco al Poli,
parte la corsa alla successione

Lungo i corridoi di corso Duca degli Abruzzi sono almeno tre i nomi che circolano, ma è impossibile fare pronostici. Il peso dei dipartimenti e le divisioni in Architettura. Di certo il sindaco-professore Lo Russo non si limiterà a fare da spettatore

Con la prolusione odierna, all’inaugurazione dell’anno accademico, si apre di fatto l’ultimo giro di calendario per il rettore Guido Saracco che nel marzo del prossimo anno concluderà il proprio mandato al vertice del Politecnico di Torino. Un lustro in cui il Magnifico di corso Duca degli Abruzzi ha faticato a lasciare il segno: il masterplan più volte annunciato sarà realizzato dal suo successore, durante il Covid gli è stato spesso rinfacciato di aver redatto manuali per le riaperture di aule e uffici ineccepitibili sulla carta mentre il suo ateneo rimaneva blindato e le lezioni proseguivano da remoto. Infine il lungo tira e molla per la candidatura a sindaco, il rapporto privilegiato con Chiara Appendino e infine il passo di lato. A dicembre l’ultimo colpo subito in Senato accademico dove Saracco è finito in minoranza sul rinnovo del rapporto di collaborazione con l’Agenzia europea Frontex: 10 voti contrari, tra cui il suo, 19 favorevoli tra i quali spiccavano quelli di tutti o quasi i direttori di dipartimento.

Abile affabulatore, efficace conferenziere, accorto tessitore di relazioni che si estendono ben oltre il perimetro accademico con un  interesse per la politica che i suoi detrattori definiscono morboso, ora Saracco è al suo ultimo giro di boa. Che farà il rettore tra un anno? “Deve stare attento a non fare la fine di Ajani” è la battuta più perfida che gira tra i prof del “Poli”. Il riferimento è all’ex numero uno dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani, un altro che è stato a lungo sedotto dal canto dei Cinquestelle fino a essere sul punto di candidarsi per uno scranno in parlamento. Ora ha una cattedra nel Dipartimento interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio, dove insegna Diritto privato comparato: chi è pratico di quei boschi lo definisce una sorta di refugium peccatorum.

I rapporti con i vertici istituzionali locali non sono eccelsi, prova ne è, secondo alcuni osservatori, il modo in cui Stefano Lo Russo e Alberto Cirio lo hanno tagliato fuori dall’accordo con Stellantis su Mirafiori: in altri tempi il Politecnico avrebbe fatto la parte del leone. E non sfugge a nessuno che il sindaco di Torino, non certamente tra i suoi estimatori, è anche un docente del Poli e che pur senza intervenire a gamba tesa nelle dinamiche dell’ateneo si riserverà un discreto spazio di manovra per orientarne i futuri assetti.

Intanto, è già partita la lunga corsa per la successione. A marzo 2024 Saracco concluderà il suo mandato e lungo i corridoi di corso Duca, nei capannelli tra i docenti più influenti, sono tre i nomi che circolano con più insistenza. Due rispondono a una logica che prevede un testa a testa, uno è quello che invece potrebbe rappresentare una sorta di mediazione, la soluzione “unitaria” sul modello di Marco Gilli, il predecessore di Saracco che nel 2012 rilevò lo scettro direttamente da Francesco Profumo di cui per sei anni ne fu il braccio destro, attualmente negli Usa come addetto scientifico presso l’Ambasciata d’Italia a Washington

Tra coloro che hanno già avviato discretamente i primi sondaggi ci sono il vicerettore Stefano Corgnati e il direttore di Scienza applicata e Tecnologia Paolo Fino. Il primo può contare sull’appoggio di buona parte della cosiddetta Area Sud del Politecnico, dov’è insediato il potente dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale, l’altro dovrebbe riuscire a compattare i colleghi del Disat. Certo quest’ultimo paga il fatto di provenire dallo stesso dipartimento di Saracco, inoltre di lui non è sempre apprezzata l’impostazione darwinista secondo cui “se pubblichi e porti contratti sei bravo, altrimenti…”. Bisognerà capire come si schiererà la cosiddetta Area Nord, quella che dà su via Montevecchio e che ospita i dipartimenti di Elettronica e Telecomunicazioni e di Automatica e Informatica; e poi “chissà come si dividerà questa volta Architettura” scherza la nostra fonte con riferimento all’incapacità degli architetti di muoversi uniti. E gli “ambientali” (Ambiente e Territorio) come si schiereranno? Tanti gli interrogativi a più di un anno dalle elezioni.  

L’alternativa è che si eviti la conta. E infatti c’è chi già immagina una più suggestiva ipotesi di mediare tra le parti per coagularle attorno al nome di colei che potrebbe diventare la prima donna a capo dell’ateneo torinese. Si parla, sottovoce, di Laura Montanaro, pro‐rettrice dal 2012 al 2016 e poi nuovamente dal settembre 2021 ad oggi, è ordinario di Scienza e Tecnologia dei materiali.

print_icon