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Gtt, lo stipendio non basta: un premio per lavorare

Alla municipalizzata dei trasporti di Torino l'assenteismo è cronico. Nel 2022, in alcuni settori, ci sono stati oltre 70 giorni di assenza media per ogni dipendente: un costo che incide sui conti. Così l'ad Lancione prova a invertire il trend - DOCUMENTO

Un incentivo per andare al lavoro. Sembra paradossale eppure è ciò che avviene in Gtt, il Gruppo torinese trasporti, dove per far fronte a un assenteismo ormai cronico l’amministratore delegato Serena Lancione ha ancorato il premio di risultato a un numero di giornate minimo di lavoro che ogni dipendente dovrà svolgere. Strano? “Prima di questo accordo il premio era dato indistintamente a tutti i dipendenti” rispondono fonti sindacali. E infatti le ore di assenza in azienda sono andate progressivamente aumentando fino a raggiungere livelli patologici. Ora per accedere quantomeno a una parte del premio di risultato (una cifra media di 1.500 euro all’anno) gli impiegati devono recarsi al lavoro almeno 84 giorni l’anno, mentre il personale viaggiante deve arrivare a 120 giorni. Non certo una vessazione. Un incentivo molto simile a quello che siglò due anni fa l’Ama di Roma, altra azienda allora affetta da assenteismo.

L’accordo è stato siglato lo scorso 31 maggio e vale, in via sperimentale, per l’anno in corso con la possibilità di estenderlo anche a quelli successivi. L’hanno sottoscritto quasi tutte le principali sigle presenti in azienda: Cgil, Cisl, Uil, Faisa e Ugl. Una stretta, per così dire, necessaria dopo che l’assenteismo ha raggiunto livelli sempre più alti in un’azienda che ha bisogno come il pane di incrementare la propria produttività. Tra il 2019 e il 2022 i giorni medi di assenza procapite sono passati da 28,5 a 34,7, ma è in particolare in alcuni settori che evidentemente i dipendenti sono più cagionevoli. Nei parcheggi, per esempio, dove si è passati da 47,6 giorni a 59,8, o tra gli addetti alla clientela (i cosiddetti controllori) che hanno raggiunto la cifra monstre di 71,4 giorni di assenza media in un anno. E se si tiene conto che molti di questi al lavoro ci vanno regolarmente vuol dire che c’è chi supera i cento o addirittura i centocinquanta giorni di assenza in un anno. Più contenuta, ma lo stesso grave, la situazione tra gli autisti del settore urbano (da 29,1 a 35,4 giorni di assenza media in un anno), dell’extraurbano (da 22,1 a 28,4) a infine degli impiegati (da 24,4 a 31). Un altro dato che salta agli occhi riguarda le assenze nei primi anni di assunzione: tra i 7 e gli 8 giorni nel primo anno, tra i 15 e i 16 nel secondo, oltre i 20 dal terzo. Sarà l’aria particolarmente malsana che si respira in azienda?

Una situazione insostenibile, soprattutto se a pagare il conto sono i torinesi che dal prossimo autunno vedranno aumentate le tariffe di bus e metro e pure della sosta nelle strisce blu. L’obiettivo della nuova gestione è di raggiungere “una presenza complessiva media procapite pari a 217,5 giorni di presenza effettiva al lavoro” si legge nell’accordo sottoscritto con i sindacati. Recuperando così 6 giorni di lavoro procapite che su 4mila dipendenti vuol dire un recupero in termini di produttività di circa 4,7 milioni. Dal punto di vista della redditività, invece, l'obiettivo è incrementare del 10% i ricavi da vendite di biglietti e abbonamenti rispetto al 2022. Tanto? Poco? Di certo è un inizio. 

Qui l'accordo integrale firmato dai sindacati