Dopo la Schlein largo al Centro 

La straripante vittoria della Schlein nei gazebo, al di là e al di fuori dei vecchi capi corrente che la appoggiavano, cambia radicalmente e definitivamente l’identità, il ruolo e la stessa “mission” politica e culturale del Partito democratico. Una affermazione pienamente democratica ed inappellabile che contribuisce anche, e soprattutto, a fare chiarezza nella cittadella politica italiana. A cominciare dalle relazioni con gli altri partiti e movimenti politici. Del resto, è evidente a tutti che il Pd della Schlein – almeno stando a ciò che ha detto, a ciò che dice pubblicamente e alla sua stessa piattaforma politica e valoriale presentati durante il lungo dibattito congressuale – ha mostrato un partito che archivia alcuni caposaldi storici di quel partito.

Il Pd, oggettivamente, sarà un partito squisitamente di sinistra e con una chiara cultura di sinistra che liquida, al di là delle battute retoriche e burocratiche, l’antico e tradizionale centro sinistra. Sarà un partito che, come sta già emergendo – e come tutti sanno, del resto – avrà nei populisti dei 5 stelle e nella galassia della sinistra radicale ed estremista il suo vero riferimento e la sua vera bussola politica. E, inoltre, sarà un partito che saluta definitivamente quella “pluralità” culturale che lo aveva contraddistinto sin dall’inizio. Una operazione di radicale cambiamento politico e culturale, appunto, del tutto legittima e anche auspicabile, che al contempo però richiede una altrettanto chiara e netta iniziativa di altri partiti e movimenti politici.

Un elemento su tutti, d’ora in poi, si impone quasi per legge. E cioè, con la segreteria Schlein potrà, finalmente, decollare un Centro politico che dispiega e costruisce una vera ed autentica “politica di centro” nel nostro Paese. Certo, anche su questo versante ci sarà la possibilità di ridisegnare con maggior chiarezza i rapporti politici per costruire programmi di governo. A livello regionale e locale come a livello nazionale. Per fare un solo esempio, sarà difficile, perché semplicemente incompatibile, che le forze riformiste e di centro nel nostro paese privilegino rapporti con la sinistra radicale da un lato o con la sinistra populista, demagogica e antipolitica dall’altro. E questo al di là di qualsiasi pregiudiziale ideologica ma solo e soltanto per un fatto politico e di coerenza politica.

Ed è proprio all’interno di questo contesto e di questa straordinaria novità che è intervenuta con le primarie del Partito democratico che s’inserisce anche il ruolo e l’azione politica concreta dei Popolari e dei cattolici sociali. Dopo la Convention nazionale dei Popolari che si è svolta a Roma sabato scorso all’Hotel Parco dei Principi, anche per quest’area culturale - che è sempre più unita e convergente anche per ciò che capita concretamente negli altri partiti - la “politica di centro” può realmente decollare. Certo, anche per chi si colloca in quest’area della politica italiana, adesso è necessario fare un salto di qualità sapendo che la novità intervenuta con il risultato delle primarie del Pd ha chiuso irreversibilmente una prospettiva che aveva caratterizzato quel partito sin dalle sue origini. Un Centro che deve, adesso, prima rafforzarsi a livello politico e programmatico con una identità chiara e definita e poi costruire un sistema di alleanze altrettanto coerenti e lungimiranti. Del resto, questo “bipolarismo selvaggio”, già alimentato e rinfocolato dalla Schlein davanti ai microfoni appena finito lo scrutinio nei seggi, non può essere la prospettiva politica che perseguono le forze di centro. Né, tantomeno, la storica cultura Popolare e cattolico democratica può assecondare una deriva che alimenta la radicalizzazione del conflitto politico e che finisce per generare quella triste e cupa sub cultura degli “opposti estremismi” che ha caratterizzato i momenti peggiori della storia democratica del nostro paese.

Insomma, le primarie del Pd hanno fatto chiarezza. E, nel pieno rispetto di quel voto e della strategia politica che lo seguirà, adesso può ripartire il Centro. Non un Centro immobile, statico e trasformista. Ma, al contrario, un Centro dinamico, moderno, riformista e autenticamente di governo. E dove i cattolici popolari, con altri filoni culturali, potranno giocare un ruolo politico decisivo ed importante non solo per i futuri equilibri politici ma anche, e soprattutto, per conservare la qualità della nostra democrazia e la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

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