INNOVAZIONE

A Torino il nucleare è Buono

"Vorrei vedere Meloni" dice il fisico campano trasferito nel capoluogo piemontese dove ha sede il cervello della sua Newcleo. I progetti di uno scienziato diventato imprenditore che punta sulla città in cui ha studiato, tra energia pulita e rigenerazione urbana

“Spero di incontrare presto Giorgia Meloni per parlare di nucleare di nuova generazione”. Ad affermarlo è Stefano Buono, 57 anni, origini campane gli studi a Torino, cittadino del mondo. Uno scienziato diventato imprenditore che proprio nel capoluogo piemontese – dove ha ottenuto il diploma al liceo scientifico Galileo Ferraris (60/60) e la laurea in Fisica (110/110 ma senza lode!) – ha deciso di investire come dimostra la sua Newcleo con cui progetta impianti nucleari di nuova generazione e Planet Smart City, leader nel campo della rigenerazione urbana. Due realtà con le radici ben piantate nel capoluogo piemontese. Proprio a margine della presentazione del Competence Center di Planet Smart City, che ha inaugurato oggi la nuova sede di corso Stati Uniti – 4mila metri quadrati, 400 soci, 350 professionisti tra architetti, ingegneri, sociologi, esperti di tecnologie digitali, Proptech e Esg – Buono si è concesso una deviazione parlando di ciò che conosce meglio: l’energia nucleare.

È passato un anno e mezzo da quando è stata costituita Newcleo, una startup che è stata in grado di raccogliere già 400 milioni di euro. L’ultimo elenco soci della capogruppo inglese Newcleo Ltd comprende 599 investitori tra i quali figura anche Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli. È su questa base che la società ha impostato il nuovo aumento di capitale da un miliardo. Quella di Buono è un’azienda che ha sede a Londra ma il centro operativo a Torino dove operano già un centinaio di scienziati.

Una delle caratteristiche dei reattori di Newcleo è il fatto che sono in grado di funzionare riciclando le scorie nucleari. Così Stefano Buono aveva spiegato la forza di Newcleo in un’intervista a Repubblica: “L’uranio nelle centrali ad acqua viene utilizzato soltanto per lo 0,5%. Il combustibile usato deve essere conservato in luoghi sicuri per 250 mila anni prima che cessi di essere radioattivo. Noi utilizziamo queste scorie fino in fondo, al punto che i nostri rifiuti decadono in 250 anni. In Gran Bretagna ci sono 140 tonnellate di scorie di plutonio: tecnicamente i reattori che costruiremo lì saranno in grado di produrre energia per centinaia di anni senza importare un grammo di uranio in più” dice Buono. “Il vantaggio delle nostre tecnologie è che sono del tutto consolidate, e la fissione nucleare è ormai industriale da 80 anni. Non c’è un rischio di fallimento tecnologico, come esiste nei progetti a fusione che vengono portati avanti altrove e che potrebbero anche non diventare mai commercialmente competitivi. L’unico rischio, per noi, è nei tempi di esecuzione legati ai processi di autorizzazione”.

Ed è proprio di questo che Buono vuole parlare con Meloni, dopo aver già visto Emmanuel Macron. “Venerdì parteciperò a un incontro all’ambasciata francese con tre ministri francesi e tre italiani, sarà una prima occasione” per illustrare i suoi progetti. Entro il 2026 verrà costruito con l'Enea un prototipo elettrico sull'Appennino bolognese. Nel 2030 diventerà operativo in Francia un primo reattore nucleare da 30 Mw, che servirà per testare i materiali, con una fabbrica di combustibile nucleare dai rifiuti esistenti. Due anni più tardi sarà inaugurato un reattore da 200 Mw in Gran Bretagna, che produrrà elettricità a scopo commerciale, affiancato da una seconda fabbrica di combustibile. Poi uno dei nodi della storia: il cervello dell'azienda sarà invece a Torino, dove è già attivo un centro di ricerca con oltre 100 scienziati.

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