I Popolari tra pluralismo e coerenza

È cosa abbastanza nota che tra i Popolari e nella stessa area Popolare a livello locale e nazionale c’è un vero e radicato pluralismo politico. E quindi anche, e di conseguenza, elettorale. È appena il caso di pensare alle realtà più significative oggi presenti sullo scacchiere pubblico italiano per rendersi conto che c’è un forte e visibile pluralismo, frutto di sensibilità politiche, culturali e sociali diverse. Del resto, una piena libertà di espressione da un lato e un altrettanto rigoroso pluralismo dall’altro sono sempre stati gli elementi distintivi di questa storica tradizione ideale del nostro Paese. Ma anche con il dovuto rispetto per il pluralismo presente in quest’area culturale composita e variegata, è indubbio che le novità che stanno caratterizzando la politica italiana nella stagione contemporanea non possono e non debbono passare sotto silenzio. E questo al di là di tutti coloro che, seppur in buona fede, pensano ancora di dar vita a partitini identitari politicamente inconsistenti ed elettoralmente del tutto velleitari. Appunto, una semplice ma inutile e sterile vocazione testimoniale.

E allora, sono almeno due le novità che caratterizzano il panorama contemporaneo e che interpellano direttamente i popolari. E cioè, la necessità di contribuire a ricostruire la tela di un “partito di centro” e, soprattutto, di una “politica di centro” da un lato e, dall’altro, la sostanziale impossibilità di convergere con un profilo politico e culturale come quello interpretato da Elly Schlein, cioè una sinistra radicale, libertaria, massimalista ed estremista. Due dati politici, questi, ineludibili seppur lontani tra di loro e che richiedono, però, adesso una nuova assunzione di responsabilità dei Popolari senza alcuna presunzione di distribuire pagelle di coerenza a destra e a manca.

E se è vero, com’è vero, che questi due dati sono in prima linea anche per quanto riguarda il futuro comportamento politico dei cattolici popolari, è indubbio che la vera priorità resta quella di contribuire a ricostruire un centro politico, dinamico e riformista nel nostro paese battendo una sempre più insopportabile radicalizzazione della lotta politica da un lato e cercando di archiviare, dall’altro, quella malapianta del populismo che ha semplicemente cancellato la politica e incrinato la stessa democrazia in questi ultimi anni.

Ecco perché, oggi, ai Popolari – seppur nel rispetto del pluralismo delle scelte politiche ed elettorali – è richiesta anche più coerenza con la propria storia e la propria esperienza. E cioè, se è francamente un po’ patetica se non addirittura grottesca la tesi, come quella espressa recentemente da Castagnetti, di individuare delle somiglianze culturali tra la cultura popolare e la sinistra radicale e massimalista della nuova segretaria del Pd, è altrettanto importante impegnarsi sono in fondo per riaffermare le ragioni del centro nella cittadella politica contemporanea. Dopodiché, com’è altrettanto ovvio, si faranno le alleanze più coerenti e più credibili con la propria posizione politica e programmatica. E questo perché l’unica cosa da evitare, adesso, è quello di svendere la propria identità per il nostro tradizionale piatto di lenticchie, cioè per una manciata di incarichi in un partito che ti accoglie ma dove sei considerato sempre e solo come un ospite.

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