VERSO IL 2024

Una Margherita 2.0 con Renzi (e un petalo pure per Cirio)

Con l'implosione del Terzo polo si riaprono gli spazi per un nuovo soggetto centrista. L'ex parlamentare Merlo ne disegna i connotati e indica nel senatore di Rignano il naturale federatore. "Una nuova casa per i cattolici". E alle prossime regionali volta le spalle al Pd

Dal Terzo Polo alla Margherita due punto zero? Mentre implode la casa costruita assieme da Matteo Renzi e Carlo Calenda, c'è già chi inizia a immaginarne un’altra. Non certo una nuova, semmai la ristrutturazione di una antica casamatta della politica nostrana che per un breve tempo ha dato alloggio a tanti apolidi e vagabondi della seconda repubblica prima di essere definitivamente abbandonato con la nascita del Pd. M’ama o non m’ama? Che i due non potessero vivere troppo a lungo sotto lo stesso tetto era sospetto di molti, che dopo sei mesi fosse già tutto finito, però, neanche i più pessimisti potevano predirlo. Facevano scommesse su quando sarebbe concluso il governo Meloni, alla fine sono stati loro a saltare.

A indicare un nuovo approdo è l’ex parlamentare Giorgio Merlo, quattro legislature alle spalle tra Ppi, Ulivo, Margherita e Pd, due grandi maestri come Carlo Donat-Cattin e Franco Marini, un incarico attuale di sindaco a Pragelato, sulle montagne del Torinese, e un libro appena dato alle stampe dal titolo più che mai evocativo: “Il Centro” che per quella generazione rappresenta il Nord della “polare” perduta. “Nessuno parla di rifare la Dc perché quello è un fatto storico e come tale va collocato in un determinato periodo storico che ormai è passato” afferma Merlo citando un altro dei padri nobili del Ppi Guido Bodrato. “Il nostro progetto non è rifare un partito di cattolici ma di ricostruire un luogo politico che abbia anche la cultura cattolica popolare tra le anime caratterizzanti”. L’orizzonte è al 2024, quando ci saranno le elezioni europee e regionali. I compagni di viaggio non mancano: oltre alla componente cattolica circola il nome di Cateno De Luca, pirotecnico ex sindaco di Messina, fondatore di Sud chiama Nord, movimento politico che ha potuto recentemente fregiarsi anche dell'adesione dell'ex grillina e poi dimaiana Laura Castelli.

Merlo non è solo in questo cammino, ma ha affianco a sé l’ex ministro Beppe Fioroni – uscito dal Pd all’indomani del successo di Elly Schlein alle primarie – e tutti coloro che non si riconoscono in questa nuova stagione del Pd. È profondamente negativo il giudizio che Merlo dà della nuova leader dem e indica in Renzi il politico in grado di federare queste culture riformiste in un soggetto unico. Che sia lo stesso Renzi contro cui Merlo iniziò a “fischiare” quando divenne segretario del Pd, fino a volare via dal partito per aderire ai Moderati e ad Articolo 1-Mdp (fuitina, quest’ultima, rinnegata giacché “non ho mai preso la tessera di Articolo 1”)? “Sono passati dieci anni” taglia corto Merlo.

La Margherita 2.0 per lui non è un passo indietro ma un modello che può essere ripreso. Un modello che prevede “un sistema di leadership diffusa com’era appunto la Margherita in cui c’erano personalità come Paolo Gentiloni, Franco Marini, Dario Franceschini”. E Francesco Rutelli. E in fondo è anche il modello preferito di Renzi, notoriamente disponibile a lasciare spazio a un sistema multi-leader in casa propria come dimostra la convivenza con Calenda. L’importante per Merlo è che il nuovo partito riesca a interpretare una politica di centro prima ancora di essere un partito di centro. E questo vuol dire “Rispetto per l’avversario, predisposizione al compromesso, riconoscimento dei corpi intermedi. Insomma tutto ciò che non è il populismo, una subcultura che ha caratterizzato trasversalmente la cultura italiana”. E forse identificando in Schlein l’ennesimo prodotto di quella “subcultura” fa appello “agli amici cattolici che sono rimasti nel Pd a uscirne perché per lì per loro non c’è spazio”.

E intanto monta l’idea di costruire una lista civica per le prossime regionali. Un campo, quello civico, già piuttosto affollato nel quale Merlo dialogherebbe più con Alberto Cirio che con il centrosinistra dove “se ci sono i Cinquestelle non possiamo esserci noi che nasciamo proprio contro il populismo”. Insomma, meglio Meloni che Giuseppe Conte? “Vedremo”. Che Italia viva oggi sia più vicina a Cirio che al Pd è cosa risaputa, la stessa Silvia Fregolent, commentando l'apertura del segretario leghista Riccardo Molinari si dice “disposta a incontrare Cirio per valutare le proposte per il Piemonte e i progetti per rilanciarlo”.

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