PALLA AL CENTRO

Popolari sempre, populisti mai: gli ex Dc "credono" nel Terzo Polo

Il Pd di Schlein mette ai margini i centristi cattolici che si riorganizzano. Nascono i comitati Pop. Merlo: "Il nostro interlocutore naturale è il partito di Renzi e Calenda". E alle regionali del 2024 saranno presenti nelle liste "amiche"

Popolari, non populisti. Anzi lontani anni luce da questi ultimi e con un presupposto ineludibile sul posizionamento alle prossime tornate elettorali, perché come annuncia Giorgio Merlo esponente di spicco piemontese (e non solo visto il suo ruolo nazionale e il suo lungo corso parlamentare)  del popolarismo, “alle prossime consultazioni regionali del 2024 saremo presenti con nostri candidati. Con chi? Vedremo, ma certamente non dove ci sono dei populisti, perché siamo estranei e alternativi a quella esperienza. Per essere chiari, niente intese con i Cinquestelle”, ma non solo con loro.

Dare voce e consistenza alla cultura popolare e alla tradizione cattolico-popolare-sociale”, questo l'obiettivo dei Pop Popolari in Rete, che oggi a Torino (con Merlo anche Giuseppe NoveroGuido Calleri di Sala e Renato Zambon) hanno illustrato il loro movimento, annunciando la loro presenza alle reginali nelle liste dei partiti “che dimostreranno la maggiore sensibilità centrista”. Dunque quale il ruolo, il posizionamento e la prospettiva dei popolari in un Paese governato dalla destra-centro e con a capo del principale partito di opposizione, il Pd, una figura radicale, movimentista e fortemente collocata a sinistra come Elly Schlein, che ha portato all'abbandono del partito da parte di uno degli esponenti più importanti del popolarismo cattolico come Giuseppe Fioroni

“Citando Carlo Donat-Cattin, nella politica conta il testo, ovvero il progetto, ma non di meno il contesto, ovvero dove si inserisce il progetto”. Con questa premessa Merlo risponde allo Spiffero spiegando che “il contesto per il centro, oggi è enormemente favorito da due elementi. Il primo è la vittoria della destra democratica, il secondo è proprio la leadership della Schlein, ovvero un partito che ha un’identità radicale, libertaria, massimalista ed estremista. Ovvio che questa identità favorisce quella parte di elettorato e di mondi sociali, culturali e politici che sino ad oggi si riconoscevano in un partito di centrosinistra. L’elezione di Schlein ha chiuso inevitabilmente quella pagina”.

Merlo ne ha pure per lo sconfitto Stefano Bonaccini: “Dice: ci sono anche i cattolici, anche, diamo qualcosa pure a loro. Questa è l’impostazione che riflette la vecchia concezione del Pci, quando c’erano i cattolici indipendenti di sinistra, figure qualificate, ma che non contavano niente”. Già 18 i comitati dei Popolari in rete in tutta Italia, “e non è un richiamo nostalgico, né una nicchia ideologica: è una esperienza che affonda le radici nel passato ma in realtà guarda avanti. Lo spazio, in un contesto politico in cui la destra e la sinistra si sono entrambe radicalizzate sugli estremi, c'è. Abbiamo già rapporti forti con il terzo polo, e la fase costituente che lì si è aperta individua proprio nei Popolari un punto di riferimento”.

E proprio al Terzo Polo, “più verso Matteo Renzi ed Elena Bonetti, i più sensibili, che non Carlo Calenda”, guardano i Popolari in vista delle regionali del 2024. “L’interlocutore primario è il Terzo Polo, non ci sono dubbi. Sia Renzi, sia Calenda individuano in quella popolare, come ha ribadito l’altro giorno Bonetti, una delle componenti fondamentali per la costruzione del futuro partito di centro”. 

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