Isolare i populisti

Se è vero, com’è vero, che il populismo qualunquista, demagogico e antipolitico è stato il peggior nemico in questi ultimi anni della democrazia e delle nostre istituzioni, è altrettanto indubbio che allearsi con chi continua ad essere l’alfiere e il paladino della bandiera populista nel nostro Paese diventa quasi un atto masochistico. Certo, tutti sappiamo che, ad esempio, il nuovo corso del Pd guidato dalla Schlein – cioè un partito con un forte accento politico radicale, massimalista e libertario – guarda al partito di Grillo e di Conte con un rinnovato entusiasmo e con grande speranza. Frutto, forse, anche di una comune piattaforma valoriale e culturale. E, di conseguenza, la quasi certezza che stringeranno accordi in vista della costruzione di alleanze e coalizioni future. A livello locale, regionale e nazionale.

Ma, al di là di ciò che capiterà da quelle parti, credo che sia compito di tutte le forze democratiche, liberali e riformiste, isolare definitivamente la deriva populista per il bene e la credibilità della intera politica italiana. Del resto, i tasselli attorno ai quali è cresciuto e si è consolidato il populismo non sono compatibili con un sistema politico che si basa su alcuni caposaldi. E cioè, dal ruolo e dalla funzione dei partiti democratici e collegiali alla valenza delle culture politiche tradizionali; dalla qualità e autorevolezza della classe dirigente alla cultura di governo; dal rispetto degli avversari politici alla negazione della radicalizzazione della lotta politica; dall’importanza della cultura della mediazione alla centralità delle istituzioni democratiche e liberali.

Ora, se il populismo è stata la leva decisiva per ribaltare la politica tradizionale nel nostro paese e, soprattutto, l’elemento determinante che i media accondiscendenti hanno usato per azzerare tutto ciò che era riconducibile alla cosiddetta “democrazia dei partiti” è del tutto naturale che chi vuole chiudere quella triste e decadente pagina della politica guarda da un’altra parte e costruisce un’altra prospettiva politica. Fuorché, come ovvio e scontato, non si condivida l’impianto populista, qualunquista e demagogico della politica italiana.

Ecco perché, a cominciare dalle prossime consultazioni elettorali regionali e comunali, seppur nel pieno rispetto di tutte le opzioni politiche, è di tutta evidenza che le alleanze che si andranno definendo non potranno non tenere conto di questa valutazione squisitamente politica. Si potrebbe quasi parlare, citando un celebre sostantivo che ha segnato la storia politica italiana, che è necessario stendere un “preambolo” contro il populismo e contro tutto ciò che comporta stringere un’alleanza politica con i populisti. E questo, sia chiaro, senza alcun pregiudizio ideologico o dogmatico, ma solo e soltanto per una valutazione politica, culturale e anche di natura istituzionale. Un “preambolo” che dovrebbe avere, anche e soprattutto, la finalità di ricondurre la dialettica politica italiana lungo i rivoli della normalità democratica e costituzionale. E questo non per il bene di qualche partito o coalizione, ma solo ed esclusivamente per la salute della nostra democrazia e la credibilità delle nostre istituzioni democratiche.

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