TRAVAGLI DEMOCRATICI

Bye bye Bonaccini, ora i sindaci Pd giocano in proprio (con Schlein)

Il fronte dei primi cittadini dem non è più compatto al fianco del governatore e vuole trattare direttamente con la neo segretaria. Tre figure da valorizzare: Nardella, Decaro e Gori. Ma il candidato sconfitto prova ad arginarli e cerca la sponda della sua ex vice

Nessuno lo dice apertamente ma la voce s’insinua da giorni tra i principali leader delle componenti che hanno sostenuto Stefano Bonaccini. La responsabilità del tracollo alle primarie è principalmente sua. Nessuno lo vuole umiliare, tutti i suoi sostenitori ne riconoscono la “generosità”, ma ora non sarà lui a trattare con Elly Schlein a nome di tutti coloro che lo hanno votato, E se si andrà verso una gestione unitaria del partito allora c’è chi oggi immagina altre figure da valorizzare. Era facile ipotizzare che il primo colloquio bolognese tra Bonaccini e Schlein potesse essere interlocutorio, quel che avrebbe un po’ spiazzato la nuova segretaria è scoprire che soprattutto in certi ambienti il governatore emiliano non è più considerato il capofila. “Lo hanno già scaricato” sentenzia chi, protetto dall’anonimato, non ha troppo bisogno di girarci intorno. Ma chi? Si parla in particolare di quel partito dei sindaci che si era coalizzato e speso per lui da Nord a Sud, dalla Torino di Stefano Lo Russo alla Bari di Antonio Decaro. Certo con risultati diversi, giacché oltre la linea gotica Bonaccini ha tenuto, mentre le grandi città settentrionali per lui si sono tutte trasformate in Caporetto.

E forse è proprio per questo che si è affrettato ad aprire un canale con colei che lo ha sconfitto. All’indomani del responso dei gazebo già si dichiarava “a disposizione”, ora si discute di quale ruolo potrebbe ricoprire nel nuovo corso. Una nemesi grottesca l’ipotesi di diventare il vice della sua (ex) vice, lui si vedrebbe meglio alla presidenza. Ma cosa ne pensano i suoi principali alleati? Certo ne apprezzano la generosità con cui si è battuto, ma ora tendono piuttosto a rimarcare i limiti della sua campagna: “È difficile immaginare di diventare segretario del Pd senza dire niente, puntando solo sul voto di apparato” prosegue la nostra fonte anonima. Schlein ha fatto sognare la sua base, ha tinto di rosso e di verde il suo progetto, dall’altra parte restava solo il grigio di quell’abito indossato nel faccia a faccia davanti alle telecamere di Sky.

I due ora giocano di sponda. Lei vuole coinvolgerlo puntando a una immediata “pacificazione” del partito per evitare scissioni che ne indebolirebbero la leadership e soprattutto sta già cercando di emanciparsi dai notabili che l’hanno appoggiata; lui si accredita come portavoce della mozione congressuale che porta il suo nome e vuole trattare in prima persona. L’uno si appoggia sull’altra, come già fecero alle regionali del 2020, ma gli avversari questa volta si annidano tra le loro stesse truppe.

Sono tre le figure che i sindaci bonacciniani – che si confrontano all’interno di una chat condivisa – vorrebbero valorizzare nel nuovo corso targato Schlein: si tratta del primo cittadino di Firenze Dario Nardella (che in molti vedono come possibile presidente), quello di Bari e presidente dell’Anci, Decaro, magari in segreteria, e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, possibile ufficiale di collegamento con il tessuto produttivo del Nord. Non è un caso che siano tutti in scadenza di mandato e per questo forse alla ricerca di un futuro. In questo schema il nome di Bonaccini resterebbe fuori, o marginale. E infatti a domanda diretta su un suo possibile ruolo di presidente Schlein è stata costretta a svicolare: “Forme e modi li vedremo insieme. Intanto per noi era importante ritrovarci su questo spirito unitario per avviare questa nuova fase del Pd”. La sensazione, però, è che Elly dovrà confrontarsi anche con altri.  

Intanto un’altra bonacciniana specializzata nella navigazione tra i marosi di un partito in balia delle correnti già le sta tentando tutte per salvare la ghirba: si tratta di Debora Serracchiani, un tempo la prediletta di Dario Franceschini, ora fedelissima del governatore emiliano che potrebbe ottenere una prorogatio a capo dei deputati dem a Montecitorio. Chissà.

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