CENTRODESTRA

Autonomia, FdI avverte la Lega:
"La riforma non è solo vostra"

Salvini sventola la bandiera, ma in Piemonte il capogruppo meloniano Bongioanni sottolinea: "Non c'è un solo attore". E il segretario regionale Comba ribadisce: "Percorso parallelo al presidenzialismo". Intanto Cirio plaude alla Meloni (e si scorda Calderoli)

“Questa riforma non ha un attore solo”. Se la Lega in Piemonte, così come nelle altre regioni del Nord, aveva in mente di recitare la parte del protagonista assoluto sul palcoscenico dell’autonomia rafforzata, l’avviso che arriva dai Fratelli d’Italia con il loro capogruppo in consiglio regionale Paolo Bongioanni è decisamente chiaro.

Ancora di più la risposta alla domanda se il partito avrà il pallino in mano di questa partita che, dopo l’approvazione del testo portato dal ministro Roberto Calderoli ieri a Palazzo Chigi, si annuncia comunque ancora lunga nei suoi numerosi passaggi. “Assolutamente no”, avverte Bongioanni. Insomma, non pensi la Lega di poter sventolare da solo la bandiera dell’autonomia e, con quella, procedere verso le elezioni regionali del 2024. “È una riforma condivisa, necessaria, ma che come abbiamo detto più volte, non può andare avanti senza procedere di pari passo con la riforma costituzionale in senso presidenzialista”, osserva da Roma il deputato e segretario regionale del partito Fabrizio Comba.

La “promessa agli italiani”, come l’ha definita Giorgia Meloni è mantenuta, ma è proprio il suo partito a rivendicare quella condivisione del percorso, che non può finire dopo il varo del testo lasciando l’incasso attuale e futuro di questa riforma all’alleato. Un controcanto al coro di esultanza che il partito di Matteo Salvini ha intonato nel giorno che con forse eccessiva enfasi definisce “storico”. Pure le ruggini interne al Carroccio, scompaiono davanti al totem autonomista, con il governatore del Veneto Luca Zaia che ringrazia il segretario “per aver portato avanti la partita, spendendosi politicamente”. 

Quello del Piemonte, Alberto Cirio, saluta “questa giornata importante per tutti, perché dopo anni di immobilismo un governo dimostra finalmente di avere la forza di ripensare l’assetto del nostro Paese, attuando una parte della Costituzione rimasta lettera morta per oltre vent’anni”. Per Cirio “più poteri alle Regioni significano più fondi per i territori e meno sprechi, perché quando le risorse vengono spese in modo più vicino a una comunità vengono investite meglio. Significa passare finalmente a una spesa standard, abbandonando invece il modello della spesa storica, che in Italia ha sempre favorito chi spendeva di più e non chi spendeva meglio. Significa anche responsabilizzare gli amministratori pubblici, mettendoli nella condizione di fare bene, ma anche di fronte alle proprie responsabilità quando invece le cose non vengono fatte”.

Non manca il governatore di riconoscere “la sapiente sintesi della presidente Meloni e del consiglio dei ministri che ha introdotto la preventiva definizione dei livelli essenziali di prestazione e l’istituzione di un fondo perequativo, pronto a correggere ogni eventuale diseguaglianza”. Una banale dimenticanza, la mancata citazione della Lega e del suo ministro? O, piuttosto, un accorto posizionamento, senza irritare l’azionista di maggioranza del centrodestra riconoscendo la primazia a quello che lo è ancora, nei seggi, dell’alleanza di governo del Piemonte?

E proprio dal fronte leghista, con il presidente della commissione consiliare sull’Autonomia, Riccardo Lanzo, si ribadisce come quello passato ieri in consiglio dei ministri sia “un testo equilibrato che rispecchia appieno il dettato costituzionale”. Lanzo aggiunge pure come “adesso sarà fondamentale trasferire consapevolezza di questo percorso anche e soprattutto agli enti locali, i veri attori dell'autonomia per le funzioni amministrative”. Insomma, quel tour già da tempo annunciato per spiegare una riforma, i cui tempi per la sua completa attuazione non si annunciano brevi e certamente valicheranno l’appuntamento elettorale del 2024. Quando la Lega difficilmente potrà sventolare da sola, come trofeo e punto di forza per riconquistare i voti perduti, il vessillo dell’autonomia. I segnali appaiono chiari fin da ora.

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