TRAVAGLI DEMOCRATICI

Soluzione Schlein anti-correnti: Boccia, le ha attraversate tutte

La segretaria impone suoi fedelissimi a capo dei gruppi parlamentari. Intanto Borghi con un drappello di ex lettiani leva l'ancora per trasferirsi sui lidi della neo segretaria. E mentre qualcuno minacciava la resistenza interna Bonaccini è volato in missione a Houston

Come non averci pensato prima, la soluzione per eliminare le vituperate correnti e quei “cacicchi” e “capibastone” contro cui si era scagliata Elly Schlein è puntare su chi le correnti le ha frequentate più o meno tutte. Un fragoroso applauso ha sancito l’ascesa alla guida del gruppo Pd al Senato di Francesco Boccia, un tempo prodiano, poi lettiano, dalemiano, renziano, zingarettiano, draghiano, contiano ed ora seguace della nuova segretaria. Lo stesso Boccia che, da responsabile Enti locali della segreteria Letta, sbarcò a Torino per perorare l’alleanza con il M5s per le amministrative, arrivando a minacciare il gruppo dirigente locale se Stefano Lo Russo, l’alfiere di un centrosinistra tradizionale senza i pentastellati, avesse perso le elezioni. “Ne risponderai tu” fu il monito all’allora segretario provinciale Mimmo Carretta. Acqua passata sotto i ponti del Po e del Tevere. Si è aperta un’altra stagione, per tutti.

E pensare che l’ex ministro per gli Affari regionali del secondo governo Conte, cioè Ciccio Boccia, in passato è stato oggetto di più di un commento sarcastico da parte della nuova inquilina del Nazareno. “Posto che di gentaglia ce n’è dappertutto, avete provato a fare un giro in un circolo Pd? Son mica tutti Boccia”, aveva scritto Schlein in una discussione con alcuni utenti su Twitter nel gennaio 2014. Qualche mese prima, a ottobre 2013, Schlein si auspicava “un ricambio di classe dirigente” e tra i caporioni da mandare a casa inseriva proprio il nome di Boccia. A giugno dello stesso anno invece la nuova segretaria aveva ironizzato, definendo un “epic fail”, una gaffe fatta dall’allora deputato del Pd, colpevole di aver definito gli F35, dei caccia da guerra in dotazione all’esercito italiano, degli “elicotteri” che “spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane”. Ora volemose bene.

Per la vicepresidente di Palazzo Madama Anna Rossomando “è stato posto un altro tassello su una linea che è la linea giusta”. E a dimostrare che sia la linea giusta, secondo la parlamentare torinese, ci sono già “alcuni segnali molto forti” a partire dal “gradimento del Pd, che è aumentato soprattutto tra coloro che si sono astenuti alle ultime elezioni”. Dopo Simona Malpezzi, che aveva sostenuto Stefano Bonaccini, perde la poltrona anche Debora Serracchiani a Montecitorio dove viene sostituita da Chiara Braga, un’altra fedelissima della nuova leader. Così è se vi pare.

La resistenza dei bonacciniani si è sgretolata di fronte alla risolutezza di Schlein che ora ha il potere di indicare sommersi e salvati del nuovo corso. C’era chi paventava il rischio di una conta in assemblea, chi minacciava di far saltare il banco. Gli occhi sono stati puntati fino alla fine sugli ex renziani di Base Riformista, la corrente capitanata da Lorenzo Guerini, già ministro della Difesa oggi numero uno del Copasir, ma anche da quei lidi è arrivata solo un po’ di bile. “Elly Schlein ha acceso una speranza” s’è già convertito l’ex lettiano, poi renziano, poi di nuovo lettiano, poi bonacciniano Enrico Borghi, il senatore di Vogogna in val d’Ossola, che a urne ancora calde si era già promesso alla nuova leader. E mentre lei si scagliava contro le correnti, lui – assieme a una ventina di colleghi parlamentari quasi tutti un tempo vicini a Enrico Letta – ne ha appena costituita una nuova, i “neo ulivisti”, proprio per saltare dal cavallo perdente a quello vincente. Con Borghi anche l’ex coordinatore della segreteria di Letta, Marco Meloni, l’ex viceministro dell’Interno Matteo Mauri, la reggiana Ilenia Malavasi e altri.

Intanto il governatore dell’Emilia-Romagna è partito in missione per Houston e tante belle cose a chi voleva organizzare in suo nome la resistenza. Lui ora è il presidente, il partito è unitario. Che tradotto: decide Schlein. Finché dura.

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