NEMICI CARISSIMI

Calenda vomita fiele su Renzi: "Mai ricevuto avvisi di garanzia o soldi da dittatori"

Ultimo (?) capitolo della saga tra i due galletti del Terzo Po(l)lo. Il leader di Azione intinge la penna nel curaro. L'ex premier replica: "Chiedo scusa per lo spettacolo indecoroso. Ho fatto di tutto per evitare il patatrac. Carlo usa metodi grillini"

Parole al curaro e accuse così grevi che farebbero impallidire persino il peggior nemico di Matteo Renzi. E invece a pronunciarle è Carlo Calenda, fino a 48 ore fa suo alleato e con il quale progettava di dar vita al partito “unico” del Terzo Polo. Il leader di Azione, rompendo la consegna del silenzio imposta ai suoi, vomita tutto il suo fiele: «Nella vita professionale non ho mai ricevuto avvisi di garanzia/rinvii a giudizio/condanne pur avendo ruoli di responsabilità. Non ho accettato soldi a titolo personale da nessuno, tanto meno da dittatori e autocrati stranieri», è il preambolo del Churchill dei Parioli. «Non ho preso finanziamenti per il partito da speculatori stranieri e intrallazzatori. Non ho mai incontrato un magistrato se non per ragioni di servizio. Mai sono entrato nelle lottizzazioni del Csm», continua.

Sulle alleanze politiche dà la sua versione alle giravolte che lo ha visto in poco tempo promettere una militanza in +Europa, candidarsi alle Europee nel Pd, uscirne e fondare la sua formazione, stringere un’intesa con Enrico Letta, romperla il giorno successivo e correre insieme a Renzi: «Ho rotto con il Pd quando ha tradito la parola alleandosi con Renzi e i 5S. Ho rotto con Letta quando ha trasformato l’agenda Draghi in quella Bonelli/Fratoianni/Di Maio. Non sono caduto nella fregatura di Renzi e Boschi sul finto partito unico». Riserva una stoccata anche a Emma Bonino, che lo ha definito voltafaccia e inaffidabile: «Per quello di Bonino consiglio di rileggersi Pannella. C’entra la volontà di fare politica in modo serio, onorevole e onesto».

Quindi si rivolge direttamente a Francesco Bonifazi, fedelissimo ultrà renziano che in un’intervista lo ha definito “strutturalmente inaffidabile” aggiungendo che “è sempre in tv e non è mai in Parlamento: ci vorrebbe un po’ di pudore prima di attaccare noi su questo tema”. «A Bonifazi che mi accusa di assenze. È una classifica fatta su 25 giorni di voti già superata. Quando non ero in Senato ero a fare iniziative sul territorio per Azione e Iv – è la risposta al senatore e tesoriere di Italia Viva – Non ero a Miami con il genero di Trump o in Arabia a prendere soldi dall’assassino di Khashoggi. Tanto dovevo di spiegazioni sulle polemiche di questi giorni e sul tentativo di renderle “caratteriali” piuttosto che politiche. Da ora Azione entra in silenzio stampa. Lasciamo la melma a chi ci sta bene dentro».

Inizialmente Calenda aveva decretato un vero e proprio silenzio stampa. «Abbiamo spiegato le nostre ragioni, ora basta. Lo spettacolo che stanno dando in queste ore Renzi, Boschi e i renziani di complemento è indecoroso e non dobbiamo parteciparvi», aveva spiegato. Salvo poi qualche ora dopo, sui social, passare all’attacco.

Matteo Renzi ha replicato nella e-news settimanale chiedendo «scusa a tutti gli amici che credono nel riformismo e nel Terzo Polo per l’indecoroso spettacolo di questa settimana. Ho fatto di tutto per evitare di giungere a questo epilogo. Ci ho creduto ma non ci sono riuscito. Penso che chi ha avuto responsabilità in questo fallimento debba chiedere scusa. E io lo faccio, per la mia quota parte, con la consapevolezza che ho fatto di tutto fino all'ultimo per evitare il patatrac», ha scritto. «In queste ore Carlo Calenda sta continuando ad attaccarmi sul piano personale, con le stesse critiche che da mesi usano i giustizialisti. Sono post e tweet tipici dei grillini, non dei liberal democratici. Tuttavia io non replico», ha aggiunto il leader di Italia Viva. «Se sono un mostro oggi, lo ero anche sei mesi fa quando c’era bisogno del simbolo di Italia Viva per presentare le liste. Se sono un mostro oggi, lo ero anche quando ho sostenuto Calenda come leader del Terzo Polo, come sindaco di Roma, come membro del Parlamento europeo. O addirittura quando l’ho nominato viceministro, ambasciatore, ministro», ha concluso Renzi.

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