TERZO POL(L)O

Renzi e Calenda ai materassi

Si avvicina lo showdown. Lo statista di Rignano pronto a spedire il Churchill dei Parioli nel Misto in compagnia di Fratoianni e Bonelli. Al Senato Italia Viva ha i numeri per il gruppo autonomo. Alla Camera chiede la testa di Richetti, al suo posto Carfagna o Costa

Sabato potrebbe essere il giorno della resa dei conti. Quella definitiva. Con Matteo Renzi e Carlo Calenda faccia a faccia a discutere del futuro della loro esperienza politica insieme. Dopo la rottura del progetto del partito unico tra Azione e Italia Viva, la speranza di un possibile riavvicinamento tra i due era rimasta appesa al filo dei gruppi parlamentari. Ma anche questo esile appiglio potrebbe essere reciso.

Nell’assemblea dei senatori, che si terrà sabato (ma potrebbe slittare a lunedì), i due leader discuteranno proprio della tenuta dei gruppi parlamentari. La cui unità è più che mai a rischio. A convocare la riunione la capogruppo Raffaella Paita. “Se si dicono certe cose di Renzi in tv –afferma la senatrice di Italia Viva –e se si afferma di voler andare divisi alle Europee, c’è un problema politico e io voglio affrontarlo a viso aperto”. Paita chiede un chiarimento dopo l’ultima dichiarazione di Calenda, che in una trasmissione televisiva ha chiuso le porte a qualsiasi percorso condiviso. “Ho già dato”, ha detto il leader di Azione. “Mentre io stavo in giro per le Amministrative –ha aggiunto – Renzi è andato da una parlamentare di Azione e l’ha convinta a passare con lui. Uno che fa una cosa del genere poi ti chiede di andare insieme alle Europee?”. L'irritazione di Calenda è dovuta al recente passaggio di Naike Gruppioni a Italia Viva. E chi era presente alla direzione di Azione di martedì racconta una linea ben consolidata: “Mai più con Renzi”. Diversi parlamentari di Azione hanno chiesto alla capogruppo al Senato di posticipare la riunione, ma senza risultati.

Renzi, secondo alcune indiscrezioni rivelate dal Foglio starebbe perseguendo un piano: quello di affidare a Paolo Gentiloni l’incarico di guidare il rassemblement moderato-riformista alle prossime Europee. L’attuale commissario europeo, uno dei primi a sostenere la scalata dell’allora Rottamatore, dopo un anno di silenzio ha riallacciato i rapporti con il suo predecessore a Palazzo Chigi e ultimamente manifesta, seppur in privato, molta insofferenza verso la leadership di Elly Schlein. Non è un mistero, infatti, che Gentiloni accarezza l’idea di una candidatura per Bruxelles, prospettiva che potrebbe essere non così agevole con il nuovo gruppo dirigente in sella al Nazareno.

Martedì 23 si terrà l’assemblea a Montecitorio, convocata in presenza dal capogruppo Matteo Richetti a seguito del pressante invito del deputato di Iv Mauro Del Barba. Anche qui, c’è una richiesta ufficiale di chiarimenti. Ma sul tavolo ci sarà l’eventuale scioglimento del gruppo. Del resto, la stessa Paita aveva già avvisato: “Se le distanze fra Italia Viva e Azione sono abissali ne prenderemo atto nelle sedi istituzionali”. Un avvertimento, che anche nelle fila di Italia Viva non mette tutti d’accordo. “Rompere i gruppi unitari sarebbe un tragico errore, e di errori ne abbiamo già fatti abbastanza”, scrive il deputato Luigi Marattin. Una posizione che trova qualche favore da una parte e dall’altra. Sono le cosiddette “colombe”, che nelle assemblee faranno l’ultimo tentativo di ricucitura per evitare il “disastro totale”.

L’interesse ad andare avanti insieme ci sarebbe. “Ma siamo arrivati al limite”, commenta qualcuno in Transatlantico. Resta comunque un’opinione unanime anche nel gruppo dei “pacificatori”: lo scioglimento dei gruppi non è escluso. I renziani potrebbero accontentarsi, si fa per dire, di cambiare la guida del gruppo, sostituendo il calendiano Richetti con uno degli ex ministri del suo schieramento: Mara Carfagna o Enrico Costa. Per i “falchi”, il giudizio è più netto: la scissione in Parlamento è ormai inevitabile. Per molti “alla fine andrà così”. Un’eventualità che sarebbe svantaggiosa a Palazzo Madama soprattutto per i senatori di Azione, che non hanno i numeri per formare un nuovo gruppo e sarebbero costretti a confluire nel Misto, in compagnia della sinistra di Nicola Fratoianni e dei verdi di Angelo Bonelli, proprio coloro che sono stati l’origine della rottura dell’alleanza con il Pd siglata da Calenda con Enrico Letta alla vigilia delle politiche: una sorta di contrappasso politico. Italia Viva, invece, dopo l’arrivo di Enrico Borghi dai dem, la soglia l’ha raggiunta. Alla Camera, invece, le deroghe dovrebbero consentire a entrambe le parti di costituire un nuovo gruppo. E tra i deputati di Renzi c’è chi sottolinea che, con l'arrivo di Gruppioni, Italia Viva totalizza ormai dieci deputati. Numero per cui è già stata consentita la deroga al gruppo di Maurizio Lupi.

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