TRAVAGLI DEMOCRATICI

Il Pd ha due maggioranze, braccio di ferro sulla direzione

In Piemonte gli iscritti hanno scelto Bonaccini, gli elettori Schlein. Sabato l'assemblea controllata dalla mozione del governatore dovrà eleggere l'organismo più importante del partito, quello che tra un anno voterà le liste per le regionali. Falchi e colombe nella voliera dem

È un clima di calma apparente quello che attraversa il Pd nei giorni immediatamente successivi al ribaltone delle primarie. La vittoria di Elly Schlein si è portata dietro il solito strascico di dichiarazioni, commenti, interviste ma ancora nessuno sa realmente come la nuova segretaria intenderà gestire il partito, quali rapporti instaurare con gli sconfitti, dove erigerà dei muri e dove costruirà dei ponti. A Roma come a Torino l’orizzonte è il 2024, quando europee e regionali misureranno l’effettiva capacità di attrarre gli elettori del nuovo Pd uscito dai gazebo.

Sabato l’assemblea piemontese, frutto dell’indicazione unitaria di Mimmo Rossi al vertice del partito regionale, sarà chiamata a eleggere la direzione e a indicare il nuovo presidente e tesoriere. E proprio attorno alla direzione sono già iniziati i primi contatti informali tra i maggiorenti, mentre la voliera dem si divide tra falchi e colombe. Non è un mistero, infatti, che la composizione dell’assemblea sia basata su rapporti di forza poi ribaltati dai gazebo, lo stesso Rossi è espressione della mozione Bonaccini che in Piemonte è stata letteralmente travolta dalla valanga Schlein. Ed è per questo che tra i sostenitori della segretaria c’è chi si agita per chiedere un ribaltamento dei rapporti di forza così come determinato dalle primarie. La direzione è l’organismo che tra un anno deciderà il percorso per scegliere il candidato governatore e che voterà le liste per le regionali: il vero fulcro del partito. Sarà indicata dall’assemblea che è composta per oltre il 60 percento dai supporters di Bonaccini. “C’è qualcuno che ha sottoscritto un accordo sganciando l’elezione del segretario regionale dalle primarie nazionali e ora che si sente più forte vorrebbe tornare indietro” sintetizza sornione chi nel Pd ne ha viste tante. “Ma tu hai mai visto una direzione che rappresenta una maggioranza diversa dall’assemblea?”. La domanda è retorica, la risposta scontata.

La sensazione è che mentre nelle retrovie aleggia un certo spirito di rivalsa, nelle prime file della mozione vincitrice c’è piuttosto la voglia di tenere insieme il partito. Lo ha dimostrato l’assessora torinese Chiara Foglietta che tende la mano verso gli sconfitti. Anche perché quello che è accaduto domenica è un unicum: è vero che i gazebo (dove si sono recati tanti elettori che di rado hanno frequentato i lidi dem) hanno premiato Schlein, ma gli iscritti, quelli che hanno tenuto aperto sezioni e circoli e si sono sobbarcati la gran mole della chiamata alle urne, si erano pronunciati a favore di Bonaccini. Le prime defezioni, inoltre – leggi il caso di Beppe Fioroni – hanno fatto suonare un campanello d’allarme in chi ora deve tenere tutto insieme.

È un’area composita quella che ha sostenuto “Elly” alle primarie, come dimostra la ripartizione sancita quando le varie correnti si sono spartite le quote per l’assemblea. Dei trecento componenti, il 10 percento è stato riservato al segretario, mentre i restanti 270 sono stati suddivisi per il 55 percento alla mozione Bonaccini e per il 45 percento al gruppo Schlein-Cuperlo che a sua volta si è diviso in tre parti paritarie, la corrente “Chiara” di Gribaudo e Foglietta (le due si sono molto avvicinate in questa cavalcata), l’area Orlando guidata da Anna Rossomando, e infine i cuperliani di Andrea Giorgis. Così da bravi fratelli (o per meglio dire compagni) i capataz locali si erano divisi la torta prima delle primarie. Ora, però, tutto è cambiato e nella mozione vincitrice svetta la figura di Chiara Gribaudo, la deputata cuneese che ha coordinato i comitati lungo tutto lo Stivale e che oggi viene considerata una delle donne più vicine alla nuova leader. A lei spetterà l’ultima parola e nessuno è riuscito ancora a parlarle. Tutt’intorno però c’è un certo fermento. L’altra assessora torinese Gianna Pentenero ha già fatto sapere di essere pronta (as usual) a correre per le regionali mentre dall’area Bonaccini, il parlamentare Mauro Laus tiene la posizione su Daniele Valle. E le primarie, che prima venivano brandite per mettere in discussione l’investitura del numero due di Palazzo Lascaris ora sono il rifugio per chi è passato in minoranza.

Guai però a confondere il piano nazionale con quello locale e guai a pensare che le rispettive componenti siano dei monoliti. Nella mozione Schlein c’è chi Rossi l’ha sostenuto in modo convinto e chi l’ha subito e lo stesso potrebbe valere anche per Valle.

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