FIANCO DESTR

Crosetto e Lollobrigida capilista.
I piani di Meloni per le europee

La premier punta a replicare l'exploit di Renzi del 2014. Obiettivo: scalzare la maggioranza Ursula e asse dei Conservatori col Ppe. Il cognato d'Italia e il Gigante di Marene teste di ponte per uno sbarco massiccio a Strasburgo. "Shrek" lascerà la Difesa?

Il cognato d’Italia e il cofondatore. Giorgia Meloni pare abbia intenzione di puntare sul primo al Centro e sul secondo al Nord per tentare di emulare alle europee del prossimo anno il Matteo Renzi del 2014, quando l’allora segretario del Pd sfondò il tetto del 40%. Francesco Lollobrigida e Guido Crosetto, due ministri ma soprattutto due figure che per ragioni e percorsi diversi rappresentano agli occhi della premier, con gli abiti della leader di partito che mira a cambiare la maggioranza in Europa, una delle mosse se non addirittura la principale di un’accorta strategia. 

Uno dei punti di forza è il radicamento territoriale. Quello di Lollobrigida che prima di diventare parlamentare è stato consigliere e assessore regionale del Lazio, nonché presidente di Alleanza Nazionale e poi del Pdl a Roma. Così come quello di Crosetto che dalla sua Marene, nel Cuneese, da giovane democristiano e consigliere dell’allora presidente del Consiglio Giovanni Goria, ha percorso al galoppo le strade che lo hanno portato ai vertici regionali di Forza Italia, quindi in Parlamento e poi al fianco della Meloni al momento dello strappo da Silvio Berlusconi e della conseguente fondazione di Fratelli d’Italia. Insomma, nessun lancio paracadutato oltre le linee, neppure per il ministro della Difesa.

I piani della leader di FdI, naturalmente, incrociano quelli sulla scelta e l’indicazione del futuro commissario che spetta all’Italia. Per il quale non è necessario essere europarlamentare, ma certo non guasta. Sarà Lollobrigida a sedere nella futura Commissione che nei piani della cognata non dovrà più essere espressa e sostenuta dall’attuale maggioranza Ursula, bensì dall’asse Ppe-Conservatori cui lei sta lavorando da protagonista? Difficile fare previsioni, vista la spinta del presidente dei Popolari europei Manfred Weber a favore di Antonio Tajani in funzione anti von del Leyen. Chi è dato con assai poche chance per un ingresso nella commissione è, invece, proprio Crosetto su cui peserebbe la scarsa conoscenza delle lingue straniere (“Non spiccica una parola d’inglese”) e l’assenza di una pur non indispensabile laurea. 

Quello della Commissione è un dossier cui la premier dovrà dedicare (e forse già lo sta facendo) molta attenzione e dentro al quale non nasconde di aspirare lo stesso presidente della Regione Alberto Cirio, il cui sguardo in attesa di incrociare quello dirimente di Meloni, è sempre più rivolto a Bruxelles. Ma, ancor prima, deve approntare un piano che le consenta di arrivare a Strasburgo con il maggior numero di parlamentari possibili. L’Italia ne elegge  73, terza per numero dopo Germania (96) e Francia (79), di cui 20 nella circoscrizione Nord-Ovest, 15 nel Nord-Est, altrettanti al Centro, 18 al Sud e 8 nelle Isole. Se lo schema sarà confermato a Crosetto toccherà aprire la lista del bacino elettorale più grande. 

La sua “disponibilità” (traduzione del vecchio refrain “se il partito me lo chiede”, che connotava i democristiani scalpitanti) l’aveva manifestata senza infingimenti poco più di un mese fa, senza sciogliere il dubbio se la sua sarà una candidatura di servizio, per portare voti, senza lasciare il ministero oppure il preludio a fare armi e bagagli da Palazzo Baracchini. L’interrogativo resta, anche se sono davvero in pochi a scommettere che, di fronte al seggio a Strasburgo (e magari qualche ruolo parlamentare aggiuntivo) da una parte e il ministero dall’altra (dove si guadagna troppo poco, come annota sovente), lo Shrek di Giorgia opterebbe per un convinto hic manebimus optime.

La partita europea per i Fratelli e per la sua leader in primis è qualcosa di più alla sola, pur importante, tornata elettorale. Il disegno, cui la premier lavora ormai da qualche anno, di cambiare la maggioranza con un asse tra Conservatori e Popolari è la grande scommessa. Certo, deve fare i conti con la Cdu tedesca, ma se Meloni, reduce dalla recente visita a Praga con il suo omologo ceco Petr Fiala, riuscirà a rompere la coalizione Ursula e mettere in minoranza i Socialisti, rinsalderà ulteriormente la sua posizione in Italia e potrà fare la parte del leone in Europa. 

Gli ultimi sondaggi danno in calo la maggioranza Ursula che potrebbe scendere dai attuali 421 parlamentari a 388, mentre guardando al bacino elettorale italiano, le elaborazioni dei sondaggi di Swg realizzate da Ultimora-Politics prefigurano 25 seggi a FdI, 19 al Pd, 14 al M5s, 8 alla Lega, 6 a Forza Italia e 4 ad Azione. Nel 2014 il Pd di Renzi ne portò a casa 31 e se quello è l’obiettivo della Meloni, tra l’ipotesi dei sondaggi e i piani della premier ballano ancora sei posti a Strasburgo, senza tralasciare la necessità di tenere conto degli alleati, facendo attenzione a non cannibalizzare troppo Lega e Forza Italia rischiando ripercussioni nella maggioranza.

La discesa nel campo europeo di Crosetto e Lollobrigida, tuttavia, non può che sollecitare qualche pensiero sui rapporti tra i due ministri e la premier. Le ripetute scivolate del cognato avventuratosi in fallaci equilibrismi semantici su sostituzione etnica e altre sortite simili non ha certo agevolato Palazzo Chigi, così come l’antica questione di feeling con il gigante di Marene, esponente e capostipite di quella parte dei Fratelli non discendenti dalla famiglia del Msi e di An, sembra essere meno intensa di un tempo. Dettagli, forse, rispetto ai piani della premier per l’Europa, che puntando a replicare il successo che l’ha portata a Palazzo Chigi, sa di dover mettere in pista macchine da voti. Come il cognato e il confondatore.

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