DIRITTI & ROVESCI

Lagioia "pessimo padrone di casa, ha fatto Ponzio Pilato, chieda scusa"

Chiamata a dibattere del libro, l'avvocato radicale Bernardini de Pace ricostruisce il blitz di ieri ai danni del ministro Roccella. "Abbiamo subìto una aggressione squadrista". Critiche al direttore anche da parte di Sgarbi e Loewenthal. Le scuse di Lo Russo

Annamaria Bernardini de Pace era presente ieri alle contestazioni al Salone del Libro subite da Eugenia Roccella perché era stata chiamata a presentare il libro della ministra della Famiglia e ci tiene a raccontare quanto è successo, pronta a «dichiarare la verità in ogni contesto» convinta che ora debbano arrivare «scuse ufficiali». La ricostruzione di quella che è stata una vera e propria aggressione, lascia pochi margini di dubbio su quella che è stata fin dall’inizio la precisa volontà dei promotori del blitz. «Abbiamo subìto una violenta aggressione squadrista: quasi tre ore di urla, minacce, slogan volgari e canzoni offensive. Nicola Lagioia, il direttore del Salone, si è comportato come Ponzio Pilato, dimostrandosi incapace di assumersi le doverose responsabilità di padrone di casa», ha osservato l’avvocato che sottolinea di non essere «iscritta a FdI ma al partito Radicale», di combattere «da sempre per i diritti civili» e di celebrare «da anni matrimoni omosessuali». «Il ministro Roccella, nonostante le tre ore in balia dei forsennati, che ci negavano la libertà di parlare, continuava a invitarli al dialogo e loro a impedirci il diritto di esprimerci. Ricordo che il diritto al contraddittorio è fondamentale nei Paesi democratici. Nelle dittature non esiste», aggiunge.

Sono 29 «i violenti contestatori che hanno violato le regole di convivenza civile» denunciati dalla questura «che è un’istituzione super partes» e quindi «il ministro Roccella merita dunque scuse ufficiali, che non ha avuto da nessuno. Io posso testimoniare che Eugenia Roccella ha mostrato pazienza, attenzione, eleganza e un incrollabile fair play istituzionale. Diversamente da chi – conclude – crede di avere l’esclusiva della cultura e della libertà di parola. Che è un diritto di tutti. Un diritto ieri tristemente oltraggiato a Torino».

Parole che confermano quanto vissuto ieri dall’esponente di governo, tornata oggi sulla vicenda nel corso del suo intervento al primo congresso di Noi Moderati a Roma. «Quello che è ho vissuto ieri è stato molto grave, perché è avvenuto in quello che dovrebbe essere un tempio della libertà di parola, poi perché ero là non come ministra ma per presentare un libro che parlava di femminismo, di lotte delle donne. Il problema però è di metodo. Gli attacchi alla libertà di parola vengono sempre da sinistra. Come ha detto Renzi, questo è il fascismo degli antifascisti, ma è fascismo. Ed è molto grave che non ci sia stato un coro di solidarietà da parte della sinistra contro questo modo di impedire di parlare. Grave la condotta di Elly Schlein, grave che la sinistra non difenderemo la libertà di parola». Alla segretaria del Pd ha suggerito «soltanto di rivedere il video dell’accaduto e contare quante volte ho invitato inutilmente i contestatori al dialogo».

Sul ruolo di Lagoia, a onor del vero assai prudente, di mediatore, e soprattutto sulla sua denuncia di aver subito un’aggressione da parte di esponenti politici della destra – in particolare dalla deputata meloniana Augusta Montaruli, la stessa Roccella aveva espresso forti critiche. «Capisco che Lagioia sia uno scrittore e quindi lavori di fantasia, ma mi sembra un po’ eccessivo cercare di far passare una discussione accalorata con l’onorevole Montaruli per un’aggressione subita da lui, mentre nel Salone da lui diretto veniva impedita la presentazione di un libro». Roccella ha spiegato di aver chiesto l’intervento del direttore «perché non trovo corretto che nel Salone che dirige possano accadere queste cose senza che lui prenda una posizione chiara a difesa del diritto di parola di chiunque».

A censurare l’accaduto è anche Elena Loewenthal, direttrice del Circolo dei Lettori. «Negare la libertà di parola è il principio dell’autoritarismo. Chi nega la libertà di parola dovrebbe fare lo sforzo di mettersi nei panni della persona a cui viene negata la libertà di parola», ha dichiarato la scrittrice e traduttrice a margine dell’incontro con Alain De Benoist, uno dei pensatori di punta della cosiddetta nouvelle droit che, invece, ha potuto svolgere tranquillamente il suo intervento nonostante le sue idee siano certamente più distanti e ostili alla sinistra (ma forse i contestatori di ieri, ignari e ignoranti, manco lo conoscono). «Non è stata una bella pagina. Io non avrei negato la libertà. Conosco il valore della libertà ed è il presupposto di ogni futuro».

Opinione condivisa da Vittorio Sgarbi: «Il primato è quello del libro, devi permettere che venga presentato. Poi uno se vuole lo contesta, ma che tu pensi che ci vuole un arbitro al posto dell’autore è un commissariamento. Fai una cosa che è contro il principio che la libertà di opinione e la scrittura di un libro sono diritti primari. E non c’è nulla di peggio che censurare un autore, chiunque sia». Il critico d’arte e sottosegretario alla Cultura non ha risparmiato critiche alla posizione assunta da Lagioia. «Il rischio di Lagioia era involontariamente la stessa posizione criticata di Levi a Francoforte, cioè di censurare per ragioni di opportunità, in questo caso dalla parte del Governo, Rovelli. È la seconda volta che Lagioia è al centro di un caso inquietante. La prima, la censura per l’editore Altaforte perché editore fascista, peccato però che avesse fatto un libro di un’intervista a un esponente del Governo, il ministro Salvini. Quindi – ha sottolineato – non far parlare non un editore ma un ministro, e mi sembrava una cosa molto forte». Per Sgarbi «la stessa cosa con la Roccella, che è l’autore di un libro e quindi ha diritto di presentarlo. Lagioia – ha rimarcato – non doveva essere lì, come ha fatto, a garantire l’equidistanza e il dibattito fra due parti, perché la parte è una, quella del libro, che doveva essere libero. Quindi doveva semplicemente dire “adesso voi anche se avete ragione lasciate parlare la Roccella”. L’idea di tentare la mediazione toglie autorevolezza non a Lagioia ma al fatto che il libro deve essere protagonista, chiunque lo scriva. Non era una tavola rotonda, ma la presentazione di un libro. Ti fa schifo? Glielo dici dopo».

Intanto a esprimere rammarico per quanto è successo e a esprimere solidarietà aa Roccella è il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. «Come è stato detto in maniera molto chiara all’inaugurazione, il Salone del Libro è un luogo bipartisan dove trovano spazio da sempre tutte le opinioni, anche quando possono risultare scomode. È questa l’essenza stessa del Salone, un luogo in cui si produce cultura e si confrontano idee». Da qui la presa di posizione: «Come sindaco non posso far altro che esprimerle la mia solidarietà per l’episodio increscioso che le ha impedito di esprimere la sua opinione. Sono dispiaciuto di questa contestazione e ribadisco che ovviamente la ministra Roccella, così come tutti gli altri esponenti del Governo, è sempre la benvenuta per quando vorrà tornare a Torino nel corso di successivi appuntamenti».

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