SALA ROSSA

"Torino città dei diritti", ma salta il voto sulle famiglie arcobaleno

Manca il numero legale. Il Consiglio comunale non vota l'adesione all'evento di Lo Russo del 12 maggio e la mozione di Viale sui figli delle coppie omogenitoriali. "Nessun problema politico" si giustificano dal centrosinistra. Ma la superficialità non è un alibi

Per la seconda volta di fila, la terza nel giro di poche settimane, il Consiglio comunale di Torino si chiude in anticipo per mancanza del numero legale. La politica si confonde con il pressapochismo di qualcuno e così la frittata è servita. Assieme al numero legale salta infatti il voto sulla mozione di Silvio Viale che chiedeva la registrazione dei figli di coppie omogenitoriali emendato (strumentalmente) da Giovanni Crosetto (FdI) che aggiungeva anche il riconoscimento del matrimonio egualitario. Forse un po’ troppo per la componente cattolica della maggioranza in Sala Rossa? Chissà. Certo questo pasticcio non rappresenta il viatico migliore per una Torino che aspira a essere “città dei diritti” a partire dall’evento organizzato dal sindaco Stefano Lo Russo per il 12 maggio.

La seduta era da poco iniziata quando all’approvazione della prima delibera, un atto tecnico di bilancio, al conteggio è mancato un voto, quello della consigliera Elena Apollonio (DemoS) rispetto a quelli necessari per la presenza del numero legale. Per il capogruppo M5s Andrea Russi (che pochi minuti prima aveva censurato la decisione del primo cittadino di non dare le comunicazioni in aula sull’inchiesta Rear che coinvolge tra gli altri un suo assessore e la presidente del Consiglio comunale) “in maggioranza c’è un problema con i diritti, visto che oggi si dovevano votare una mozione sul registro alias e l’adesione del Consiglio all’evento del 12 maggio sui figli arcobaleno”. “Il Consiglio decide di non esprimersi – attacca ancheCrosetto – sulla trascrizione dei figli delle coppie omogenitoriali e sul riconoscimento del matrimonio egualitario, su cui ho presentato un emendamento, togliendo ogni significato all’evento del 12 maggio, alla faccia di Torino città dei diritti”. La lingua batte dove il dente duole. “Se per la terza volta in un mese cade il numero legale c’è un problema politico” dice Pierlucio Firrao (Torino Bellissima), “un problema politico di cui purtroppo rispondono i cittadini”, aggiunge Domenico Garcea (Forza Italia). Accuse respinte dalla maggioranza che le bolla come “sciacallaggio”, ma il dato di fatto è che i tre assenti oggi fanno tutti parte dell’area cattolica: Amalia Santiangeli, Luca Pidello (del Pd) e Apollonio, appunto, che si è distratta proprio prima che si votasse quel documento tanto controverso presentato del suo ex compagno di gruppo.

“Non c’è alcuna dietrologia o risvolto politico – assicura Apollonio – è stato un errore, un momento di distrazione di cui mi scuso, tanto che sono già iscritta all’evento del 12 maggio e ho sottoscritto l’atto sul registro alias. Ed essendo stata involontariamente causa di quanto successo rinuncio al gettone di presenza per oggi”. Stessa cosa faranno le consigliere di Sinistra Ecologista come annuncia la capogruppo Alice Ravinale sottolineando che “la maggioranza non ha nessun problema politico sul riconoscimento dei figli arcobaleno”.

Insomma, a giudicare dalle loro parole, i torinesi possono stare tranquilli: si tratta solo di pressapochismo e superficialità degli eletti che fanno fatica a stare seduti al banco e pigiare il bottone. Nessun problema politico come ribadisce anche la capogruppo del Pd Nadia Conticelli: “L’unico argomento che hanno le opposizioni è quello del numero legale, quando i loro banchi sono sempre vuoti”. Certo, ma non è la minoranza che deve avere i numeri per approvare mozioni e delibere.

print_icon