POLITICA & GIUSTIZIA

Alla faccia del "governo amico". Carte bollate tra Cirio e Meloni

Approvato l'ordine del giorno di Preioni (Lega) per far costituire la Regione contro l'impugnazione dello "spalmadebiti" della sanità contenuto in finanziaria. Sacco (M5s): "Non sarebbe stato meglio un confronto?". Il Pd: "Ritarderanno i pagamenti ai fornitori"

E meno male che è il governo amico. Si passa alle carte bollate tra la giunta di Alberto Cirio e l’esecutivo di Giorgia Meloni. La Regione Piemonte vuole spalmare i debiti nei confronti della sanità in più anni. Roma si oppone e impugna la decisione, contenuta nella finanziaria, ma neanche il Piemonte vuole cedere e così la maggioranza di centrodestra, questa mattina, ha dato mandato al presidente del Consiglio Stefano Allasia per costituirsi in giudizio alla Corte Costituzionale.

Una vicenda che affonda nei vizi delle gestioni passate. Per anni giunte di diverso colore hanno usato i fondi che lo Stato versa per la sanità regionale su altre poste, dal trasporto pubblico locale fino al sociale. Questo fino al 2013, quando lo scompenso tra i fondi per la sanità (che vale circa il 70% del bilancio regionale) e gli altri capitoli di spesa ha toccato la cifra monstre di 1,5 miliardi di euro. Soldi che di fatto mancavano dai conti correnti di Asl e Aso, provocando scompensi di cassa che inguaiavano i fornitori, costretti ad attendere tempi biblici per essere pagati. Era necessario uscire da questo circolo vizioso.

Per questo la giunta di centrosinistra guidata da Sergio Chiamparino ha concordato di rateizzare il miliardo e mezzo su 12 anni, che fanno 200 milioni all’anno da iniettare nella sanità per rimpinguare i conti correnti delle aziende sanitarie e ospedaliere. Troppi per il centrodestra, che lo scorso aprile ha deciso di spalmarli su 18 anni, spostando la fine del piano di rientro nel 2032 invece che nel 2026, così riducendo la rata a soli 93 milioni all’anno e liberando risorse per l’ultimo anno prima delle elezioni. A quanto pare, però, senza fare i conti col governo, che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro questa dilazione, che secondo gli avvocati di Roma fa mancare i principi di “leale collaborazione” tra istituzioni. In sostanza la Regione Piemonte era uscita dal piano di rientro in virtù (anche) di questo impegno assunto col governo. Un impegno che non può essere modificato senza l'assenso di entrambi i contraenti.

Ma se il Governo non si arrende, non lo fa neanche la Regione: il capogruppo leghista Alberto Preioni oggi ha presentato il testo che consentirà a Palazzo Lascaris di continuare la sua lotta legale per dilazionare le rate al fianco del governatore. Il consigliere di Domodossola ha fatto votare dalla maggioranza un documento che “invita l’Ufficio di presidenza regionale a dare parere favorevole alla costituzione in giudizio avverso al ricorso promosso davanti alla Corte costituzionale” da parte del Governo.

“Sarebbe stato meglio fare un confronto con lo Stato e ricontrattarlo” lo ha ripreso il 5 Stelle Sean Sacco in aula. Anche perché “il ministro dell’Economia è Giancarlo Giorgetti”, ricorda il capogruppo Pd Raffaele Gallo, che vede una giunta Cirio contraddittoria: “Da un lato annuncia 2mila assunzioni e chiede più soldi al Governo. Dall’altro toglie fondi di cassa alla Sanità, dimezzando il contributo annuale che era stato pattuito con lo Stato”, soldi che “impattano sul servizio e sui pagamenti alle imprese fornitrici”.

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