TERZO POL(L)O

"Sì all'alleanza liberaldemocratica", il Piemonte disubbidisce a Calenda

Il coordinatore regionale Susta non recepisce l’ultima giravolta del leader e promuove un documento con i segretari provinciali per perorare la causa del dialogo con i renziani. Carletto non la prende bene e questa sera interverrà in direzione

“Non saprei come dirlo altrimenti: il progetto deve rimanere in piedi”. Gianluca Susta è politico navigato, solitamente prudente, ma mentre buona parte di Azione s’acconcia, obtorto collo, all’ennesima giravolta di Carlo Calenda, lui che guida il partito in Piemonte, ha deciso di tenere il punto. Quello che pensa lo dirà questa sera durante la direzione regionale alla quale parteciperà anche lo stesso Calenda. In queste ore è circolato anche un documento, sottoscritto dai segretari provinciali piemontesi, a sostegno dell’alleanza con Italia Viva – “una posizione che non è solo dei vertici locali ma di gran parte dei nostri elettori” – fumo negli occhi per il leader nazionale che ieri aveva imposto la retromarcia, stoppando tutti coloro che con calce e cazzuola si erano rimessi a costruire un ponte tra lui e Matteo Renzi: Mara Carfagna, Enrico Costa (“pontiere e pompiere” assieme a Luigi Marattin), Maria Stella Gelmini, Osvaldo Napoli e molti altri. O meglio prima aveva assecondato “al cento per cento” la proposta di una “Federazione”, poi la retromarcia, anzi il testacoda.

È surreale il clima che si respira in un partito che pare uscito dal frullatore. Chi fino a ieri provava a tenere in piedi un canale con i renziani oggi lo nega, gli ex di Forza Italia si dimostrano i più avvezzi a seguire i cambi di linea (e di umore) del leader, dopo la lunga gavetta alla corte di Arcore; chi invece è reduce da altri lidi non si rassegna. È netto Susta: “Nel 2024 dovremo presentarci alle Europee con una lista unica dei liberaldemocratici”. Lo afferma alle 17 di mercoledì 19 aprile quando ormai da ventiquattr’ore nessuno nel suo partito parla più di Renzi, alleanze, federazioni o partiti unici. Per questo forse Calenda ha deciso di partecipare alla direzione di questa sera, per spegnere l’ultima resistenza in casa, per evitare che quella fiammella divampi anche altrove? “Io vedo un gesto di attenzione verso il territorio che ho molto apprezzato” si limita a dire Susta.   

Sessantasette anni appena compiuti, una lunga storia politica dalla Democrazia Cristiana al Pd passando per il Partito popolare e la Margherita. Sindaco di Biella, senatore ed europarlamentare, vicepresidente della Regione con Mercedes Bresso. È stato rutelliano e poi montiano forse calendiano mai anche quando è diventato segretario del suo partito in Piemonte. Nel colloquio con lo Spiffero sottolinea come a Bruxelles il gruppo liberaldemocratico sia il terzo ed è ora che abbia una vera rappresentanza anche in Italia.

Il Terzo polo è morto e intanto campeggia tronfio nei manifesti elettorali dei Comuni che stanno per andare al voto, da Orbassano a Ivrea, da Omegna a Novi Ligure. I candidati che corrono fianco a fianco nella stessa lista paiono gli ultimi spasmi di un corpo senza vita. Qualcuno ha staccato la spina, ma c’è chi ancora non si rassegna. 

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