Torino non è più un modello

Torino era laboratorio politico e sociale di sperimentazione di idee innovative, oggi invece il contributo offerto dalla sinistra per rappresentare il mondo del lavoro è molto limitato e al massimo rappresentato da avvocati e ceto medio borghese che risiede tra il quartiere Crocetta e la ]collina[.... Oggi è difficile pensare che il maggiore partito della sinistra possa rappresentare il lavoro, partendo da una città che vive ancora di industria come dimostrano i dati sull’export dei giorni scorsi.

Come si rappresenta il mondo del lavoro oggi? Si può scegliere la strada della difesa anche ideologica e nei fatti trasformarla in una proposta assistenziale, che tra l’altro piace anche ai padroni. Allora è giusto fare diventare cavallo di battaglia il salario minimo e il reddito di cittadinanza perché sono due scelte difensive, cioè un ripiego, lasciando alla destra, agli imprenditori tutto il campo propositivo. Oppure bisogna essere in grado di decidere quali sono le priorità per un partito di sinistra che non possono prescindere da una politica economica chiara: quale economia (e per favore non rispondetemi l’economia circolare) come modello di sviluppo della società?

Si deve fare i conti con il Capitale, le banche, le imprese che vanno attratte da una proposta seria, da un programma credibile in cui ci sia una risposta economica e monetaria per contenere l’inflazione, non misure assistenziali lasciando le leve dell’economia in mano al mercato. Perché è bene ricordarsi che il capitalismo è vivo e vegeto, magari un po’ diverso da quello che immaginava Marx, ma è operativo.

C’è poi il tema dell’inflazione che fa schizzare in alto innanzitutto i prezzi dei beni alimentari. Questo è il problema di cui dovrebbe occuparsi un partito di sinistra, provare a rappresentare di nuovo quelli che non si pongono il problema al mattino se la camicia è intonata alla cravatta o ai pantaloni perché possono solo indossare una tuta comprata al mercato. Non c’è nulla di bello, di colto, di intellettuale in questo però sono le persone che i partiti di sinistra hanno perso mentre la destra ha saputo trovare le parole giuste per rappresentarli o almeno fingere di farlo.

Epperò questa sinistra pensa ai diritti civili, alle battaglie di principio dei ceti sociali benestanti e garantiti e mette in subordine le tutele sociali, facendo battaglie ideologiche sulla precarietà, necessarie al mondo del lavoro, dei pensionati. Anzi sceglie il movimentismo della Cgil, tornato prepotentemente in auge con Maurizio Landini e la sua armocromia con i cinquestelle in una gara a inseguimento dove il Pd arranca dietro Giuseppe Conte e il leader della Cgil con la regia beffarda di Beppe Grillo. Da partito che deve guidare la coalizione delle opposizioni decide invece di accodarsi alle politiche altrui. La competizione con i grillini ad abbracciare la Cgil genera, inoltre, un’altra frattura nel mondo del lavoro con Cisl e Uil. Ma d’altra parte una sinistra che invoca l’unità sindacale e poi è divisa in mille partiti e partitini è come il bue che dà del cornuto all’asino.

Intanto le destre, le imprese, il Capitale sono ben felici che la sinistra si occupi prioritariamente di diritti civili. Non a caso giornali come La Stampa, di proprietà di chi ha svenduto Fca ai francesi, è in prima fila nelle battaglie di civiltà. Si chiama arma di distrazione di massa, così il Capitale, le banche, l’impresa continuano a gestire l’economia, a governare le politiche economiche, a gestire l’inflazione, a prendersi la sanità pubblica. Cioè governa i bisogni primari del popolo elettorale medio basso che una volta votava a sinistra.

Di che cosa ci si occupa, invece, la sinistra? Della destra che viene attaccata perché accusata di strumentalizzare la mezza apparizione di Elly Schlein alla manifestazione del M5s. Andare alla manifestazione grillina e non sapere se Grillo, leader storico, partecipa o meno è segno di ingenuità adolescenziale, rincorrere Conte senza accorgersi che sono i lavoratori e i pensionati, solitamente moderati e che ammontano ancora a circa 30 milioni in Italia, che votano a destra e vanno riconquistati è non volere guardare in faccia la realtà.

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